Volodyk - Paolini2-Eldest
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Roran scosse il capo. «Non posso abbandonare Katrina. Potrà anche essere vano, ma devo tentare di liberarla, dovesse costarmi la vita.»
«A Katrina non servirà un bel niente se ti fai uccidere» lo ammonì Jeod. «Se mi permetti un consiglio, cerca di raggiungere il Surda, come hai progettato. Una volta lì, sono sicuro che potrai contare sull'aiuto di Eragon. Perfino i Ra'zac non possono competere in uno scontro diretto con un Cavaliere e il suo drago.»
Con gli occhi della mente, Roran vide le enormi bestie alate che i Ra'zac cavalcavano. Odiava doverlo ammettere, ma sapeva che simili creature superavano le sue capacità di uccidere, per quanto forti fossero le sue ragioni. Nell'istante in cui accettò quella verità, credette anche a tutta la storia di Jeod: perché in caso contrario avrebbe perso Katrina per sempre.
Eragon, pensò. Eragon! Per il sangue che ho versato e che mi insudicia le mani, giuro sulla tomba di mio padre che pagherai per ciò che hai fatto attaccando l'Helgrind con me. Se sei stato tu a provocare questo disastro, allora ti costringerò a rimediarlo.
Roran fece un cenno a Jeod. «Continua il tuo racconto. Facci sentire il seguito di questa triste vicenda prima che il giorno invecchi.»
E così Jeod parlò della morte di Brom; di Murtagh, figlio di Morzan; della cattura e della fuga da Gil'ead; del disperato volo per salvare un'elfa; degli Urgali e dei nani, e di una grande battaglia in un luogo chiamato Farthen Dùr, dove Eragon aveva sconfitto uno Spettro. E rivelò loro che i Varden erano partiti dai Monti Beor per rifugiarsi nel Surda, e che al momento Eragon si trovava nel cuore della Du Weldenvarden, per apprendere i misteriosi segreti della magia e dell'arte guerresca, ma che sarebbe tornato presto.
Quando il mercante alla fine tacque, Roran si riunì con gli altri tre compagni per conferire nell'angolo più lontano dello studio. Sottovoce, Loring disse: «Non so se sta mentendo oppure no, ma chiunque sappia raccontare una storia come questa sotto minaccia di morte merita di vivere. Un nuovo Cavaliere! Ed è Eragon, per giunta!» Scrollò il capo. «Brigit?» disse Roran.
«Non saprèi. È così incredibile...» Esitò. «Ma dev'essere vero. Un nuovo Cavaliere è l'unica cosa che avrebbe spinto l'Impero a darci questa caccia feroce.»
«Già» convenne Loring. I suoi occhi scintillavano di eccitazione. «Siamo rimasti coinvolti in eventi ben più straordinari di quanto pensassimo. Un nuovo Cavaliere. Ma ci pensate! Il vecchio ordine ha i giorni contati, vi dico... Roran, tu hai avuto ragione fin dal principio.»
«Nolfavrell?»
Il ragazzo parve lusingato di essere stato interpellato. Si morse un labbro, poi disse: «Jeod mi sembra una persona onesta. Io credo che possiamo fidarci di lui.»
«D'accordo» disse Roran. Tornò da Jeod, piantò le nocche sul bordo della scrivania e disse: «Ancora due domande, Gambelunghe. Come sono fatti Brom ed Eragon? E come hai riconosciuto il nome di Gertrude?»
«Sapevo di Gertrude perché Brom mi disse di averle affidato una lettera per te. Quanto al loro aspetto... Brom era poco più basso di me. Barba folta, naso aquilino, e portava sempre con sé un bastone intagliato. E oserei dire che era alquanto irritabile, a volte.» Roran annuì: era Brom. «Eragon era... giovane. Capelli castani, occhi marroni, una cicatrice sul polso, e non la smetteva mai di fare domande.» Roran annuì di nuovo: quello era suo cugino. Roran si infilò di nuovo il martello nella cintura. Brigit, Loring e Nolfavrell rinfoderarono le lame. Poi Roran spostò la poltrona dalla porta, e i quattro presero di nuovo posto come persone civili. «E adesso, Jeod?» chiese Roran. «Puoi aiutarci? So che ti trovi in un brutto frangente, ma noi... noi siamo disperati e non abbiamo nessun altro a cui rivolgerci. Come agente dei Varden, puoi garantirci la loro protezione? Noi li serviremo volentieri, se ci difenderanno dalle ire di Galbatorix.»
