Volodyk - Paolini1-Eragon.doc

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Eragon era confuso. Provò a chiedere consiglio a Saphira, ma l'unica risposta che ottenne fu: Parla con lui.

Esitante, Eragon fece un passo verso il falò e disse: «Servirebbe se chiedessi scusa?» Brom sospirò e rinfoderò la spada. «No. Le tue scuse non possono cambiare quello che è successo.» Puntò l'indice contro il petto di Eragon. «Hai fatto una scelta terribile, che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime. Non ultimo il fatto che sei quasi morto. Morto, capisci? Da adesso in poi devi pensare. C'è un buon motivo per cui siamo nati con in testa un cervello, e non un buco.» Eragon annuì, imbarazzato. «Ma forse non è così male come pensi» disse. «Gli Urgali già sapevano di me. Avevano l'ordine di catturarmi.»

Brom sgranò gli occhi, sbalordito. «Già, non è male come pensavo. È peggio! Saphira mi ha detto che hai parlato con.gli Urgali, ma a questo non ha accennato.»

Eragon si affrettò a riferire il dialogo nei minimi dettagli. «E così adesso hanno una sorta di capo, eh?» disse Brom.

Eragon annuì. .

«E tu hai pensato bene di sfidare il suo volere, insultarlo e attaccare i suoi uomini» commentò Brom, scuotendo la testa. «Non immaginavo che potesse andar peggio. Se gli Urgali fossero stati uccisi, il tuo sgarbo sarebbe passato inosservato. Ma adesso sarà impossibile ignorarlo. Complimenti: ti sei appena fatto nemico uno degli esseri più potenti di Alagasëia.» «D'accordo, ho commesso un errore» disse Eragon, avvilito.

«Proprio così» replicò Brom secco, gli occhi che lampeggiavano. «Non solo, ma così dovrò preoccuparmi anche di chi sia questo fantomatico capo degli Urgali.»

Eragon rabbrividì e chiese in tono sommesso: «E adesso?»

Ci fu una pausa inquietante. alt tuo braccio ci metterà almeno un paio di settimane a guarire. Approfitteremo di questo periodo per ficcarti un po' di sale in zucca. Immagino che in parte sia colpa mia. Ti ho insegnato come fare le cose, ma non quando è opportuno farle. Ci vuole discrezione, una qualità di cui è chiaro che manchi. Tutta la magia di Alagaèsia non ti servirà se non sai quando usarla.»

«Ma andiamo lo stesso a Dras-Leona?» chiese Eragon. Brom roteò gli occhi. «Certo. Continueremo a seguire i Ra'zac, ma se anche li trovassimo, con quel braccio ferito non potresti far nulla.» Cominciò a togliere la sella da Saphira. Ti senti in grado di cavalcare?»

282«Si.»

«Bene, allora oggi faremo ancora qualche miglio.» «Dove sono Cadoc e Fiammabianca?. Brom indicò in lontananza. «Li ho lasciati legati poco lontano, dove c'era erba.» Eragon si preparò a partire e seguì Brom fino ai cavalli.

Saphira si rivolse a lui. Se mi avessi spiegato che cosa intendevi fare, tutto questo non sarebbe successo. Ti avrei detto che non uccidere gli Urgali era una pessima idea. Ho acconsen tito a fare ciò che mi chiedevi solo perché pensavo che fossi ragionevole!

Non voglio parlarne.

Come vuoi , tagliò corto lei.

Lungo la strada, ogni buca o asperità che incontravano gli zoccoli del cavallo echeggiava nel corpo di Eragon, che stringeva i denti dal dolore. Se fosse stato solo, si sarebbe fermato; ma con Brom accanto a lui, non osava lamentarsi. Per giunta, Brom cominciò a impegnarlo in complicate strategie teoriche che vedevano in scena gli Urgali, la magia e Saphira. Le battaglie immaginarie furono molte e varie. A volte erano compresi anche altri draghi o uno Spettro. Eragon scoprì che si potevano torturare il corpo e la mente al tempo stesso. Sbagliò la maggior parte delle risposte e cominciò a sentirsi sempre più incapace.

Quando sostarono per la notte. Brom borbottò, accigliato: «Bell'inizio.» Eragon sapeva di averlo deluso.

MAESTRO DI SCHERMA

I

1 giorno dopo fu più facile per entrambi. Eragon si sentiva meglio e fu in grado di rispondere in maniera corretta a molte più domande. Dopo un esercizio particolarmente difficile, Eragon disse a Brom della visione che aveva avuto. Il vecchio si accarezzò la barba. «Dici che la donna era

prigioniera?»

