Volodyk - Paolini3-Brisingr

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«Non per me. Per Helen...» Jeod esitò. «Io voglio che sia felice. La ricompensa più grande per me è stata fuggire sano e salvo da Gil'head quando io e Brom fummo attaccati da Morzan, dal suo drago e dai suoi uomini; la soddisfazione di aver contribuito ad assestare un duro colpo a Galbatorix; riuscire a tornare alla mia vita precedente e servire comunque la causa dei Varden; e poi poter sposare Helen. Questa è la mia ricompensa, e sono più che soddisfatto. Ogni mio dubbio è stato fugato nel momento in cui ho visto Saphira levarsi in volo dal fumo delle Pianure Ardenti. Non so cosa fare con Helen, però. Ma dimentico che non sono problemi tuoi e non dovrei sfogarmi con te.»

Eragon toccò una pergamena con la punta dell'indice. «Allora dimmi che te ne fai di tutta questa carta. Sei diventato un copista?»

La domanda divertì Jeod. «Non direi proprio, anche se il mio lavoro è spesso altrettanto noioso. Poiché sono stato io a scoprire il passaggio segreto nel castello di Galbatorix a Urû'baen e sono riuscito a portare con me alcuni dei libri rari che avevo nella mia biblioteca a Teirm, Nasuada mi ha affidato il compito di cercare altri punti deboli nelle diverse città dell'Impero. Se riuscissi a trovare qualche allusione a un tunnel sotterraneo che conduce dentro le mura di Dras-Leona, per esempio, ci risparmieremmo un inutile spargimento di sangue.»

«Dove stai cercando?»

«Ovunque.» Jeod scostò il ciuffo di capelli che gli scendeva sulla fronte. «Storie, miti, leggende, poemi, canzoni, trattati religiosi, gli scritti di Cavalieri, maghi, viandanti, folli, oscuri potentati, generali vari e chiunque possa essere a conoscenza di una porta nascosta o un meccanismo segreto o qualcosa di simile che possiamo sfruttare a nostro vantaggio. La quantità di materiale da esaminare è immensa, perché ogni città è stata eretta secoli fa e alcune risalgono addirittura a prima dell'arrivo degli esseri umani in Alagaësia.»

«Pensi di riuscire a trovare qualcosa?»

«No, è improbabile. Di solito non si cava un ragno dal buco a tentare di svelare i segreti del passato. Ma se avessi abbastanza tempo, potrei anche farcela. Non ho dubbi che quanto sto cercando esiste; le città dell'Impero sono troppo antiche: è impossibile che non abbiano vie di accesso e di fuga clandestine. Ma che ne rimangano tracce scritte, e che tali resoconti siano in nostro possesso, è tutta un'altra questione. Chi è a conoscenza di botole nascoste e stratagemmi di siffatta natura di solito ha tutto l'interesse a tenere l'informazione per sé.» Jeod afferrò una manciata di fogli sulla branda e li avvicinò al viso, poi grugnì e li gettò da parte. «Sto cercando di risolvere indovinelli inventati da chi vuole che rimangano enigmi.»

Eragon e Jeod continuarono a parlare di altri argomenti meno importanti, poi comparve Helen con tre tazze fumanti di tè al trifoglio. Prendendo la sua, Eragon notò che la rabbia di prima sembrava svanita e si domandò se per caso la donna non avesse origliato la loro conversazione. Helen diede al marito la sua tazza e, da. qualche parte dietro Eragon, prese un piatto di metallo colmo di biscottini piatti e un vasetto di terracotta pieno di miele. Poi indietreggiò di qualche metro e si appoggiò al palo centrale, soffiando sul tè bollente.

Per educazione, Jeod attese che Eragon prendesse un biscotto dal piattino e lo addentasse, poi gli chiese: «A cosa devo l'onore, Eragon? Forse mi sbaglio, ma non credo che la tua sia solo una visita di piacere.»

Eragon bevve un sorso. «Dopo la battaglia delle Pianure Ardenti, ho promesso che ti avrei raccontato com'è morto Brom. Sono venuto per questo.»

Un grigio pallore si diffuse sulle guance esangui di Jeod. «Oh.»

«Se preferisci, non lo farò» si affrettò a chiarire Eragon.

A fatica Jeod scosse la testa. «No, continua. È solo che mi hai colto di sorpresa.»

Vedendo che non chiedeva alla moglie di andarsene, Eragon non capì se era il caso di continuare o meno, poi decise che non avrebbe fatto alcuna differenza se Helen o chiunque altro avesse ascoltato la storia. Con voce lenta e cauta, cominciò a narrare ciò che era successo da quando lui e Brom avevano lasciato la casa di Jeod. Descrisse l'incontro con la banda di Urgali, la ricerca dei Ra'zac a Dras-Leona, l'imboscata che quei mostruosi esseri deformi avevano teso loro fuori dalla città e l'agguato mortale ai danni di Brom, pugnalato dai Ra'zac messi in fuga da Murtagh.

