Volodyk - Paolini1-Eragon.doc

Тут можно читать онлайн Volodyk - Paolini1-Eragon.doc - бесплатно полную версию книги (целиком) без сокращений. Жанр: Прочая старинная литература. Здесь Вы можете читать полную версию (весь текст) онлайн без регистрации и SMS на сайте лучшей интернет библиотеки ЛибКинг или прочесть краткое содержание (суть), предисловие и аннотацию. Так же сможете купить и скачать торрент в электронном формате fb2, найти и слушать аудиокнигу на русском языке или узнать сколько частей в серии и всего страниц в публикации. Читателям доступно смотреть обложку, картинки, описание и отзывы (комментарии) о произведении.

Volodyk - Paolini1-Eragon.doc краткое содержание

Paolini1-Eragon.doc - описание и краткое содержание, автор Volodyk, читайте бесплатно онлайн на сайте электронной библиотеки LibKing.Ru

Paolini1-Eragon.doc - читать онлайн бесплатно полную версию (весь текст целиком)

Paolini1-Eragon.doc - читать книгу онлайн бесплатно, автор Volodyk
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать

Lo so.

Volavano bassi e veloci sulla strada. Il Lago di Leona rimpicciolì alle loro spalle; il paesaggio divenne, arido e roccioso, punteggiato da arbusti spinosi e alti cactus. Il cielo si andava riempiendo di nubi. In lontananza balenavano i lampi. Quando il vento prese a ululare, Saphira planò accanto a Brom. Il vecchio fermò i cavalli e chiese; «Che cosa succede?»

«Il vento è troppo forte.»

«Non mi pare» obiettò Brom.

«Lassù sì» ribatte Eragon, indicando il cielo.

Brom imprecò a denti stretti e gli passò le redini di Cadoc. Ripresero a trottare, con Saphira che li seguiva a piedi, anche se sul terreno aveva difficoltà a tenere il passo con i cavalli. La tempesta crebbe d'intensità, sollevando mulinelli di sabbia che vorticavano come dervisci. I due si avvolsero sciarpe attorno, alla testa per proteggersi gli occhi dalla polvere. Il mantello di Brom volava nel vento, la sua barba schioccava come una frusta animata di vita propria. La pioggia avrebbe peggiorato la situazione, ma Eragon sperò che cadesse in fretta, in modo da cancellare le loro tracce.

Ben presto il buio li costrinse a fermarsi. Con le sole stelle come guida, lasciarono la strada e si accamparono fra due grossi massi. Era troppo pericoloso accendere un falò, così consumarono una cena fredda mentre Saphira li riparava dal vento.

Dopo quel pasto frugale, Eragon chiese all'improvviso: «Come hanno fatto a trovarci?» Brom fece per accendersi la pipa, ma ci ripensò e la mise in tasca. «Uno dei servi del palazzo mi aveva avvertito che c'erano delle spie fra loro. In qualche modo Tàbor deve aver saputo di me e delle mie domande... e da lui la notizia è arrivata ai Ra'zac.»

«Non possiamo tornare a Dras-Leona, vero?» disse Eragon.

Brom scosse la testa. «No, almeno per qualche anno.»

Eragon si tenne la testa fra le mani. «Allora dobbiamo attirare i Ra'zac fuori dalla città? Se facciamo in modo che vedano Saphira, accorreranno in gran fretta.»

«Già, con una cinquantina di soldati al seguito» disse Brom. «Senti, non è il momento di discuterne adesso. Ora come ora l'importante è restare vivi. Questa notte sarà la più pericolosa, perché i Ra'zac ci daranno la caccia nel buio, ossia quando sono più forti. Dobbiamo montare di guardia a turno fino a domattina.»

«Giusto» disse Eragon, e si alzò. Esitò e socchiuse gli occhi; gli era parso di vedere un movimento, una macchia di colore nel buio fitto che li circondava. Si allontanò di qualche passo per vedere meglio.

«Cosa c'è?» domandò Brom, srotolando le coperte.

Eragon; scrutò le tenebre, poi si voltò. «Non lo so. Mi è sembrato di vedere qualcosa. Dev'essere stato un uccello.» Un dolore lancinante lo trafisse alla nuca, mentre Saphira ruggiva. Poi cadde a terra privo di sensi.

LA VENDETTA DEI RA'ZAC

U

n sordo pulsare alla testa svegliò Eragon. Ogni volta che affluiva sangue al cervello, era una nuova ondata di dolore. Socchiuse gli occhi e fece una smorfia; gli vennero le lacrime agli occhi mentre guardava la luce di una lanterna. Battè le palpebre e distolse lo sguardo.

Quando cercò di alzarsi a sedere, si rese conto di avere le mani legate dietro la schiena. Si voltò, intorpidito, e vide le braccia di Brom. Si sentì sollevato scoprendo che erano legati insieme. Perché? Si sforzò di capire l'origine del suo sollievo. Loro non si sarebbero presi la briga di legare un morto! Ma loro chi? Girò ancora di più la testa, poi si fermò quando un paio di stivali neri entrò nel suo campo visivo.

