Volodyk - Paolini1-Eragon.doc

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«Allora eccola. Che gli anni a venire possano darti ogni felicità.» Fece cenno al ragazzo di avvicinarsi ancora, e sottovoce sussurrò sette parole nell'antica lingua, spiegandogli poi il loro significato. « È tutto quello che posso lasciarti... Usale solo in caso di grave necessità.» Brom rivolse gli occhi vitrei al soffitto della grotta. «Per me è giunto il momento» mormorò «di affrontare la più grande avventura di tutte...»

Piangendo, Eragon gli prese la mano, confortandolo come meglio poteva. La sua veglia fu costante e ininterrotta; non si alzò nemmeno per mangiare o bere. Col passare delle ore, un grigio pallore si diffuse sul volto di Brom, e i suoi occhi lentamente si spensero. Le sue mani erano sempre più fredde; l'aria intorno a lui si fece malsana. Impotente, Eragon non poté far altro che guardare la vendetta dei Ra'zac che si compiva.

La sera era giovane e le ombre lunghe quando Brom si irrigidì all'improvviso. Eragon gridò più volte il suo nome e chiamò Murtagh al suo fianco, ma non poterono far niente. Mentre un silenzio glaciale calava sulla grotta, gli occhi di Brom incrociarono quelli di Eragon. Sul volto del vecchio comparve un'espressione soddisfatta, e dalle labbra gli sfuggì l'ultimo soffio di vita. E così morì Brom il cantastorie.

Con dita tremanti, Eragon chiuse gli occhi di Brom e si alzò. Saphira, alle sue spalle, levò la testa al cielo ed emise un ruggito di dolore, seguito da ululati lamentosi. Le guance di Eragon furono rigate da molte lacrime, mentre si sentiva travolgere da un immane senso di perdita. Tirò su col naso e disse, solenne: «Dobbiamo seppellirlo.»

«Potrebbero vederci» osservò Murtagh.

«Non m'importa!»

Murtagh esitò, poi sollevò il corpo di Brom e lo portò fuori dalla grotta, insieme alla sua spada e al suo bastone, Saphira li seguì. «Lassù» disse Eragon, indicando la cima della collina di arenaria. «Non possiamo scavare una fossa nella pietra» obiettò Murtagh.

«Io posso farlo.»

Eragon si arrampicò sul liscio pendio, malgrado il dolore al costato. Una volta in cima, Murtagh depose il corpo di Brom sulla roccia.

Eragon si asciugò gli occhi e concentrò lo sguardo sulla pietra. Fece un gesto con la mano e disse: «Moi stenr!» La roccia s'increspò in piccole onde concentriche, come se fosse liquida, creando al centro una fossa grande quanto un corpo umano. Plasmando l'arenaria come se fosse argilla umida, Eragon eresse una barriera tutt'intorno, alta fino alla cintola.

Deposero Brom nella cavità insieme alla sua spada e al suo bastone. Poi Eragon fece un passo indietro, e di nuovo modellò la roccia con la magia. L'arenaria si chiuse sul volto immobile di Brom e si fuse innalzandosi fino a formare un'alta guglia frastagliata. Come ultimo omaggio, Eragon incise delle rune nella pietra:

QUI GIACE BROM Che fu un Cavaliere E come un padre

Per me.

Che il suo nome possa vivere Per sempre nella gloria.

Poi chinò il capo e diede sfogo a tutto il suo dolore. Rimase immobile come una statua vivente fino all'arrivo del buio, quando la terra perse ogni colore.

Quella notte sognò ancora la donna prigioniera.

Capì subito che c'era qualcosa che non andava. Il respiro della donna era irregolare, e lei tremava, ma se fosse per il freddo o il dolore, non seppe dirlo. Nel buio della cella, l'unica cosa chiaramente illuminata era la sua mano, che pendeva dal bordo della branda. Un liquido scuro le gocciolava dalla punta delle dita. Eragon sapeva che era sangue.

IL SEPOLCRO DI DIAMANTE

E

ragon si svegliò con gli occhi che gli bruciavano e il corpo indolenzito. La caverna era deserta, cavalli a parte. La barella era scomparsa; non restava alcuna traccia di Brom. Si alzò e si andò a sedere all'ingresso, sulla roccia porosa. E così Angela l'indovina aveva

ragione... c'era una morte nel mio futuro, pensò, contemplando il paesaggio con sguardo vacuo. Il sole color topazio già diffondeva il suo calore intenso nel primo mattino. Una lacrima, una sola gli rotolò sul volto impassibile e svanì al sole, lasciandogli una riga di sale sulla pelle. Chiuse gli occhi e assaporò il calore, svuotando la mente. Con un dito grattò pigramente la pietra arenaria, e quando guardò si accorse di aver scritto: Perché io?

