Volodyk - Paolini2-Eldest
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Baldor annuì, ma Roran chiese: «Perché?»
«Non è ovvio? In circostanze normali, tu e Katrina sareste stati sulla bocca di tutti per i prossimi nove mesi.» Loring si grattò un lato del naso. «Invece, con tutti i problemi che abbiamo, sarete presto dimenticati e potrete godervi un po' di pace.»
Roran si accigliò. «Avrei preferito i pettegolezzi a quei profanatori accampati sulla strada.»
«Lo so, è così per tutti. Ma bisogna trovare il lato positivo di ogni situazione... e il cielo sa se non ne abbiamo tutti bisogno... specie tu, una volta che ti sarai sposato!» Loring ridacchiò e indicò Roran. «Ehi, ragazzo, sei diventato tutto rosso!»
Brontolando fra sé, Roran cominciò a raccogliere le cose di Katrina sparse per terra. Tutti quelli che si trovarono a passargli accanto mormoravano un commento, nessuno dei quali troppo adatto a calmargli i nervi. «Balle!» sibilò fra i denti, dopo una critica particolarmente maligna.
Sebbene la spedizione sulla Grande Dorsale avesse subito un ulteriore ritardo per colpa della scenata a cui i paesani avevano appena assistito, la carovana di uomini e muli partì poco prima di mezzogiorno, seguendo la pista battuta che risaliva le pendici del monte Narnmor fino al culmine delle Cascate di Igualda. Era una salita ripida, da percorrere con cautela, per via dei bambini e del peso che ciascuno portava.
Roran passò gran parte del tempo intralciato da Calitha - la moglie di Thane - e dai suoi cinque figli, ma non se ne fece un cruccio, anzi, così non affaticava il polpaccio ferito e poteva ripensare ai recenti eventi. Lo scontro con Sloan lo aveva profondamente scosso. Se non altro, si consolava, Katrina non resterà a Carvahall ancora a lungo. Poiché nel profondo del suo cuore, Roran era convinto che il villaggio sarebbe stato presto sconfitto. Era una semplice constatazione, terribile, ma inevitabile.
A tre quarti dell'ascesa si fermò a riposare, e si appoggiò al tronco di un albero ad ammirare il panorama della Valle Palancar. Cercò di individuare l'accampamento dei Ra'zac - che sapeva trovarsi a sinistra dell'Anora e a sud della strada
- ma non riuscì a scorgere nemmeno un filo di fumo.
Roran sentì il ruggito delle Cascate di Igualda molto prima di vederle. Avevano l'aspetto di una spumeggiante criniera bianca che si riversava dalla vetta frastagliata del Narnmor giù nella valle, mezzo miglio più sotto. La grande corrente seguiva un percorso sinuoso nel precipitare, a seconda degli ostacoli e delle raffiche di vento.
Dopo aver superato la cornice di ardesia da dove si gettava l'Anora, Roran percorse una stretta gola piena di cespugli di lamponi, per finire in un'ampia radura fiancheggiata su un lato da un cumulo di massi, dove trovò i primi della carovana già impegnati a organizzare il campo. La foresta risuonava di grida di bimbi.
Sfilatosi lo zaino, Roran prese un'accetta e si mise a ripulire la zona dai cespugli insieme ad altri uomini. Quando ebbero finito, cominciarono a tagliare gli alberi per circondare l'accampamento. L'aroma di resina di pino saturava l'aria. Roran lavorava in fretta; le schegge di legno volavano al ritmo dei suoi colpi.
Il tempo di finire la palizzata, e il campo era stato eretto, con diciassette tende e quattro piccoli falò che illuminavano le tetre espressioni della gente e dei muli. Nessuno voleva andarsene e nessuno voleva restare.
Roran vagò con lo sguardo sulla massa di bambini e anziani che impugnavano le lance e pensò: Troppa esperienza, o troppo poca. I nonni hanno l'esperienza per affrontare orsi e bestie del genere, ma i nipoti saranno in grado di metterla in pratica? Poi notò lo scintillio d'acciaio negli occhi delle donne e si rese conto che, sebbene fossero occupate a cullare un neonato o a curare un braccio graffiato, tenevano gli scudi e le lance sempre a portata di mano. Roran sorrise. Forse... forse c'è ancora una speranza.