Via via che raccontava le ultime ore di Brom, della gelida grotta di pietra arenaria in cui l'aveva assistito fino alla fine, del senso di disperazione che l'aveva assalito mentre lo guardava scivolare nell'oblio, del puzzo di morte che pervadeva l'aria secca, delle ultime parole di Brom, della tomba di pietra arenaria costruita con la magia e poi trasformata in un diamante puro da Saphira, Eragon sentì un nodo stringergli la gola.

«Se avessi avuto le conoscenze di adesso» disse, «avrei potuto salvarlo. Invece...» Incapace di finire la frase, si asciugò gli occhi e trangugiò il tè. Qualcosa di più forte non avrebbe guastato.

Jeod si lasciò sfuggire un sospiro. «Dunque è stata questa la fine di Brom. Ahimè, senza di lui stiamo tutti peggio. Però, se avesse potuto scegliere, credo avrebbe voluto morire così, al servizio dei Varden, difendendo l'ultimo Cavaliere dei Draghi ancora libero.»

«Sapevi che anche lui era stato un Cavaliere?»

Jeod annuì. «I Varden me lo avevano detto prima che ci conoscessimo.»

«Mi sembrava piuttosto restio a parlare di sé» osservò Helen.

Jeod ed Eragon risero. «È vero» confermò l'uomo. «Non mi sono ancora ripreso da quella volta in cui vi vidi, tu e lui, sulla soglia di casa mia. Brom faceva sempre di testa sua, ma quando ci siamo ritrovati a viaggiare insieme siamo diventati buoni amici. Ancora non riesco a capire perché mi aveva lasciato credere di essere morto per... quanti, sedici anni? Diciassette? Comunque troppi. Inoltre, poiché fu lui a consegnare l'uovo di Saphira ai Varden dopo aver ucciso Morzan a Gil'ead, i Varden non avrebbero potuto dirmi che ce l'avevano loro senza rivelarmi che Brom era ancora vivo. E così ho trascorso quasi due decenni convinto che l'unica grande avventura della mia vita si fosse conclusa con un fallimento e che avessimo perso la sola speranza che un Cavaliere dei Draghi ci aiutasse a sconfiggere Galbatorix. Non è stato un peso facile da sopportare, te lo assicuro...»

Si passò una mano sulla fronte. «Quando aprii la porta di casa e mi resi conto di chi avevo davanti, pensai che i fantasmi del passato fossero venuti a perseguitarmi. Brom disse che si era nascosto perché era l'unico modo per sfuggire alla morte e riuscire così ad addestrare il nuovo Cavaliere non appena fosse comparso, ma la sua spiegazione non mi convinse mai fino in fondo. Perché si era allontanato da quasi tutti quelli che conosceva o che gli volevano bene? Di cosa aveva paura? Cosa stava proteggendo?»

Accarezzò il manico della tazza. «Non ne ho le prove, ma ho il sospetto che Brom avesse scoperto qualcosa a Gil'ead mentre stava combattendo contro Morzan e il suo drago, qualcosa di così fondamentale da spingerlo a cambiare vita. È una congettura fantasiosa, lo ammetto, ma non riesco a capire perché abbia deciso di nascondersi se non supponendo che sapesse qualcosa di cui non ha mai parlato ad anima viva, me compreso.»

Jeod fece un altro sospiro e si passò una mano sul lungo volto. «Dopo aver passato tanti anni separati, speravo che io e lui potessimo tornare a cavalcare insieme, ma a quanto pare il fato aveva altri progetti. E perderlo una seconda volta, poche settimane dopo aver scoperto che era ancora vivo... il mondo mi ha giocato proprio uno scherzo crudele.» Helen passò davanti a Eragon e si avvicinò al marito, sfiorandogli la spalla. Lui le fece un pallido sorriso e le cinse la vita sottile con un braccio. «Sono felice che tu e Saphira abbiate costruito per Brom un sepolcro da far invidia al re dei nani. Con tutto ciò che ha fatto per Alagaësia, meritava questo e altro. Anche se ho il terribile sospetto che non appena qualche malintenzionato lo scoprirà non esiterà a profanarlo per rubare il diamante.»

«In quel caso, se ne pentirà amaramente» borbottò Eragon. Decise che sarebbe tornato sul luogo della sepoltura appena possibile, a scagliare incantesimi di protezione contro eventuali ladri. «E poi il ladro sarà troppo impegnato a raccogliere gigli d'oro per disturbare Brom.»

«Come?»