«Sì.»

«Hai visto il suo volto?» domandò Brom con crescente interesse.

«Non bene. La luce era poca, eppure posso dire che era bellissima. E strano; non ho fatto fatica a scorgere i suoi occhi. E lei mi ha guardato.»

Brom scrollò la testa. «Per quanto ne so, è impossibile che qualcuno sappia di essere divinato.» «Hai idea di chi possa essere?» chiese Eragon, sorpreso dal tono di desiderio nella sua stessa voce. «Non proprio» ammise Brom. «Fossi costretto, immagino che potrei anche azzardare qualche ipotesi, ma nessuna mi sembra probabile. Il sogno che mi hai raccontato è davvero singolare. A quanto pare sei riuscito a divinare nel sonno qualcosa che non hai mai visto dal vero... e senza nemmeno pronunciare le parole di potere. I sogni a volte toccano il regno degli spiriti, ma in questo caso è diverso.»

«Allora per comprendere non ci resta che cercare la donna in ogni prigione o segreta» scherzò Eragon, benché in cuor suo non pensasse che l'idea fosse così assurda. Brom rise e continuarono a cavalcare.

Il severo addestramento che Brom impartiva a Eragon riempì quasi ogni ora, e i giorni lentamente si fondevano in settimane. Per via della stecca al braccio, Eragon fu costretto a usare la sinistra quando si esercitavano nei duelli, e ben presto divenne abile quanto lo era con la mano destra. Nel tempo che impiegarono per riattraversare la Grande Dorsale e arrivare nelle pianure, in Alagasëia era giunta la primavera con il suo carico di fiori. Gli alberi ancora privi di foglie erano rossi di bacche e nuovi fili d'erba cominciavano a spuntare fra gli steli secchi dell'anno prima. Gli uccelli tornarono dalla migrazione invernale per accoppiarsi e fare i nidi.

I viaggiatori seguirono il fiume Toark in direzione sudest, costeggiando la Grande Dorsale. Numerosi affluenti da entrambe le parti andavano a ingrossare il suo corso.

Quando il fiume superò la lega di ampiezza. Brom indicò gli isolotti di sabbia che affioravano dalle acque. «Ormai siamo vicini al Lago di Leona» disse. «Mancano appena due leghe.» «Credi che arriveremo prima di notte?» domandò Eragon. «Possiamo provarci.»

Il crepuscolo rese difficile seguire la pista, ma il mormorio del fiume al loro fianco li guidava. Quando sorse la luna, il pallido disco rischiarò il panorama che avevano davanti.

Il Lago di Leona sembrava una lamina d'argento posata sul terreno. Era così calmo e liscio da non sembrare nemmeno liquido. A parte una striscia brillante di riflesso lunare sulla superficie, era impossibile distinguerlo dal suolo. Saphira era sulla riva rocciosa e agitava le ali per asciugarle. Eragon la salutò, e lei rispose: L'acqua è deliziosa... fresca, trasparente, profonda. Magari farò un tuffo domani, disse lui. Si accamparono vicino a un boschetto e andarono a dormire presto.

All'alba, Eragon si alzò in fretta, desideroso di vedere il lago di giorno: una distesa d'acqua, punteggiata di creste bianche dove soffiava il vento. Urlò eccitato e corse verso la riva. Saphira, dove sei? Divertiamoci un po'!

Nel momento in cui Eragon le salì in groppa, la dragonessa si alzò in volo sull'acqua. Puntarono verso il cielo tracciando un ampio cerchio sul lago, ma anche da quell'altezza la riva opposta non era visibile. Ti andrebbe di fare un bagno? le chiese Eragon senza pensarci troppo. Saphira sogghignò, scoprendo le zanne lucenti. Tieniti forte! Immobilizzo le ali e si tuffò in picchiata, sfiorando le creste di schiuma con gli artigli. L'acqua brillava al sole mentre la sorvolavano. Eragon strillò, ancora più eccitato. Poi Saphira chiuse le ali e s'immerse nel lago, la testa e il collo diritti come una lancia.

L'acqua colpì Eragon come un muro di ghiaccio, mozzandogli il respiro; e per poco non fu disarcionato. Si tenne stretto mentre la dragonessa nuotava in superficie. Fendeva l'acqua con rapidi colpi di zampa che scagliavano spruzzi scintillanti verso il cielo. Eragon annaspò e scrollò la testa mentre Saphira scivolava sul lago usando la coda come timone.

