Serna Moisés De La Juan - Contatto Per La Felicità
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Quindi parla con il tuo ragazzo, che sarà sicuramente entusiasta di sapere che avrai un figlio suo. Ma poiché devi sempre rispettare la sua libertà, se decide di lasciarti, non preoccuparti, sarà segno che non ti merita» dissi con molta calma.
«Non so, se lo dici tu, che ci sei passata, per me va bene, anche se ciò che mi preoccupa di più è che si nota così tanto che non posso nasconderlo con abiti larghi.»
«Non c’è bisogno di nasconderlo, non è qualcosa di cui vergognarsi, è una grande benedizione che hai ricevuto, essere in grado di partecipare al miracolo della creazione,» dissi con gioia visto che le mie parole avevano avuto un effetto su quella ragazza che se ne andava tranquillamente.
Lungo la strada e dopo aver lasciato nel parco quella bella donna con il suo bambino che giocava a palla, continuavo a ripetermi tutto quello che mi aveva detto, soprattutto quella parte sul fatto che si trattava di un contributo al compito della creazione, non l’avevo mai vista così prima d’ora.
Quella donna senza conoscermi aveva risolto molti dei miei dubbi sulla gravidanza e gli effetti sul mio corpo, sebbene guardandomi mi vedevo ancora troppo piatta per poter avere un figlio.
Abituata a vedere donne ben formate con seni grandi che allattano bambini enormi, dove potrebbe stare dentro di me un bambino come quello? Non ho le condizioni per averne uno.
Nonostante quello che mi aveva appena detto la signora, andai nel panico, ma l’ascoltai, tornai a casa, andai direttamente in cucina dove mia madre stava preparando la cena e le dissi,
«Mamma, ho buone e cattive notizie, quale vuoi per prima?»
Lei che mi aveva già sentito parlare in quel modo non mi prestò molta attenzione e dopo un momento di silenzio che sembrò un’eternità le dissi,
«Sono incinta.»
Ascoltò e lasciò cadere quello che aveva in mano, facendo un gran rumore con un piatto. Mi spaventai, perché pensavo che mia madre potesse picchiarmi o rimproverarmi e per paura feci un passo indietro, ma invece si avvicinò a me con un grande sorriso, mi abbracciò e mi disse,
«Figlia mia, sei già diventata una donna, perché non mi sono resa conto che sei cresciuta così in fretta?»
Continuavo a sentirmi insicura riguardo alla situazione, perché non capivo se avesse accolto positivamente la notizia o perché era dispiaciuta per la mia situazione, così le chiesi,
«Non ce l’hai con me?»
«No, per niente, figlia mia,» disse baciandomi la fronte.
Le diedi un grande abbraccio, sentendomi ora più tranquilla, ma ancora spaventata da ciò che il futuro mi riservava, non sapevo nemmeno se il mio ragazzo avrebbe accettato quello che avevo dentro, ma ora ero sicura di avere il sostegno di mia madre.
«Lascia che sia io a dirlo a tuo padre stasera durante la cena,» disse con voce soave.
«È necessario?» Le chiesi guardandola negli occhi.
«Non preoccuparti, sarò delicata quando glielo dirò,» rispose, ammiccando.
Ero molto più tranquilla dopo averlo detto a mia madre, anche se non ero stata troppo sottile nel farlo, ma avevo preferito non fare un giro di parole per l’importanza dell’argomento.
Andai nella mia stanza, mi spogliai per cambiarmi e ne approfittai per guardarmi davanti allo specchio; mi guardai lateralmente e non vidi nulla, misi la mano sopra il ventre, cercando di capire dove sarebbe stato quel piccolo essere, ma non sentii nulla.
Presi un cuscino e lo misi sulla pancia, poi mi misi una camicetta e mi guardai di nuovo allo specchio, non mi piaceva quella silhouette, mi faceva sembrare grassa ed ero sicura che avrei preso peso.
Io che stavo sempre attenta nel mangiare, evitando grassi e pane per non ingrassare, ora il mio fisico stava per cambiare in maniera mostruosa senza poter far nulla.
Sono sicura che quando la pancia aumenterà non potrò più praticare lo sport che mi piace, correre per il parco o fare un’ora di cyclette; e quando i medici mi diranno di stare a riposo assoluto, aumenterò di peso, e mi annoierò tanto.
