Blankenship Amy - Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità

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    Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità
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Blankenship Amy - Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità краткое содержание

Una Luce Nel Cuore Dell'Oscurità - описание и краткое содержание, автор Blankenship Amy, читайте бесплатно онлайн на сайте электронной библиотеки LibKing.Ru
Per Kyoko, le creature mitiche sono qualcosa da guardare in TV il sabato sera con gli amici. Quando un misterioso persecutore trasforma le ombre intorno a lei in angoli bui con letali spigoli taglienti, sarà in grado di nascondersi dal passato? L’oscurità è piombata di nuovo sul mondo e i guardiani attendevano la risurrezione. Anche se vengono definiti come creature mitologiche, in questa dimensione sono molto più veri di quanto la gente pensi. Solo quando la luna è alta nel cielo, queste creature, questi guardiani, combattono il male che cerca di conquistare il mondo e la ragazza che detiene il potere ultimo... la luce nel Cuore dell’Oscurità.

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Ricordava ancora il sospetto che brillava negli occhi dorati di Toya mentre guardava storto Hyakuhei per aver osato portargli via il fratello maggiore. Era stato il ricordo di quello sguardo tormentato ad aiutare Kyou a stare lontano dal fratello per diversi anni... per proteggerlo.

Quando Toya era cresciuto, Kyou aveva voglia di vederlo... di raggiungerlo di nascosto e guardarlo da lontano... mentre viveva la vita che lui non poteva vivere. Scrutarlo dall’ombra era stata l’unica gioia durante quei giorni bui. Si era spesso intrufolato nella sua camera per vederlo dormire.

Se avesse saputo che Hyakuhei lo stava seguendo e lo stava spiando, non avrebbe mai messo Toya in pericolo. Suo zio aveva trasformato Toya perché pensava che fosse quello che lui voleva e adesso era morto per colpa sua.

Toya aveva combattuto contro suo zio, prima e dopo la trasformazione. Man mano che le loro discussioni peggioravano, Kyou aveva cercato di distogliere l’attenzione di Hyakuhei da suo fratello. Poi Toya aveva iniziato a parlare di una cura per i vampiri... il Cuore di Cristallo Protettore. Aveva giurato di trovarlo e di curare entrambi ma adesso aveva trovato la sua cura... nella morte.

Facendo del suo meglio per non guardare il punto in cui un tempo batteva il cuore di suo fratello, Kyou si alzò e lo prese in braccio per dargli una degna sepoltura.

Non sentiva più la presenza di Hyakuhei ma sapeva che era vicino e lo stava osservando come sempre. Capì che doveva andarsene e rimanere nascosto finché non sarebbe stato abbastanza forte da sconfiggere il male che gli aveva portato via l’unica cosa che amava... suo fratello. Scivolò nell’oscurità lasciando la radura in totale silenzio.

Kamui fece un sospiro di sollievo quando suo fratello se ne andò, e rilasciò la barriera di invisibilità attorno alla forma malconcia di Kotaro. Guardandolo, capì che ci sarebbe voluto un po’ prima che le ferite guarissero... non solo quelle fisiche, ma anche quelle del suo cuore.

«Andiamo.» sussurrò Kamui, facendolo appoggiare alla propria spalla per sorreggerlo, «Hyakuhei non è andato lontano e tu hai bisogno di aria.». I suoi occhi brillarono del colore dell’arcobaleno mentre cercava di trattenere le lacrime, ma era inutile perché le sentiva già scendere lungo le guance.

Avevano perso così tanto nel giro di poche ore... adesso sapeva che cos’era più oscuro del buio. Non voleva perdere anche Kotaro.

«Non lo odiavo fino a questo punto.» sussurrò Kotaro, guardando dove il corpo di Toya giaceva pochi istanti prima. Entrambi amavano Kyoko e lei ricambiava con affetto... senza parteggiare mai per uno dei due quando litigavano... fino a quella notte. Il destino gli aveva dato solo poche ore... almeno Toya non lo sapeva.

Strinse i pugni... Toya si sarebbe arrabbiato ma sarebbe rimasto in vita. «Preferirei affrontare la sua rabbia... piuttosto che questo.» disse con voce tremante.

Entrambi avevano cercato di proteggerla, ma adesso... Gli occhi blu ghiaccio di Kotaro erano offuscati dalle lacrime non versate, «Io non lo odiavo.».

«Toya lo sa.» gli disse Kamui, dirigendosi verso l’unico luogo sicuro che conosceva... a casa di Shinbe, il mago. Doveva dirgli cos’era successo a Toya... e a Kyoko. Shinbe avrebbe saputo che cosa fare, lo sapeva sempre.