Eragon alzò la testa e si ritrovò a guardare il muso rincagnato di un Ra'zac. Lo percorse un brivido di terrore. Fece appello alla magia e stava per formulare una parola che avrebbe ucciso i suoi aguzzini, ma poi si interruppe, perplesso. Non riusciva a ricordarla. Deluso, ritentò, ma soltanto per lasciarsela sfuggire ancora.

Torreggiando su di lui, il Ra'zac ghignò gelido. «La droga funziona, a quanto pare. Bene, così non ci darai fassstidio.»

Eragon udì un tintinnio metallico alla sua sinistra. Si voltò e vide con sgomento che il secondo Ra'zac stava infilando una museruola sulla testa di Saphira. La dragonessa aveva le ali legate lungo i fianchi da pesanti catene nere, e alle zampe aveva ceppi robusti. Eragon provò a chiamarla: invano.

«Sssi è messa a collaborare quando abbiamo minacciato di ucciderti» sibilò il Ra'zac. Accovacciato davanti alla lanterna, cominciò a rovistare nelle borse di Eragon, esaminando e scartando parecchi oggetti, finché non trovò Zar'roc. «Ma guarda che bella ssspada ha quesssto marmocchio. Credo che la terrò io.» Si protese verso il prigioniero e ringhiò. «O magari, ssse ti comporti bene, il nossstro padrone potrebbe permetterti di lucidargliela.» Il suo alito umidiccio sapeva di carne in putrefazione.

Rigirò la spada fra le mani e si lasciò sfuggire un grido quando vide il simbolo sul fodero. Il suo compagno accorse. Insieme scrutarono la spada, sibilando, facendo schioccare la lingua. Alla fine si rivolsero a Eragon. «Ssservirai molto bene il nostro padrone.»

Eragon costrinse la lingua impastata a formare le parole: «Se lo farò, vi ucciderò.» I due ridacchiarono. «Oh no.. noi sssiamo troppo preziosi, mentre tu sssei... sssuperfluo.» Saphira emise un ringhio cupo e sbuffò fumo dalle narici. I Ra'zac non le badarono.

La loro attenzione fu sviata da un gemito di Brom. Il vecchio rotolò su un fianco. Uno dei Ra'zac lo afferrò per la camicia e lo sollevò in aria senza sforzo. «Si sssta riprendendo.»

«Dagliene ancora.» '

«Uccidiamolo e basssta» disse il Ra'zac più basso. «Ci ha già dato troppi problemi.» Quello più alto fece scorrere le dita sulla propria spada.

«Buona idea. Sssolo che le istruzioni del re sssono di tenerli in vita.»

«Possiamo sssempre dire che è rimasto uccissso quando li abbiamo catturati.»

«E lui?» disse l'altro, puntando la spada verso Eragon. «Ssse poi parla?»

Il compagno rise ed estrasse un pugnale. «Non ossserà.»

Ci fu un lungo silenzio, e infine: «D'accordo.»

Trascinarono Brom al centro dell'accampamento e lo spinsero in ginocchio. Brom si accasciò su un fianco. Eragon osservava la scena con terrore crescente. Devo liberarmi! Strattonò le funi, ma erano troppo robuste per spezzarle. «Sssmettila!» disse il Ra'zac più alto, pungolandolo con la spada. Poi annusò l'aria: sembrava che qualcosa lo turbasse.

L'altro Ra'zac.ringhiò, tirò indietro la testa di Brom e fece per tagliargli la gola nuda. Proprio in quel momento si udì un fruscio sibilante, seguito dall'urlo del Ra'zac. Dalla spalla gli sporgeva una freccia. Il Ra'zac più vicino a Eragon si abbassò di colpo, schivando per un pelo una seconda freccia. Avanzò carponi.verso il compagno ferito; i due guardarono torvi le tenebre, sibilando infuriati. Non mossero un dito per fermare Brom quando questi si rialzò a fatica, intontito. «Sta' giù!» gridò Eragon.

Brom barcollò, poi cominciò ad avanzare verso il ragazzo. Mentre altre frecce saettavano per il campo, scoccate da invisibili arcieri, i Ra'zac si. rifugiarono dietro alcuni massi. Ci fu una breve tregua, poi altri dardi arrivarono dalla direzione opposta. Colti di sorpresa, i Ra'zac reagirono al rallentatore. I loro mantelli furono perforati in diversi punti, e una freccia vagante si andò a seppellire nel braccio di uno.

Con un grido selvaggio, il Ra'zac più basso fuggì verso la strada, sferrando un calcio malevolo al fianco di Eragon mentre passava. Il compagno esitò, poi raccolse il pugnale da terra e lo seguì. Mentre lasciava l'accampamento, scagliò il pugnale contro Eragon.

Una strana luce risplendette negli occhi di Brom. Si gettò davanti a Eragon, la bocca socchiusa in un ringhio muto. Il pugnale lo colpì con un tonfo sommesso, e il vecchio crollò riverso a terra. La testa gli ricadde di lato.

