Volodyk - Paolini2-Eldest
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Katrina rabbrividì. Il suo corpo si fece teso, mentre le mani bianche torcevano l'orlo del grembiule di mussola. «Se accetto» disse con voce tremante, «tu devi promettermi, qui e adesso, che non mi farai mai più una richiesta del genere. Devi promettermi che se anche ci trovassimo di fronte a Galbatorix in persona, e soltanto uno di noi due potesse salvarsi, tu non mi chiederai di andarmene.»
Roran la guardò disperato. «Non posso.»
«Allora come ti aspetti che faccia quello che tu non faresti?» gridò lei. «Questo è il mio prezzo, e né l'oro, né i gioielli, né tutte le belle parole di questo mondo valgono il tuo giuramento. Se non ci tieni abbastanza a me da fare tu un sacrificio, Roran Fortemartello, allora vattene e non farti mai più vedere!»
Non posso perderla. Sebbene il dolore fosse intollerabile, abbassò il capo e disse: «Hai la mia parola.» Katrina annuì e si adagiò su una sedia - la schiena rigida ed eretta - e si asciugò le lacrime con una manica. Con voce tranquilla disse: «Papà mi odierà per questo.»
«Come farai a dirglielo?»
«Non glielo dirò» rispose lei, con aria di sfida. «Non mi permetterà mai di andare sulla Grande Dorsale, ma dovrà capire che questa è una mia decisione. A ogni modo, non oserà inseguirmi sulle montagne. Le teme più della morte.» «Ma potrebbe temere di più di perderti.»
«Si vedrà. Se... quando verrà il momento di tornare, mi aspetto che tu abbia già parlato con lui del fidanzamento. Questo dovrebbe dargli il tempo di accettare il fatto compiuto.»
Roran annuì, pensando in cuor suo che sarebbero stati davvero fortunati se gli eventi avessero preso quella piega.
Ferite del presente
Quando giunse l'alba, Roran si svegliò, ma rimase disteso a fissare il soffitto intonacato, ascoltando il lento raschio del proprio respiro. Dopo un minuto scese dal letto, si vestì e andò in cucina, dove si preparò una fetta di pane spalmata di formaggio molle. Uscì a mangiare sul portico, ammirando il sorgere del sole.
La sua tranquillità fu interrotta da una masnada di bambini scalmanati che attraversarono di corsa il giardino di una casa accanto, lanciando gridolini mentre giocavano a prendersi. Li seguivano alcuni adulti, ciascuno indaffarato a bloccare i propri figli. Roran osservò la baraonda svanire dietro un angolo, poi mangiò l'ultimo boccone e tornò in cucina, dove nel frattempo si era riunito il resto della famiglia.
Elain lo salutò. «Buongiorno, Roran.» Aprì le imposte della finestra e alzò lo sguardo al cielo. «Sembra che ricomincerà a piovere.»
«Meglio così» sentenziò Horst. «Ci aiuterà a nasconderci mentre scaliamo il monte Narnmor.»
«Scaliamo?» disse Roran. Si sedette al tavolo accanto ad Albriech, che si strofinava gli occhi ancora assonnati. Horst annuì. «Sloan aveva ragione a proposito delle provviste; dobbiamo aiutarli a trasportarle fin sulle cascate, altrimenti non potranno portarne abbastanza.»
«Resteranno abbastanza uomini per difendere il villaggio?»
«Puoi contarci.»
Dopo la colazione, Roran aiutò Baldor e Albriech a impacchettare cibo, coperte e vettovaglie in tre grossi fagotti che si misero in spalla per poi dirigersi verso la zona nord del villaggio. Il polpaccio gli faceva ancora male, ma non in modo insopportabile. Per la strada incontrarono i tre fratelli, Darmen, Lame e Hamund, che recavano in spalla altrettanti fardelli.
Lungo il margine interno della trincea che circondava le case, Roran e i suoi compagni trovarono un vasto gruppo di bambini, genitori e nonni, impegnati a organizzarsi per la spedizione. Alcune famiglie avevano dato in prestito i propri muli per portare le provviste e i bambini più piccoli; gli animali legati scalpitavano impazienti, e il ragliare si aggiungeva alla confusione generale.
Roran posò il fagotto a terra e scrutò il gruppo. Vide Svart - lo zio di Ivor che, a quasi sessantanni, era l'uomo più anziano di Carvahall - seduto su una balla di indumenti, intento a far giocare un piccoletto con la punta della sua lunga barba bianca; Nolfavrell, sorvegliato da Brigit; Felda, Nolla, Calitha e altre madri dall'aria preoccupata; e un gran numero di uomini e donne dall'espressione riluttante. Tra la folla, Roran scorse anche Katrina, impegnata ad annodare i lembi di un fagotto. Lei levò lo sguardo e gli sorrise, poi tornò al suo lavoro.