«Niente. Non è importante.» I tre continuarono a bere. Helen mordicchiò un biscotto. Poi Eragon chiese a Jeod: «Tu l'hai conosciuto, Morzan, vero?»

«Sì, anche se sempre in situazioni tutt'altro che amichevoli.» «Com'era?»

«Come persona, dici? Non saprei, davvero, benché abbia sentito parlare spesso delle atrocità che ha commesso. Ogni volta che io e Brom lo incrociavamo sul nostro cammino, cercava di ucciderci. Anzi, di catturarci, torturarci e poi ucciderci: non mi sembrano i presupposti migliori per avviare uno stretto rapporto di amicizia, no?» Eragon era troppo assorto per rispondere alla battuta. Jeod cambiò posizione sul letto. «Come guerriero, invece, era terrificante. Se non ricordo male, abbiamo trascorso buona parte del nostro tempo in fuga da lui e dal suo drago. Non c'è niente di più spaventoso di un drago inferocito che ti dà la caccia.»

«Che aspetto aveva?»

«Mi sembri parecchio interessato a lui.»

Eragon batté le palpebre. «Sono curioso. È stato l'ultimo dei Rinnegati a morire, e per mano di Brom. E adesso suo figlio è il mio nemico giurato.»

«Dunque, vediamo... Era alto, aveva le spalle larghe, i capelli scuri come le penne del corvo e gli occhi di colore diverso, uno azzurro e uno nero. Niente barba, e gli mancava la punta di un dito, ma non ricordo quale. Era un bell'uomo, sì, ma di una bellezza crudele e altera, ed era quando parlava che esibiva tutto il suo fascino. L'armatura era sempre lucente, che indossasse la cotta o il pettorale, come se non temesse di essere visto dai nemici, e non stento a credere che fosse davvero così. Quando rideva, sembrava che soffrisse.»

«E la sua compagna, Selena? Hai conosciuto anche lei?»

Jeod rise. «Se così fosse, oggi non sarei qui. Morzan può essere stato un abile spadaccino, un mago straordinario e un traditore assassino, ma a incutere vero terrore nelle persone era quella donna. Lui le affidava solo le missioni più ripugnanti, difficili o segrete, quelle che nessun altro avrebbe accettato di compiere. Era la sua Mano Nera, e la sua presenza annunciava sempre morte imminente, torture, tradimenti e chissà quali altri orrori.» Sentendo Jeod descrivere sua madre in quel modo, Eragon fu colto dalla nausea. «Era implacabile, non provava pietà né compassione. Correva voce che, quando aveva offerto a Morzan i suoi servigi, lui l'avesse messa alla prova. Prima le aveva insegnato a pronunciare la parola "guarire" nell'antica lingua - oltre che una guerriera era anche una strega, sai? - e poi l'aveva opposta a dodici uomini armati di spada, scelti tra i suoi migliori soldati.»

«Come riuscì a sconfiggerli?»

«Con un incantesimo fece loro dimenticare la paura, l'odio e tutti gli altri sentimenti che spingono un uomo a uccidere. Poi, mentre se ne stavano lì a sorridersi come sciocchi pecoroni, li sgozzò... Ti senti bene, Eragon? Sei pallido come un cadavere.»

«Sì, sto bene. Cos'altro ricordi?»

Jeod tamburellò con le dita sul fianco della tazza. «Di Selena? Davvero poco. È sempre stata un enigma. Fino a pochi mesi prima che Morzan morisse, nessuno oltre a lui conosceva il suo vero nome. Per tutti era la Mano Nera; Galbatorix si è ispirato a lei quando ha creato la sua rete di spie, assassini e maghi che conducono i loschi traffici dell'Impero. Perfino tra i Varden solo uno sparuto gruppo di persone conosceva il suo nome, ma ormai sono quasi tutti sottoterra. Ricordo che fu Brom a scoprirne la vera identità. Prima che andassi a riferire ai Varden del passaggio segreto per il castello di Ilirea, che gli elfi costruirono millenni or sono e che Galbatorix ha ampliato fino a formare la nera cittadella che adesso domina Urû'baen, Brom sorvegliava da tempo la proprietà di Morzan nella speranza di individuare qualche punto debole fino ad allora rimasto nascosto... Credo che sia riuscito a penetrare nel suo palazzo spacciandosi per un servo. Fu allora che scoprì tutto su Selena. Eppure non capimmo mai perché fosse così legata a Morzan. Forse lo amava. Gli è sempre stata fedelissima, fino in punto di morte. Poco dopo che Brom ebbe ucciso Morzan, ai Varden giunse voce che si fosse ammalata. Come se il falco fosse così affezionato al padrone che l'aveva addestrato da non poter vivere senza di lui.»

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