«Ucciderò quel bastardo.» ringhiò Kotaro mentre la sua natura di Lycan emergeva. «L’ha uccisa... e ha ucciso Toya per colpa sua. Quando lo troverò, gli farò rimpiangere di non essere nato umano.».

Come se il vento lo attraversasse, Kotaro rabbrividì. Sapeva che Toya era molto più forte di quanto sapesse ma, non avendo più qualcuno da proteggere, aveva perso la voglia di combattere. Hyakuhei lo sapeva prima ancora che la battaglia iniziasse, il dolore aveva reso Toya terribilmente impaziente. «Se solo avesse aspettato ancora qualche istante, Kyou avrebbe potuto salvarlo.». Ogni parola era intrisa di tristezza mentre Kotaro si asciugava rabbiosamente le lacrime che gli scendevano lungo le guance.

«Volevo salvarli entrambi, Kyoko.», il dolore del suo corpo indebolito era troppo mentre chiudeva gli occhi e si arrendeva al nulla che lo avrebbe lenito per un po’.

Kamui lo prese in braccio, «Hai fatto abbastanza. Riposa, adesso.» gli sussurrò, «Tocca a me salvarli.».

Capitolo 2

Al tramonto, Kamui si trovava accanto ad una tomba senza nome. I due uomini di fianco a lui erano tutto ciò che gli era rimasto. Shinbe aveva usato i suoi poteri telecinetici per rimuovere la terra dalla tomba di Toya e allargarla abbastanza affinché ci fosse spazio per due corpi.

Adesso lui e Kotaro avevano la stessa espressione... tristezza e determinazione. Kamui sapeva che stavano cercando di farsi forza per lui, ma riusciva a vedere la malinconia che entrambi nascondevano.

Tutti e tre fissavano la tomba... la dolorosa realtà che tutto stava andando in rovina. Le cose non dovevano finire in quel modo... i buoni non avrebbero dovuto perdere... né morire. Shinbe li aveva aiutati a prendere una decisione su cosa fare. Recuperando il corpo di Kyoko, l’avevano portata alla tomba in cui Kyou aveva deposto suo fratello e li avevano sepolti insieme. Toya avrebbe voluto così... era l’unica cosa giusta da fare.

Kamui non era riuscito a trasportare il corpo di Kyoko nel luogo di sepoltura. Non era il suo sangue a turbarlo, era straziante vedere una persona così gentile e pura, che possedeva così tanta luce dentro di sé da fare male agli occhi, giacere lì nell’oscurità con gli occhi aperti che fissavano il vuoto.

Percependo lo shock di Kamui e vedendo le sue mani che tremavano, Kotaro l’aveva stretta amorevolmente tra le braccia, cercando di ignorare la rigidità degli arti. In quel momento non riusciva a provare nulla se non rabbia e tristezza. Se avesse lasciato trasparire tutto il resto che aveva dentro... le sue ginocchia avrebbero ceduto... il dolore era così pesante.

Lo sguardo sul viso di Kamui lo aiutò a controllare le proprie emozioni... e anche il senso di intorpidimento che stava provando. Kamui non era un umano né una bestia ma, qualunque cosa fosse... il suo cuore era in frantumi. Kotaro decise che, da quel momento, si sarebbe occupato di lui, anche se forse non ce n’era bisogno.

Kamui si asciugò le lacrime, cercando di essere forte come i suoi fratelli. I suoi capelli viola furono increspati dal vento mentre guardava la terra che era stata rimestata. Si era tolto il soprabito e l’aveva avvolto delicatamente attorno ai due corpi per aumentare il potere dell’incantesimo che stava per lanciare.

Chiudendo gli occhi, intrecciò le dita mentre le ali gli spuntavano dalla schiena con una pioggia di piume. Brillavano di colori così intensi, sconosciuti all’occhio umano.

Shinbe e Kotaro fecero un passo indietro per la sorpresa, rendendosi conto di chi fosse Kamui. La parola “angelo” apparve sulle loro labbra ma lui sembrava così triste. Un angelo con il cuore spezzato... un angelo caduto.

Kamui prese una piuma dalla sua ala destra e tese la mano con il palmo verso l’alto. La sua espressione triste e placida non mutò. I suoi occhi brillavano di un barlume di speranza mentre si passava rapidamente la piuma affilata sul palmo, provocando un taglio superficiale.

Apparve il liquido rosso cremisi e lui strinse lentamente il pugno, poi allungò la mano sulla tomba. Le sacre gocce di sangue caddero facendo brillare il terreno di una strana luce blu.