«No!» gridò Eragon, nonostante il dolore al fianco che lo costringeva a restare piegato in due. Udì dei passi.. ma i suoi occhi si chiusero e perse di nuovo i sensi.

MURTAGH

P

er lungo tempo Eragon fu consapevole soltanto del dolore lancinante al fianco. Ogni respiro una pugnalata, come se fosse stato colpito lui, e non Brom.

Aveva perso il senso del tempo: non sapeva dire se fossero passate settimane, o soltanto

pochi minuti. Quando alla fine tornò in sé, aprì gli occhi su un fuoco che ardeva a qualche metro di distanza. Aveva ancora le mani legate, ma l'effetto della droga doveva essere finito perché riusciva a pensare di nuovo con lucidità. Saphira, sei ferita?

No, ma tu e Brom sì . La dragonessa era china su Eragon, le ali distese a proteggerlo. Saphira, non sei stata tu ad accendere il fuoco, vero? E non puoi esserti liberata da sola da quelle catene.

No.

Come pensavo. Eragon si alzò sulle ginocchia e vide un giovane uomo seduto dall'altra parte del fuoco.

Lo straniero, che indossava logori abiti da viaggio, emanava un'aura tranquilla, rassicurante. Tra le mani reggeva un arco; al suo fianco un lungo spadone a una mano e mezza. In grembo aveva un corno bianco filigranato d'argento, e da uno stivale gli spuntava il manico di un pugnale. Il suo viso serio e gli occhi penetranti erano incorniciati da una massa di ricci castani. Sembrava di qualche anno più grande di Eragon, ed era appena più alto. Alle sue spalle era legato un cavallo grigio da battaglia. Lo straniero studiava Saphira, circospetto.

«Chi sei?» chiese Eragon, respirando a fatica.

Le mani dell'uomo strinsero l'arco. «Mi chiamo Murtagh.» La sua voce era bassa e controllata, ma venata d'emozione.

Eragon si fece passare le mani sotto le gambe, per averle davanti a sé. Strinse i denti quando il fianco gli mandò una fitta di dolore. «Perché ci hai aiutati?»

«I Ra'zac non sono soltanto nemici vostri. Li stavo seguendo.»

«Sai chi sono?»

«Sì.»

Eragon si concentrò sulle funi che gli legavano i polsi ed evocò il potere magico, ma all'ultimo istante esitò, sentendo lo sguardo di Murtagh su di sé. Infine decise che non gli importava. «Jierda!» borbottò. Le funi gli caddero recise dai polsi, e lui si massaggiò le mani per far circolare il sangue. Murtagh emise un fischio d'ammirazione. Eragon si fece forza e provò ad alzarsi, ma il dolore alle costole lo trattenne, e ricadde indietro, respirando a fatica tra i denti serrati. Murtagh fece per aiutarlo, ma Saphira lo fermò con un ringhio. «Ti avrei aiutato anche prima, ma quel tuo drago non mi ha permesso di avvicinarmi.»

«Si chiama Saphira» precisò Eragon. Lascialo venire! Non posso farcela da solo . In fondo ci ha salvato la vita . Saphira emise un altro ringhio, ma chiuse le ali e si ritrasse, Murtagh la guardò deciso e si fece avanti.

Afferrò il braccio di Eragon e piano piano lo aiutò a mettersi in piedi. Eragon lanciò un grido di dolore, e sarebbe caduto senza il sostegno del giovane uomo. Si avvicinarono al fuoco, dove Brom era disteso. «Come sta?» chiese Eragon.

«Male» rispose Murtagh, e lo aiutò ad accoccolarsi per terra. «Il coltello gli è penetrato fra le costole. Potrai dedicarti a lui fra un minuto, ma adesso è meglio controllare che cosa ti ha fatto quel Ra'zac.» Lo aiutò a sfilarsi la camicia. «Oh!»

«Già» assentì Eragon debolmente. Sul fianco sinistro si estendeva un brutto livido violaceo. La pelle, rossa e gonfia, era lacerata in diversi punti, Murtagh appoggiò una mano sul livido ed esercitò una lieve pressione. Eragon. strillò, e Saphira diede in un ringhio di ammonimento. Murtagh le scoccò un'occhiata esitante, poi prese una coperta. «Credo che ti sia rotto qualche costola. Difficile a dirsi, ma almeno due, se non di più. Sei fortunato a non sputare sangue.» Strappò la coperta in tante fasce con cui bendò il torace di Eragon.

Читать дальше
Тёмная тема
Сбросить

Интервал:

Закладка:

Сделать


Volodyk читать все книги автора по порядку

Volodyk - все книги автора в одном месте читать по порядку полные версии на сайте онлайн библиотеки LibKing.




Paolini1-Eragon.doc отзывы


Отзывы читателей о книге Paolini1-Eragon.doc, автор: Volodyk. Читайте комментарии и мнения людей о произведении.


Понравилась книга? Поделитесь впечатлениями - оставьте Ваш отзыв или расскажите друзьям

Напишите свой комментарий
x