Ora mi ricordo di non aver detto a mia madre chi fosse il padre, lei aveva dato per scontato che io avessi un compagno stabile e che fosse suo, anche se non volevo contraddirla, a un certo punto dovrò dirglielo.
Era strano, mi sentivo in colpa per avere dentro di me qualcosa per cui nessuno mi aveva preparato, e trovare l’affettuosa approvazione di mia madre mi aveva fatto sentire tranquilla. Finii di cambiarmi, andai ad apparecchiare la tavola e quando finii arrivò mio padre dicendo,
«Salve a tutta la famiglia, dovete sapere che oggi sono un uomo fortunato.»
«Perché dici così?» Chiese mia madre, sorpresa per la sua allegria.
«Dovreste vedere il tizio della lotteria, è felice, mi ha garantito che oggi si sente fiducioso, e questo potrebbe essere un segnale che sta per consegnare un premio, così ho acquistato due biglietti.
«Perché due?» Chiesi con un sorriso.
«Uno per tua madre e l’altro per la casa.»
«Per la casa?» Chiesi meravigliata.
«Spende tanto quanto tua madre, con tutte le bollette che dobbiamo pagare» disse facendo l’occhiolino a mia madre.
«Bene, bene, siediti, non sarà che tu abbia ragione e vinca alla lotteria» disse mia madre quando si girò e mi sorrise.
Avevo capito cosa intendeva dire, mia madre stava facilitando la situazione per dirglielo, ero abbastanza tranquilla durante la cena, anche se mio padre non si era nemmeno reso conto quando ad un certo punto disse,
«Figlia, oggi sei raggiante, ti è successo qualcosa?»
«No papà, a dire il vero, quando stavo camminando nel parco mentre tornavo da scuola mi sono seduta un attimo e c’era una signora con suo figlio, e non so perché ma mi ha trasmesso tanta gioia.»
«Sarebbe bello trovare persone così ogni giorno» disse mio padre.
Proseguimmo con la cena, parlando di argomenti banali, questa sembrava essere giunta al termine e mia madre non gliel’aveva ancora detto, così feci un cenno con la testa per dirglielo e lei mi rispose scuotendo la testa. Mio padre, che se ne accorse, chiese con tono sospettoso,
«Devi dirmi qualcosa?»
«Beh, è una cosa che riguarda la mamma,» risposi, guardandola.
«Mia?» Disse, sorpresa dalla mia risposta.
«Beh, voglio dire, è una cosa mia, ma te lo dirà la mamma,» dissi, rettificando.
«Ah…sì…— disse lei, esitando —. Va bene, come te lo dico.»
«Senza giri di parole, per favore, è tardi e sono un po’ stanco, e anche se sono contento della lotteria, vorrei poter riposare guardando un film prima di andare a letto.»
«Non preoccuparti, non ho intenzione di rubarti troppo del tuo tempo, solo che penso che tu abbia già vinto la lotteria,» disse mia madre velocemente, senza farsi capire.
«Che cosa vuoi dire? Se non si è ancora giocato, l’estrazione non avverrà prima delle nove,»replicò mio padre sorpreso.
«No, è un’altra lotteria,» disse mia madre a bassa voce.
«Quale altra lotteria?… non mi dirai… che sei incinta.»
Mia madre fu sorpresa dalle parole di suo marito e rapidamente disse,
«No, non io, è la figliola.»
«La…figliola…» disse sorpreso.
Io non dissi nulla, gli sorrisi solamente. Sembrava confuso o piuttosto spaventato, un po’ perplesso, poi si alzò dal tavolo e girò per la stanza e dopo un momento tornò e chiese a mia madre,
«E lei lo sa già?»
«Certo papà, sono stata io a dirlo alla mamma» dissi sorridendo.
«Ah, ovviamente in che altro modo,» disse, sconvolto. «Ma… come?… Non è meglio non dirmelo.»
«Calmati, già sapevi che prima o poi sarebbe accaduto, è una donna,» disse mia madre, sostenendomi.
«Già… beh… sì… ma avevo pensato che sarebbe successo diversamente, che avrebbe trovato un ragazzo, si sarebbe sposata e avrebbe messo su famiglia, proprio come abbiamo fatto noi.»
