Olga Averina - Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»

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  • Название:
    Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra»
  • Автор:
  • Жанр:
  • Издательство:
    Литагент Ридеро
  • Год:
    неизвестен
  • ISBN:
    9785448381287
  • Рейтинг:
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Olga Averina - Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra» краткое содержание

Roma in ogni stagione. «Il Laterano alle cose mortali andò di sopra» - описание и краткое содержание, автор Olga Averina, читайте бесплатно онлайн на сайте электронной библиотеки LibKing.Ru
È una descrizione dettagliata del complesso di edifici storici eretti nell’arco di più di duemila anni nel quartiere di San Giovanni in Laterano, luogo che una volta aveva la stessa importanza per il mondo di quella che ha oggi il Vaticano. Nella narrazione l’autore fornisce molte interessanti informazioni aventi a che fare, sia con l’arte, che con la storia, soprattuto la storia del Cristianesimo.

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All’interno delle antiche mura Aureliane, sulla propaggine del colle Celio si trova l’area che si chiama Laterano. Non lontano da quì cominciava l’antica via Campana che portava verso la regione Campania 11 11 Regione dell’Italia. .

La porta in mezzo alle due massive torri rotonde ha il pittoresco nome di Porta Asinaria, che molto prosaicamente si traduce come Porta degli Asini. Durante l’innalzamento delle mura quì venne costruito solo un piccolo passaggio – la postierla per i proprietari terrieri che vivevano fuori della città. Da quì conduceva in città la Via Asinaria (o Via degli’Asini). Siccome per i contadini dell’antica Roma il mezzo di trasporto principale era l’asino, se ne deduce che è da quì che prendono il nome sia la porta che la via. Lo stretto passaggio venne allargato solo durante il regno del fervente cristiano – l’imperatore Onorio. Approposito, fù proprio Onorio ad abolire i combattimenti dei gladiatori nel 404, dopo che il monaco Telemaco fù ucciso a sassate dalla folla mentre cercava di porre termine ad una delle sanguinose battaglie che si tenevano nell’anfiteatro.

La storia teneva in serbo un destino piuttosto movimentato per la Porta Asinara. Nel 536 la porta fu varcata dall’esercito del generale bizantino Belisario che entrò a Roma per liberarla dalla tribù germanica degli ostrogoti capeggiati dal re Vitige. Dieci anni dopo, distrutta la porta a colpi di ariete, la citta fù occupata dalle armate del nuovo re ostrogoto – Totila.

Nel 1084 in questo punto delle mura entrarono a Roma i normanni capeggiati da Roberto Il Guiscardo, che distrussero e saccheggiarono tutto quello che gli capitava davanti agli occhi. Dopo di questo l’esercito del Guiscardo diede fuoco alla città eterna agendo con una tale brutalità, che questo incendio verrà ricordato dagli storici come uno dei più catastrofici nella storia dell’Impero Romano. Eppure, nonostante tutte le peripezie la porta degli’Asini si è conservata benissimo. Tuttavia, attualmente, a causa dell’abbassamento del livello della strada la porta è chiusa al passaggio delle macchine, ma i passanti, e anche gli asini possono ancora attraversarla.

La sontuosa e larga Porta San Giovanni, chiamata in onore del santo e che fu costruita per il passaggio di persone importanti o solenni processioni, è comparsa nelle mura Aureliane solo nell’anno 1574. La sua costruzione fu iniziata su benedizione del papa Pio IV Medici (1559—1565), ma venne terminata durante il pontificato di Gregorio XIII Buoncompagni (1572—1585), al quale, tra l’altro, dobbiamo l’introduzione del nuovo calendario gregoriano.

I lavori di costruzione furono guidati dall’architetto Giacomo del Duca, poi seguito da un’altro Giacomo – della Porta, allievo di Michelangelo. Delle leggende popolari raccontano che Giacomo della Porta morì per torcimento dell’intestino causato da eccesivo ingerimento di cibo: si dice che il poveraccio si sia abbuffato di cocomero e meloni ad un picnic in campagna e che la morte lo colpì proprio mentre stava attraversando la porta di San Giovanni. Così l’anima lascio le spoglie mortali dell’architetto proprio sotto l’arco della volta della propria costruzione. Molto probabilmente si tratta, come si dice adesso, di un fake. Nei propri aneddoti la gente ama molto gettare fango su personaggi famosi, proprio facendo leva sui peccatucci dei quali si erano macchiati: nella Repubblica Ceca vi diranno che l’astronomo Tycho Brache bevve talmente tanta birra Krusovice fino a farsi scoppiare la vescica, e che in Russia lo scrittore di favole «nonno Krylov» morì dopo una grave indicestione a causa della grande quantità di frittelle mangiate durante la festa della Maslenitsa.