«I Varden» disse Jeod «saranno più che lieti di accogliervi. Più che lieti. Immagino che tu lo sappia già. Quanto all'aiuto...» Si passò una mano sul lungo volto scavato e guardò, oltre le spalle di Loring, le file di libri sugli scaffali. «Ormai da un anno ho capìto che la mia vera identità, come quella di molti altri mercanti che qui e altrove aiutano i Varden, è stata svelata all'Impero. È per questo che non ho osato fuggire nel Surda. Se avessi tentato, l'Impero mi avrebbe fatto arrestare, e chissà quali orrori avrei dovuto subire... Sono già stato costretto ad assistere alla graduale distruzione della mia compagnia senza poter far niente... E non è tutto: ora che non posso inviare nulla ai Varden, e loro non osano inviare un convoglio, temo che Lord Risthart mi farà mettere in catene e gettare in galera, dato che non sono più d'interesse per l'Impero. Me lo aspetto da un momento all'altro, da quando ho dichiarato bancarotta.» «Può darsi» suggerì Brigit «che vogliano che tu fugga per poter catturare chiunque venga con te.» Jeod sorrise. «Può darsi. Ma ora che siete qui, ho un mezzo per fuggire che non si aspetteranno mai.» «Hai un piano?» chiese Loring.
Il volto di Jeod s'illuminò. «Oh, sì che ce l'ho un piano. Avete visto quella nave ormeggiata in porto, l'Ala di Drago?» Roran ripensò al veliero. «Sì.»
«L'Ala di Drago è di proprietà della Compagnia di Navigazione Blackmoor, un nome di copertura per l'Impero. Trasportano rifornimenti per l'esercito, che di recente si è mobilitato a ritmo vertiginoso, reclutando soldati fra i contadini e confiscando cavalli, asini e buoi.» Jeod inarcò un sopracciglio. «Non sono sicuro di che cosa voglia dire, ma è possibile che Galbatorix intenda marciare sul Surda. A ogni buon conto, l'Ala di Drago partirà per Feinster nel giro di una settimana. È la migliore nave mai costruita, su progetto del maestro d'ascia Kinnell.»
«E tu intendi appropriartene» concluse Roran.
«Esatto. Non solo per sprezzo dell'Impero o perché l'Ala di Drago gode della reputazione di essere la più veloce nave a vele quadre della sua stazza, ma perché è già completamente equipaggiata per un lungo viaggio. E dato che trasporta viveri, ne avremo abbastanza per l'intero villaggio.»
Loring emise una risatina nervosa. «Spero che tu sappia governarla da solo, Gambelunghe, perché nessuno di noi sa manovrare qualcosa di più grosso di una chiatta.»
«Alcuni degli uomini dei miei equipaggi sono ancora a Teirm. Si trovano nella mia stessa posizione, non possono combattere né fuggire. Sono convinto che coglieranno al volo l'occasione di andare nel Surda. Potranno insegnarvi quanto vi occorre sull'Ala di Drago. Non sarà facile, ma non vedo alternative.»
Roran sogghignò. Il piano era come piaceva a lui: astuto, risoluto e inaspettato.
«Hai detto» intervenne Brigit «che durante Tanno passato nessuna delle tue navi, né quelle di altri mercanti che servono i Varden, ha raggiunto la propria destinazione. Allora perché questa missione dovrebbe avere successo là dove tante altre hanno fallito?»
Jeod fu pronto a rispondere. «Perché abbiamo dalla nostra la sorpresa. La legge impone agli armatori delle navi di presentare all'autorità portuale l'itinerario per sottoporlo ad approvazione almeno due settimane prima della partenza. Ci vuole molto tempo per armare una nave, così, se partiamo senza preavviso, ci vorrà più di una settimana prima che Galbatorix riesca a inviare delle navi per intercettarci. Se la fortuna ci assiste, non vedremo che gli alberi di gabbia dei nostri inseguitori. Quindi» proseguì Jeod, «se siete disposti a tentare questa impresa, questo è ciò che dobbiamo fare...»
La fuga
Dopo aver considerato la proposta di Jeod da ogni angolazione possibile, e aver deciso di accettarla, sia pur con qualche modifica, Roran mandò Nolfavrell a chiamare Gertrude e Mandel alla Castagna Verde, dato che Jeod aveva offerto ospitalità a tutto il gruppo.