Murtagh lo trovò ancora lì seduto, quando ore dopo tornò alla caverna portando un paio di lepri. Senza dire una parola, si sedette vicino a lui.

«Come stai?» gli chiese dopo un po'.

«Malissimo.»

Murtagh lo guardò pensieroso. «Credi di riuscire a riprenderti?» Eragon si strinse nelle spalle. Dopo qualche minuto di silenzio, Murtagh gli disse: «Mi dispiace chiedertelo in un momento simile, ma devo sapere... Il tuo Brom è quel Brom? Quello che rubò un uovo di drago al re, lo cercò in tutto l'Impero e uccise Morzan in duello? Ti ho sentito fare il suo nome, e ho letto l'iscrizione che hai lasciato sulla sua tomba, ma devo saperlo per certo. Era lui?»

«Sì» rispose Eragon con un filo di voce. Murtagh era turbato. «Come sai queste cose? Parli di segreti ignoti ai più, insegui i Ra'zac e sei comparso proprio quando avevamo bisogno di te. Sei uno dei Varden?»

Gli occhi di Murtagh divennero due fosse imperscrutabili. «Sono in fuga, come te.» Un dolore compresso trapelava dalle sue parole. «Non appartengo né ai Varden né all'Impero. E non servo nessuno se non me stesso. Quanto a salvare voi, devo ammettere che avevo sentito parlare di un nuovo Cavaliere e ho pensato che seguendo i Ra'zac avrei potuto scoprire se le voci erano vere.» «Credevo che volessi uccidere i Ra'zac» disse Eragon. Murtagh sorrise appena. «Infatti: ma se l'avessi fatto, non ti avrei mai conosciuto.»

Ma Brom sarebbe ancora vivo... Quanto vorrei che fosse qui. Lui saprebbe se mi posso fidare di Murtagh. Eragon rammentò come Brom aveva avvertito le intenzioni di Trevor a Daret, e si chiese se lui era in grado di fare lo stesso con Murtagh. Provò a sondare la coscienza dell'uomo, ma si trovò davanti a una massiccia parete di ferro. Cercò di aggirarla, ma tutta la mente di Murtagh era fortificata. Come ha imparato a farlo? Brom ha detto che pochissime persone riescono a impedire a qualcuno di entrare nella loro mente senza un adeguato addestramento. E allora, dove Murtagh ha appreso questa capacità? Con il cuore triste e vuoto, Eragon chiese: «Dov'è Saphira?» «Non lo so» rispose Murtagh. «Mi ha seguito per un po'' mentre cacciavo, poi si è allontanata da sola, in volo. Non la vedo da prima di mezzogiorno.» Eragon si alzò e tornò nella grotta. Murtagh lo seguì. «Che cosa pensi di fare adesso?»

«Sono indeciso.» E non ci voglio nemmeno pensare. Arrotolò le coperte e le legò sulle bisacce di Cadoc. Le costole gli facevano male, Murtagh si dedicò a cucinare le lepri. Mentre Eragon metteva le sue cose nelle bisacce, scoprì Zar'roc. Il fodero rosso riluceva brillante. Estrasse la spada. La soppesò.

Non aveva mai portato Zar'roc al fianco né l'aveva mai usata in combattimento - tranne quando lui e Brom si addestravano - perché non voleva che la gente la vedesse. Adesso questo non era più un problema. I Ra'zac erano sembrati sorpresi e spaventati dalla spada: una ragione più che valida per mostrarla. Con un brivido, si tolse l'arco da tracolla e legò Zar'roc alla cintura. Da questo momento in poi, vivrò con la spada. Che il mondo veda chi sono. Non ho paura. Sono un Cavaliere in piena regola, adesso.

Frugò nelle borse di Brom, ma trovò soltanto indumenti, qualche oggetto personale e un sacchetto di monete.

Prese la mappa di Alagasëia, ripose le borse e si accovacciò davanti al fuoco. Murtagh alzò lo sguardo dalle lepri che stava scuoiando e strinse gli occhi. «Quella spada. Posso vederla?» domandò, pulendosi le mani.

Eragon esitò, restio a separarsi dalla spada anche per un solo istante; poi annuì, Murtagh esaminò il simbolo sulla lama con attenzione. Il suo volto si adombrò. «Dove l'hai presa?»