Nonostante le varie dicerie, siamo molto riconoscenti a Giacomo della Porta per la sfrazosa e imponente porta, che oltretutto fa da punto di riferimento per i turisti sulla via che porta dalla stazione della metro «San Giovanni» vicino alla basilica del Lateranense.

III. Nomen proprium, o nome prorio

Prima di cominciare la visita dell’area e del complesso di palazzi storici accomunati sotto il nome di Laterano, un viaggiatore curioso vorrà sicuramente sapere da dove viene fuori questa parola.

Come si sa, la scienza che si occupa dello studio dei nomi geografici si chiama toponimica. Questa scienza studia non solo la provenienza dei nomi geografici ma anche la loro evoluzione, il significato, la grafemica e così via. La scienza è scienza – una cosa difficile, confinata nei limiti della metodologia e delle esperienze del passato. Insomma, è una cosa noiosa.

Ma può essere che sia proprio la toponimica ad essere una cosa influenzata dal popolo! Nel suo ambito la proveninenza di ogni parola è sempre legata ad una bizzarra leggenda, un aneddoto storico o dalla più banale logica semplice come la più ovvia delle cose. Come si intende così si scrive. Per esempio, per gli studiosi del popolo la parola «Moscva» richiamava ad un suono simile al ronzio dei moscerini insieme al gracidio delle rane. Il luogo era stagnante e paludoso, ed è proprio per questo che è nata questa allusione 12 12 Le numerose combinazioni che si formano, non di rado sono avvolte da una specie di simbolismo mistico delle parole – la prima sillaba del toponimo «Moscva» – «mosc» (in italiano ricorda la parola « mos cerini») . La gente, sia in Russia che in Italia, in tutte le epoche era molto propensa a modellare i nomi geografici secondo le proprie interpretazioni. Anche il Laterano di Roma non è sfuggito a questo trattamento, avendo avuto anche esso a che fare con una rana, anzi, un ranocchio.

La leggenda rimanda l’origine della parola «Laterano» ai tempi del regno di uno dei più famosi imperatori dell’antica Roma. Ma non quello che da il nome all’insalata, e neanche quello sul quale, usando i soldi dell’impero a luci rosse «Penthouse», l’insaziabile Tinto Brass fece un suo film 13 13 Si tratta dell’insalata «Caesar salad» e del film «Caligula» del 1979) . L’imperatore che ci interessa ha dato il nome al famoso programma per lavorare con i CD e i DVD. Capito quale? Giusto, stiamo parlando di Nerone 14 14 Nerone Claudio Cesare Augusto Germanico, o Nerone – imperatore romano dal 54 al 68. . Grazie ad un gioco di parole il nome del programma Nero Burning ROM (E) si può tradurre sia come «Nerone che incendia Roma» che come «Nero, che incendia i (CD-) ROM» dove con il termine incendiare, viene chiamato il processo di trasferimento dei dati su un disco.

Nel nostro caso Nerone non dovrà incendiare Roma. Nella leggenda del laterano tutto sarà molto più bizzarro.

È noto che Nerone ebbe tre mogli, ma tutti i matrimoni si rivelarono un fallimento, e l’unica figlia – Claudia Augusta, morì quattro mesi dopo il parto. Per ordine dell’incosolabile padre, dopo la morte la bambina fu divinizzata, e in suo onore furono costruiti santuari, nei quali i sacerdoti celebravano il culto di Claudia Augusta. Dal canto suo, Nerone, non trovando la felicità con le donne si dedicò agli uomini. Fu il primo imperatore a celebrare i matrimoni con i suoi amanti imitando il rito nuziale romano. Al matrimonio con l’eunuco Sporo, Nerone lo fece vestire da imperatrice, invece a quello con il sacerdote di nome Pitagora Nerone fece da moglie. Tempo dopo, come narra la leggenda, Nerone decise di mettere alla luce un erede tutto da se.

I medici dell’imperatore capivano che il rifiuto di rispettare i suoi ordini equivaleva a una pena di morte, e, per fortuna, ad uno dei «condannati» venne in mente un’idea che li avrebbe salvati. A Nerone fu chiesto di ingoiare senza masticare una specie di intruglio, nel quale i dottori misero o uova di rana o un girino. Quando secondo i calcoli dei medici, l’intruglio nella pancia dell’imperatore passò dallo stadio di uovo a rana, a Nerone fu somministrato un lassativo e… venne alla luce un incantevole bambino. La «mamma» Nerone era pazzo di gioia. Le migliori bambinaie del regno furono incaricate di prendersi cura dell’erede-ranocchio, e i figli di alcune famiglie aristocratiche di Roma formarono la sua scorta d’onore. Al neonato fu prescritto di fare lunghe gite all’aria aperta, ma un giorno, mentre la carrozza con il ranocchio passava vicino al Tevere, il «successore», percependo la vicinanza del suo habitat naturale, tutto d’un tratto saltò via dal cuscino di velluto e scomparve nei giunchi sulla riva del fiume. La «madre» infuriata fece giustiziare sia le bambinaie che il cocchiere e tutti i ragazzini che lo scortavano. I poveri genitori, devastati dalla tristezza, organizzarono, senza aspettare, un’attentato che portò all’uccisione di Nerone, e in ricordo di questo avvenimento, non lontano dal palazzo di Nerone venne costruito un edificio che fu chiamato con un nome che in latino significa «rana latitante» – latitans rana. Una leggenda divertente, ma assolutamente inverosimile…