«Ora, se volete scusarmi» disse Jeod, alzandosi, «devo andare a rivelare a mia moglie quello che non avrei mai dovuto tenerle nascosto, e le chiederò di accompagnarmi nel Surda. Le vostre camere si trovano al primo piano. Rolf vi chiamerà quando sarà pronta la cena.» Incamminandosi a passo lento, uscì dallo studio.
«È prudente lasciarlo parlare con quella megera?» chiese Loring.
Roran si strinse nelle spalle. «Prudente o no, non possiamo fermarlo. E non credo che si sentirà in pace finché non l'avrà fatto.»
Invece di andare nella sua stanza, Roran vagò per la casa, evitando d'istinto i domestici, mentre rifletteva su quanto Jeod aveva detto. Si fermò davanti a un bovindo che affacciava sulle stalle dietro la casa, e si riempì i polmoni d'aria frizzante e fumosa, satura dell'odore familiare del letame.
«Lo detesti?»
Si volse di scatto, sorpreso, e vide la sagoma di Brigit che si stagliava sulla soglia. La donna si strinse lo scialle intorno alle spalle e avanzò.
«Chi?» chiese lui, sapendolo perfettamente.
«Eragon. Lo detesti?»
Roran guardò il cielo che si andava oscurando. «Non lo so. Lo odio perché è stato la causa della morte di mio padre, ma è pur sempre sangue del mio sangue, e per questo gli voglio bene... Suppongo che se non avessi bisogno di lui per salvare Katrina, non vorrei più averci a che fare per un bel pezzo.»
«Come io ho bisogno di te e ti odio, Fortemartello.»
Lui le rivolse un sorriso amaro. «Già, siamo uniti a filo doppio, io e te. Tu devi aiutarmi a trovare Eragon per vendicarti sui Ra'zac della morte di Quimby.»
«E per vendicarmi di te in seguito.»
«Anche questo.» Roran guardò i suoi occhi inflessibili per un istante, riconoscendo il legame che li univa. Provava uno strano conforto nel sapere che condividevano la stessa urgenza, lo stesso fuoco rabbioso che li spronava ad andare avanti dove gli altri esitavano. In lei vedeva uno spirito affine.
Tornando sui suoi passi, Roran si fermò davanti alla sala da pranzo ad ascoltare la cadenza della voce di Jeod. Incuriosito, avvicinò l'occhio allo spiraglio dei cardini. Jeod era di fronte a una donna snella e bionda, che Roran intuì essere Helen.
«Se quanto dici è vero, come puoi pretendere che mi fidi di te?»
«Non lo pretendo» rispose Jeod.
«Eppure mi chiedi di fuggire con te.»
«Una volta mi proponesti di lasciare la tua famiglia e di viaggiare con me senza meta. Mi implorasti di portarti via da Teirm.»
«Una volta. All'epoca pensavo che fossi terribilmente affascinante, con quella tua spada e la tua cicatrice.» «Ce le ho ancora» mormorò lui. «Ho fatto molti errori con te, Helen; soltanto adesso me ne rendo conto. Ma ti amo ancora e non voglio che ti accada nulla di male. Per me non c'è futuro qui. Se resto, provocherò soltanto sofferenze alla tua famiglia. Tu puoi tornare da tuo padre, o venire con me. Fa' quello che ti rende più felice. Tuttavia ti supplico di darmi una seconda opportunità, di avere il coraggio di lasciare questo posto e di liberarti dagli amari ricordi della nostra vita qui. Possiamo ricominciare daccapo nel Surda.»
Lei rimase in silenzio per lungo tempo. «Il giovane che è stato qui è davvero un Cavaliere?»
«Sì. Soffiano i venti del cambiamento, Helen. I Varden sono sul piede di guerra, i nani si stanno ammassando, e perfino gli elfi si muovono nei loro antichi eremi. La guerra è prossima, e se siamo fortunati, anche la caduta di Galbatorix.» «Sei una persona importante fra i Varden?»
«Mi tengono in una certa considerazione per il ruolo che
ho svolto nel rubare l'uovo di Saphira.»
«Allora ti offriranno una posizione di rilievo nel Surda?»
«Immagino di sì.» Le posò le mani sulle spalle, e lei non si sottrasse.
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