«Ho qualcuno che mi ama,» risposi, credendo che lo avrebbe reso felice.
Ma per un attimo non si sentiva nulla, era una situazione strana, perché tutti sembravano felici per un motivo o un altro, e quella che pensavo sarebbe stata fonte di rabbia in casa non andava oltre un iniziale spavento o poco più.
Ora i miei genitori stavano pensando a come affrontare la nuova situazione, senza preoccuparsi di cosa avrebbero detto i vicini o la società.
Prima di parlare con quella donna nel parco, pensavo che avere un figlio fosse una tragedia, che facesse molto male e che segnasse la tua vita, limitandola e rendendoti quasi schiavo di tuo figlio, senza tempo per te stessa.
Ma quella donna mi aveva parlato degli aspetti positivi dell’essere madre e sembrava molto felice con suo figlio.
Adesso quello che più temevo era che il padre della creatura mi abbandonasse appena appresa la notizia, anche se ricordando le parole di quella donna al parco avevo capito che l’uomo che fugge lo fa prima o poi e non ha bisogno di scuse.
La verità è che ora mi sentivo stranamente tranquilla, perché vedevo le due persone a me più care, i miei genitori, che stavano immaginando quello che io pensavo sarebbe stato un imbarazzo per loro; anche mio padre, che era di pensiero più conservatore, non mi aveva affatto rimproverato.
Mentre stavo ancora pensando mio padre disse,
«Ho bisogno di un abbraccio di famiglia.»
Noi tre ci abbracciammo intensamente e mi sentii più forte nella mia situazione, forse non gli piaceva l’idea o gli serviva più tempo per assimilarla, forse non pensavano a quello che mi sarebbe successo in futuro, ma mi accettarono e mi sostennero con quel gesto, che era proprio quello che volevo di più.
«Beh, vorremmo vedere il tuo ragazzo, dobbiamo parlare da uomo a uomo,» disse mio padre dopo pochi minuti dall’abbraccio.
«Va bene… ma non so se vuole incontrarvi,» dissi con esitazione.
«Perché no?» Chiese mia madre stupita.
«Beh, lui è piuttosto moderno, e pensa che conoscere i genitori sia per quando vuoi fidanzarti, e nel frattempo non è necessario.»
«Non gliel’hai ancora detto?» Chiese mia madre, ascoltando le mie scuse.
«No, volevo vedere la vostra reazione, prima di affrontare il mio ragazzo» risposi nervosamente.
«È importante che lui lo sappia,» disse mio padre con voce rassicurante.
«Va bene, datemi qualche minuto per chiamarlo,» risposi mentre andavo in camera mia.
Da lì chiamai il ragazzo con cui uscivo solo da un paio d’anni, ma pensavo che fosse l’amore della mia vita, lo sentivo e glielo avevo detto molte volte.
«Ciao, tesoro, come stai?»
«Bene, piccola, dimmi, di cosa hai bisogno?»
«Volevo solo sentire la tua voce, dimmi, quando ci vedremo questa settimana?»
«Sono molto occupato, sai, sono con i colleghi qui in officina, stiamo preparando una nuova moto per vedere se riusciamo a vincere le gare locali per qualificarci.»
«Va bene, ma vorrei dirti una cosa.»
«Beh, dimmi, sono tutto tuo.»
«Di persona, è importante.»
«Non lo so, piccola, guarda, se vuoi, ho un po’ di tempo adesso, ma voglio che sia qualcosa di veloce, così non mi diranno nulla.»
«Va bene, lascia che lo dica ai miei genitori e tra un momento sono lì.»
«Ti aspetto qui tesoro.»
«A presto amore.»
Riattaccai, e uscii dalla mia stanza per dirlo ai miei genitori, che furono d’accordo e felici per il mio coraggio, non so se fosse così o semplicemente il bisogno di condividere qualcosa di bello con la persona che amavo.
Uscii di corsa verso il pianerottolo e trovai una vicina di casa con il suo cagnolino, era una signora triste che difficilmente poteva essere vista per strada, poiché preferiva uscire la sera per portare a spasso il cane, e non manteneva molti contatti con gli altri vicini.
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