Shinbe e Kotaro osservavano tutto scioccati e non osavano muoversi per paura di disturbare il rito che Kamui stava eseguendo. Entrambi si rendevano conto che stavano assistendo a qualcosa di incredibile e, senza dubbio, non l’avrebbero più visto.

L’aria attorno a Kamui turbinò in un vortice che lo circondava con una luce blu fluorescente. La sua voce echeggiava e le sue labbra sembravano più sagge di quanto avessero mai ricordato. Un suono spaventoso riecheggiò nel cielo, proseguendo per chilometri e immobilizzando ogni cosa come per rispetto a quel potere.

«Ci vorranno mille anni...

Aspetteremo per il vostro bene.

Quando il sangue di un guardiano viene versato...

È tempo che questa profezia si compia.

Solo allora le due anime rinasceranno,

Riportandoli alla luce.

Destinati a combattere la magia oscura della notte,

Con questa promessa noi immortali prenderemo le armi...

Proteggeremo coloro che rinasceranno.

Nelle mani di pietra e marmo, daremo al nemico

L’unica cosa che desidera... vivere nella luce.».

Mentre il vortice circondava Kamui, due piume si staccarono dalle sue ali e fluttuarono in avanti, rigirandosi come se fossero due piccoli pugnali, per poi posarsi sulla tomba. Rimasero ferme sul terreno soffice per alcuni istanti, poi affondarono per andare a fondersi con le anime dei due amici.

Kamui s’inginocchiò mentre l’incantesimo si disperdeva, inviando un’onda d’urto in tutte le direzioni. «Ci incontreremo di nuovo, Kyoko... Toya.» sussurrò mentre si sentiva sopraffare dalla solitudine, «Forse la prossima vita sarà migliore e molto più luminosa.».

Shinbe rimase in silenzio accanto a lui, non desiderava fare altro che piangere... ma non poteva permettersi quel lusso. Hyakuhei era ancora lì da qualche parte e sapeva che, alla fine, il vampiro dal cuore nero sarebbe venuto a cercarlo e avrebbe scoperto che cosa avevano fatto. Per questo doveva cancellare tutte le tracce possibili.

Mise una mano in tasca ed estrasse una bottiglietta viola piena di polvere magica. Cosparse leggermente il terreno facendo un giro intorno alla tomba, per proteggerla da tutti gli occhi indiscreti. Il terreno divenne solido all’istante, nascondendo la presenza della tomba.

Gli occhi di Shinbe s’illuminarono dello stesso colore viola mentre sussurrava parole che solo lui poteva capire.

Percepì un legame secolare di fratelli che avevano combattuto un’eterna battaglia con l’oscurità che gli bruciava nell’anima per diventare un simbolo di protezione sulla tomba. Sopra il luogo di riposo dei suoi amici sbocciarono dei fiori senza semi. Erano di cinque colori diversi... argento... oro... blu ghiaccio... ametista... e arcobaleno.

«Io me ne vado.» disse Shinbe dopo un lungo silenzio. Non voleva che la sua presenza rivelasse la posizione degli altri e sapeva che era ora di muoversi. Guardò il cespuglio di fiori variopinti, Toya e Kyoko adesso erano protetti contro Hyakuhei e l’incantesimo non sarebbe stato intaccato.

Per ora... era tutto ciò che poteva offrire loro oltre al dolore.

Kamui guardò il mago, scioccato dalle sue parole. «Che cosa? Ma... perché?» gli chiese in preda al panico... sarebbe rimasto solo, adesso? Perdere Toya e Kyoko non era già abbastanza?

Sentendo la paura di Kamui, Shinbe gli mise una mano sulla spalla e cercò di spiegare: «Sai bene quanto me che Hyakuhei, alla fine, scoprirà che cosa abbiamo fatto qui.». Poi guardò Kotaro, sapendo che il Lycan avrebbe capito, e aggiunse: «Tu puoi sfuggire ai suoi occhi sempre attenti... ma io non ho quel tipo di potere. Sarò comunque in grado di nascondermi, ma non so per quanto.». Shinbe emise un lungo sospiro e alzò lo sguardo verso la luna alta nel cielo. «I miei giorni sono contati, adesso...», un lieve sorriso gli apparve sulle labbra, come se conoscesse un segreto, «Così sia. Salirò a bordo della prossima nave che va ad ovest, oltreoceano. Lì avrò maggiori possibilità di mantenere la mia identità al sicuro da Hyakuhei e forse anche di trovare un modo per far reincarnare la mia anima nella stessa era dei nostri cari amici.». Sperava che quello che stava dicendo fosse vero, perché avrebbero avuto bisogno di lui quando sarebbe giunto il momento.

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