Vide Nolfavrell seduto da solo su un tronco abbattuto, intento a fissare la Valle Palancar, e lo raggiunse. Il ragazzino lo guardò serio. «Te ne andrai presto?» domandò. Roran annuì, colpito dal suo atteggiamento e dalla sua determinazione. «Farai del tuo meglio, vero, per uccidere i Ra'zac e vendicare mio padre? Lo farei io, ma la mamma dice che devo proteggere i miei fratelli e le mie sorelle.»
«Ti porterò io stesso le loro teste, se potrò» promise Roran.
Il mento del ragazzino tremò. «Ci conto!»
«Nolfavrell...» Roran s'interruppe per cercare le parole adatte. «Tu sei l'unico qui, a parte me, che ha ucciso un uomo. Questo non significa che siamo meglio o peggio di chiunque altro, ma significa che potrò fare affidamento su di te, se sarete attaccati. Quando domani verrà Katrina, ti assicurerai che sia ben protetta?»
Il petto di Nolfavrell si gonfiò di orgoglio. «La seguirò come un'ombra!» Poi abbassò lo sguardo, rammaricato. «Voglio dire... quando non dovrò badare...»
Roran comprese. «Oh, la tua famiglia viene al primo posto. Ma forse Katrina potrà stare nella tenda con i tuoi fratelli e le tue sorelle.»
«Sì» disse Nolfavrell con un filo di voce. «Sì, potrebbe funzionare. Conta pure su di me.»
«Ti ringrazio.» Roran gli diede una pacca sulla spalla. Avrebbe potuto chiederlo a una persona più grande e capace, ma gli adulti erano troppo occupati con le proprie responsabilità per difendere Katrina come lui desiderava. D'altro canto, Nolfavrell aveva il modo e la tempra per garantire la sua incolumità. Saprà sostituirmi, finché saremo separati. Roran si alzò vedendo avvicinarsi Brigit.
Rivolgendogli un'occhiata spenta, la donna disse: «Vieni, è ora.» Poi abbracciò il figlio e s'incamminò verso le cascate con Roran e gli altri compaesani che tornavano a Carvahall. Alle loro spalle, nel piccolo accampamento, tutti si avvicinarono alla palizzata, sbirciando attraverso i tronchi tagliati con occhi smarriti.
Il volto del nemico
Roran trascorse il resto della giornata a migliorare le difese, sentendo sua la desolazione di Carvahall. JL ViEra come se avessero preso una parte di lui per nasconderla sulla Grande Dorsale. Senza bambini, il villaggio sembrava un accampamento fortificato. Il cambiamento aveva reso tutti cupi e taciturni.
Quando il sole si tuffò fra le guglie frastagliate della Grande Dorsale, Roran risalì la collina verso casa di Horst. Si fermò davanti alla porta principale con la mano sul pomello, ma rimase lì, senza entrare. Perché questo incontro mi spaventa quanto una battaglia?
Alla fine abbandonò la porta principale e girò intorno alla casa per entrare direttamente in cucina dove, con suo sgomento, vide Elain seduta a fare la calza da un lato del tavolo, intenta a parlare con Katrina, seduta di fronte a lei. Entrambe si volsero a guardarlo, e Roran balbettò: «Stai... stai bene?»
Katrina si alzò per andargli incontro. «Sto bene.» Sorrise dolcemente. «È stato solo un momento terribile quando papà... quando...» Abbassò la testa per un istante. «Elain è stata così gentile da offrirmi la stanza di Baldor per stanotte.»
«Sono contento che tu stia meglio» disse Roran e l'abbracciò forte, cercando di infondere tutto il suo amore e la sua adorazione in quel semplice contatto.
Elain avvolse la lana intorno ai ferri. «Coraggio. Il sole è tramontato, ed è ora di andare a letto, Katrina.» Roran la lasciò a malincuore. La ragazza lo baciò sulla guancia e disse: «Ci vediamo domattina.»
Lui fece per seguirla, ma si fermò quando Elain disse in tono aspro: «Roran.» Il suo volto delicato era accigliato e risoluto.
«Sì?»
Elain attese di sentire lo scricchiolio delle scale per essere sicura che Katrina non sentisse. «Spero che tu voglia tener fede a ogni parola che hai detto a quella ragazza, perché altrimenti, convocherò un'assemblea e ti farò esiliare nel giro di una settimana.»