«Me l'ha data Brom. Perché?»

Murtagh gli restituì la spada con fare brusco e incrociò le braccia, accigliato. Aveva il respiro pesante. «Quella spada» disse con voce densa di emozione «un tempo era nota almeno quanto il suo proprietario. L'ultimo Cavaliere a possederla fu Morzan, un uomo spietato e brutale. Credevo che fossi un nemico dell'Impero, e invece eccoti qui a portare una delle spade di quei maledetti Rinnegati!»

Eragòn guardò Zar'roc, sconcertato. Capì che Brom doveva averla sottratta a Morzan dopo che avevano combattuto a Gil'ead. «Brom non mi ha mai detto da dove veniva» disse con onestà. «Non avevo idea che fosse di Morzan.»

«Non te l'ha mai detto?» fece Murtagh, con una sfumatura di scetticismo nella voce. «Strano. Non riesco a pensare a un motivo per cui te lo debba aver tenuto nascosto.»

«Nemmeno io. Ma a dire il vero aveva molti segreti.» Eragon si sentiva a disagio, ora che sapeva di possedere la spada dell'uomo che aveva tradito i Cavalieri per Galbatorix. Questa lama deve aver ucciso molti Cavalieri ai suoi tempi, pensò con orrore, E peggio, anche draghi! «Comunque sia, ho intenzione di tenerla. Non ho una spada tutta mia. Finché non ne avrò una, userò Zar'roc.» Murtagh rabbrividì sentendo pronunciare quel nome. «Come vuoi» disse, e riprese a spellare le lepri, a occhi bassi.

Quando fu pronto, Eragon mangiò lentamente, anche se aveva fame. Il cibo caldo lo fece sentire meglio. Mentre grattavano il fondo delle scodelle, disse; «Devo vendere il mio cavallo.» «Perché non quello di Brom?» fece Murtagh. Sembrava aver dimenticato il malumore di poco prima.

«Fiammabianca? Perché Brom ha promesso di prendersi cura di lui, e dato che... non c'è più, me ne occuperò io.»

Murtagh posò la scodella in grembo. «Se è questo che vuoi, credo che troveremo un compratore in qualche città o in villaggio.»

«Troveremo?»

Murtagh gli scoccò un'occhiata eloquente. «Non puoi restare ancora a lungo. Se i Ra'zac sono qui intorno, la tomba di Brom sarà come un faro per loro.» Eragon non ci aveva pensato. «E le tue costole ci metteranno del tempo a guarire. So che sei in grado di difenderti con la magia, ma hai bisogno di un compagno che sollevi gli oggetti pesanti e usi una spada. Ti sto chiedendo di viaggiare con te, almeno per un po'. Ma devo avvertirti, l'Impero mi sta cercando. Potrebbe scorrere del sangue.»

Eragon rise debolmente e si ritrovò a piangere, tanto faceva male. Ripreso fiato, disse: «Non m'importa se tutto l'esercito ti sta cercando. Hai ragione. Mi serve aiuto. Sarò felice di averti come compagno, ma devo prima parlarne con Saphira. Però anch'io devo avvertirti che Galbatorix potrebbe mandare l'intero esercito a cercare me. Non sarai più al sicuro con me e Saphira di quanto non lo saresti da solo.»

«Questo lo so» disse Murtagh con un ghigno. «Ma è lo stesso.»

«Bene.» Eragon gli sorrise, grato.

Mentre parlavano, Saphira entrò nella caverna e salutò Eragon. Era contenta di vederlo, ma nei suoi pensieri e nelle sue parole c'era una profonda tristezza. Appoggiò la grande testa azzurra sul pavimento e domandò: Stai bene?

Non tanto.

Mi manca il vecchio.

Anche a me... Non ho mai sospettato che fosse un Cavaliere.Brom!. Era davvero vecchio... vecchio quanto i Rinnegati. Tutto quello che mi ha insegnato sulla magìa deve averlo imparato dai Cavalieri.

Saphira si agitò appena. Io ho saputo chi era dal momento stesso in cui mi ha toccato, alla fattoria. E non me l'hai detto? Perché?

Perché lui mi chiese di non farlo , rispose lei semplicemente.

Eragon decise di non farlo diventare un problema. Saphira non aveva avuto intenzione di ferirlo. Brom aveva molti segreti, le disse, e le spiegò di Zar'roc e della reazione : di Murtagh. Ora capisco perché Brom non mi raccontò delle orìgini di Zar'roc quando me la diede. Se l'avesse fatto, probabilmente sarei fuggito da lui alla prima occasione.

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