Pronto?

Eragon annuì e trasse un profondo respiro, avvinghiandosi al suo collo. Questa volta scivolarono dolcemente sott'acqua. Attraverso il liquido limpidissimo si poteva vedere a iarde di distanza. Saphira piroettò e serpeggiò in fantastiche evoluzioni, guizzando nell'acqua come un'anguilla. Eragon aveva la sensazione di cavalcare un leggendario serpente marino.

Proprio mentre i suoi polmoni cominciavano ad avere sete d'aria, Saphira inarcò il dorso e puntò la testa verso l'alto. Un'aureola di goccioline li circonfuse quando la dragonessa balzò fuori dall'acqua, dispiegando le ali. Con due potenti battiti, salì alta nel cielo.

È stato fantastico , esclamò Eragon.

Già , disse Saphira allegramente. Però è un peccato che tu non riesca a trattenere il fiato più a lungo.

Non posso farci niente , disse lui, strizzandosi i capelli. Aveva i vestiti fradici e il vento delle ali di Saphira lo faceva gelare. Strattonò la stecca; il polso gli prudeva.

Una volta che fu asciutto, Eragon e Brom sellarono i cavalli e cominciarono ad aggirare il Lago di Leona con rinnovato spirito, mentre Saphira entrava e usciva dall'acqua, giocosa.

Prima di cena, Eragon fece il solito incantesimo per ricoprire la lama di Zar'roc in preparazione al duello. Né lui né Brom attaccarono, ciascuno in attesa della prima mossa dell'altro. Eragon si guardò intorno in cerca di qualcosa che potesse dargli un vantaggio. Un rametto vicino al fuoco attirò la sua attenzione.

Il ragazzo si chinò rapido, prese il rametto e lo scagliò contro Brom. La steccatura gli impedì di compiere un gesto rapido e fluido, e Brom evitò facilmente il pezzo di legno. Il vecchio si avventò contro di lui, mulinando la spada. Eragon si piegò in avanti mentre la lama sibilava sopra la sua testa. Emise un ringhio e si avventò con ferocia su Brom.

I due caddero a terra avvinghiati, ciascuno deciso a sovrastare l'avversario. Eragon rotolò su un fianco e spazzò il terreno con Zar'roc, mirando agli stinchi di Brom. Brom parò il colpo con l'elsa della sua spada e balzò in piedi. Anche Eragon si alzò, e si voltò di scatto per attaccare di nuovo, tracciando in aria un complicato arabesco con la spada. Dall'urto delle lame sprizzarono scintille. Brom parava ogni colpo, il volto contratto per la concentrazione. Eragon intuì che si stava stancando. Continuarono a scambiarsi colpi incessanti, nel tentativo di aprire una breccia nelle difese dell'altro.

Poi Eragon sentì che qualcosa stava cambiando. A ogni colpo guadagnava vantaggio; le parate di Brom si facevano più lente e il vecchio perdeva terreno, Eragon respinse con disinvoltura un fendente e notò le vene che pulsavano sulla fronte del vecchio, i tendini del collo tesi nello sforzo. In un impeto di nuova fiducia, fece roteare Zar'roc più veloce che mai, tessendo una ragnatela d'acciaio intorno alla spada di Brom. Con un'esplosione di energia, premette la propria lama di piatto contro la guardia di Brom e gli fece volare via la spada. Prima che Brom potesse reagire, Eragon gli puntò Zar'roc alla gola.

Rimasero immobili, ansanti, la punta rossa della spada appoggiata sulla clavicola di Brom, Eragon abbassò lentamente il braccio e indietreggiò, Era la prima volta che sconfiggeva Brom senza ricorrere a qualche trucco. Brom raccolse la spada e la rinfoderò. Ancora col fiato corto, disse: «Per oggi abbiamo finito.»

«Ma abbiamo appena cominciato» disse Eragon, perplesso.

Brom scosse la il capo. «Non posso insegnarti altro sull'arte della scherma. Di tutti i combattenti che ho incontrato, soltanto tre avrebbero potuto sconfiggermi così, ma dubito che ci sarebbero riusciti con la sinistra.» Sorrise, afflitto. «Forse non sono più giovane come un tempo, ma so ancora riconoscere uno spadaccino di raro talento.»

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