Roran rimase sbalordito. «Ma certo che manterrò le promesse. Io l'amo.»
«Katrina ha appena rinunciato a tutto quello che possedeva e a cui teneva per te.» Elain lo fissava con sguardo inflessibile. «Ho visto uomini professare amore eterno a giovani donne, come giuramenti fatti al vento. Le fanciulle sospirano e piangono e credono di essere speciali, ma per l'uomo non si tratta che di un trastullo momentaneo. Sei sempre stato un uomo d'onore, Roran, ma la lussuria può trasformare la persona più sensibile in un fantoccio rimbambito o in una scaltra, infima volpe. Tu cosa sei? Perché Katrina non ha bisogno di un fantoccio, né di un bugiardo, e nemmeno di amore; ciò di cui ha soprattutto bisogno è un uomo che provveda a lei. Se tu l'abbandoni, diventerà la persona più derelitta di Carvahall, costretta a vivere dell'elemosina degli amici, la nostra prima e unica mendicante. Per il sangue che mi scorre nelle vene, non lo permetterò.»
«Neppure io» protestò Roran. «Dovrei essere senza cuore, o peggio, per fare una cosa del genere.» Elain levò fiera il mento. «Già. Non dimenticare che intendi sposare una donna che ha perso sia la sua dote che l'eredità di sua madre. Capisci cosa significa per Katrina perdere l'eredità? Non avrà argento, né biancheria, né merletti, nessuna delle cose necessarie a mettere su casa. Tutte noi possediamo tali oggetti, tramandati di madre in figlia dal primo giorno in cui mettemmo piede in Alagaésia. Simboleggiano quanto valiamo. Una donna senza eredità è come... è come...» «È come un uomo senza terra o senza mestiere» concluse Roran.
«Giusto. È stato crudele da parte di Sloan diseredare Katrina, ma adesso non possiamo farci più niente. Entrambi non avete soldi né risorse. La vita già è difficile di suo senza questi problemi. Comincerete da zero e con zero in tasca. La prospettiva ti spaventa o ti sembra insopportabile? Perciò, ti chiedo ancora una volta - e non mentirmi, altrimenti voi due ve ne pentirete per il resto dei vostri giorni - ti prenderai cura di lei senza rancore né rimpianti?» «Sì.»
Elain sospirò e versò del sidro in due boccali di terracotta da una caraffa che prese da una mensola. Ne porse uno a Roran e si sedette di nuovo al tavolo. «Allora ti suggerisco di cominciare a ricostruire una casa e un'eredità per Katrina, affinchè lei, e le figlie che un giorno avrete, possano guardare in faccia le donne di Carvahall senza vergogna.» Roran sorseggiò il sidro fresco. «Se vivremo tanto a lungo.»
«Già.» Elain si scostò una ciocca bionda dalla fronte e scosse il capo. «Hai scelto la via più difficile, Roran.» «Dovevo essere sicuro che Katrina lasciasse Carvahall.»
Elain inarcò un sopracciglio. «Allora è stato per questo. Bene, non discuterò le tue ragioni, ma perché diavolo non hai parlato a Sloan del fidanzamento prima di questa mattina? Quando Horst chiese la mia mano a mio padre, donò alla nostra famiglia dodici pecore, una scrofa e otto paia di candelieri di ferro battuto ancora prima di sapere se avrebbe acconsentito. Avresti potuto pensare a qualcosa di meglio che non prendere a pugni il tuo futuro suocero.» Un'amara risata sfuggì dalle labbra di Roran. «Avrei potuto, certo, ma non ho mai trovato il momento adatto, con tutti quegli attacchi.»
«I Ra'zac non hanno attaccato per sei giorni.»
Roran si rabbuiò. «No, ma... è che... Oh, non lo so!» Calò il pugno sul tavolo in un moto di frustrazione. Elain posò la tazza e mise le sue esili mani sulla sua. «Se riuscirai a ricucire questo strappo con Sloan adesso, prima che si accumulino anni di rancore, allora la tua vita con Katrina sarà molto, molto più facile. Domattina va' a casa sua e implora il suo perdono.»
«Non lo implorerò! Non lui.»
«Roran, ascoltami. Dovessi implorare per un mese intero, niente è più prezioso della pace in famiglia. Lo so per esperienza; litigare non serve a niente.»
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