È arrivato il momento di cercare la spiegazione scientifica dell’origine della parola Laterano. Non affrettattevi a sbadigliare, non vi annoierete di sicuro.

Il toponimo «Laterano» coincide con il soprannome con il quale nell’antichità fu chiamato un ramo della stirpe plebea dei Sestii. Questo vuol dire che quasi sicuramente non sapremo mai come veniva pronunciato nel parlato plebeo. Per la prima volta nella storia fa la sua comparsa circa 500 anni prima di Nerone. Nel 366 a.C. un certo Lucio Sestio Laterano riuscì a fare carriera e diventò il primo plebeo ad essere nominato console. Ai tempi in cui i dissidi tra patrizi e plebei stavano crescendo, Lucio Sestio Laterano e il suo amico Gaio Licinio Stolone diventarono dei veri salvatori della patria, impedendo una guerra tra ricchi e poveri. Essi proposero ai romani di mettere in pratica le loro tre idee: assegnare ai plebei uno dei due seggi consolari; limitare la prorietà terriera a 100 iugeri a persona; liberare i cittadini dallo giogo debitario, secondo il quale gli interessi pagati dai debitori si aggiungevano alla somma finale e la parte restante veniva pagata in tre anni. Queste tre riforme (lat. – rogazioni) praticamente furono i primi esempi di annullamento dei privilegi, attuazione di riforme sociali e ottenimento dell’eguaglianza dei cittadini della storia.

È possibile che fu proprio il tribuno della plebe Lucio Sestio Laterano a divenire il fondatore del ramo dei Laterani, il cui nome viene ripetutamente usato nella storia dell’Antica Roma.

Un’altro famoso Laterano della storia fu Plauzio Laterano ,contemporaneo di Claudio 15 15 Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, o Claudio I – imperatore romano dal 41 al 54. e Nerone. Era di sangue nobile, bello, alto e aveva uno zio molto influente, il comandante Aulo Plauzio, conquistatore della Britannia. La moglie dell’imperatore Claudio, Messalina, si infatuì di lui e lo fece diventare uno dei suoi numerosi amanti.

Famosa per il suo temperamento effrenato, Messalina è entrata nella storia come la più famosa tessitrice di intrighi di tutta l’Antica Roma. La sua spavalderia la portò a cercare di spodestare il marito, divorziando da lui in sua assenza e nominando imperatore il suo nuovo favorito Gaio Silio. Per una tale impudenza Messalina fu fatta pugnalare su ordine del marito tradito, dopodichè toccò a tutti gli altri amanti che si riuscì a scovare. Solo due di loro si salvarono, uno dei quali era Plauzio Laterano, aiutato da Aulo Plauzio, buon amico di Claudio. Grazie all’intromissione dello zio, il fortunato Laterano fu solamente escluso dal senato.

Il figlio adottivo di Claudio – Nerone, diventato imperatore, perdonò Laterano e nel 66 addritittura lo nominò senatore. Tuttavia non era destinato a vivere abasstanza per assumere l’incarico. La partecipazione all’attentato del 65, che prevedeva l’uccisione del pazzo con la corona, del quale tutti ormai erano stanchi, gli costò la vita. Tra i complottisi c’erano molti romani di spicco, tra i quali il precettore di Nerone il filosofo Seneca e il poeta Lucano invidiato per il suo talento da Nerone che si dilettava di poesia. Il piano era il seguente: durante le manifestazioni circensi, alle quali l’imperatore era sempre presente, Plauzio Laterano avrebbe dovuto avvicinarlo, avvalendosi della sua completa fiducia. Essendo il più possente tra i complottisiti, avrebbe dovuto farlo cadere a terra, e trattanerlo fino all’arrivo dei complici armati, che avrebbero ucciso la «bestia sul trono». Purtroppo, la fortuna di Plauzio ebbe fine… Il complotto fu smascherato e lui giustiziato. Oltretutto, non solo Nerone non diede a Laterano la possibilità di dire addio alla famiglia e di darsi la morte da solo, ma anche scelse per la sua esecuzione un luogo umiliante. Plauzio Laterano morì sul piazzale dove venivano uccisi gli schiavi per mano del traditore che smascherò il complotto – il tribuno Stazio.

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