Dato che nessuno sembrava essersi occupato del coordinamento, Roran si adoperò per organizzare al meglio la raccolta di provviste. Scoprì che mancavano le borracce d'acqua, ma quando ne chiese delle altre, finì con averne tredici di troppo. Lungaggini simili consumarono le prime ore della mattinata.
Mentre discuteva con Loring sull'eventuale necessità di scarpe di riserva, Roran notò Sloan fermo all'imbocco di un vicolo.
Il macellaio osservava la scena con uno sdegno che gli accentuava le rughe intorno alle labbra serrate. La sua indignazione si trasformò in rabbia incredula nel vedere Katrina infilarsi lo zaino in spalla, fugando ogni dubbio che fosse lì soltanto per dare una mano. Una vena cominciò a pulsargli al centro della fronte.
Roran corse verso Katrina, ma Sloan arrivò per primo. Le afferrò il manico dello zaino e lo scrollò con violenza, gridando: «Chi ti ha convinta a farlo?» Katrina disse qualcosa a proposito dei bambini e cercò di liberarsi, ma Sloan strattonò lo zaino, torcendole le braccia quando gli spallacci le scivolarono via, e lo gettò in terra. Il contenuto si sparse a terra. Continuando a gridare, Sloan afferrò il braccio di Katrina e cominciò a trascinarla via. Lei piantò i talloni nel terreno e si divincolò, i capelli ramati che le ondeggiavano davanti al viso come una tempesta di sabbia. Furibondo, Roran si scagliò contro Sloan per separarlo dalla figlia, e spinse il macellaio sul petto con una tale foga da farlo barcollare all'indietro di diversi passi. «Fermati! Sono io che gliel'ho chiesto.»
Sloan fulminò Roran con un'occhiata e ruggì: «Non ne hai il diritto!»
«Sì che ce l'ho!» Roran guardò il cerchio di spettatori che si era radunato intorno a loro, e poi dichiarò a gran voce, perché tutti potessero udire: «Katrina e io siamo fidanzati e ci sposeremo. E non permetterò che la mia futura moglie venga trattata in questo modo!» Per la prima volta, gli abitanti di Carvahall tacquero; perfino i muli si zittirono. Sorpresa, e un profondo, inconsolabile dolore affiorarono sul viso vulnerabile di Sloan, insieme al luccichio delle lacrime. Per un istante Roran provò compassione per lui, ma poi una serie di spasmi deformarono i lineamenti del padre di Katrina, ciascuno più intenso del precedente, finché la sua pelle non diventò paonazza. Lanciò un'imprecazione e disse: «Tu, codardo dalla doppia faccia! Come hai potuto guardarmi negli occhi e parlarmi come un uomo onesto, mentre corteggiavi mia figlia senza il mio permesso? Io mi sono fidato di te, e adesso ti scopro a intrufolarti in casa mia appena volto la schiena.»
«Era mia intenzione fare le cose come si deve» disse Roran, «ma gli eventi hanno cospirato contro di me. Non avrei mai voluto ferirti. Purtroppo è andata diversamente da come tutti noi speravamo, ma vorrei ugualmente ricevere la tua benedizione, se acconsenti.»
«Preferirei avere un porco verminoso come genero! Tu non hai fattoria. Tu non hai famiglia. E non avrai niente a che fare con mia figlia!» Il macellaio imprecò ancora. «E lei non avrà niente a che fare con la Grande Dorsale!» Sloan si avventò su Katrina, ma Roran gli sbarrò il passo, l'espressione feroce, i pugni serrati. I due si fissarono ad appena un palmo di distanza, tremando per l'intensità delle loro emozioni. Gli occhi orlati di rosso di Sloan luccicavano di follia.
«Katrina, vieni qui» ordinò Sloan.
Roran indietreggiò di un passo - i tre formarono un triangolo - e fissò Katrina. Le lacrime le inondavano il viso, mentre il suo sguardo guizzava fra Roran e il padre. Fece un passo avanti, esitò, poi con un grido di angoscia si tirò i capelli, tormentata dall'indecisione.
«Katrina!» esclamò Sloan, terrorizzato.
«Katrina» mormorò Roran.
Al suono della sua voce, Katrina smise di versare lacrime e drizzò la schiena, il viso ora composto e pacato. «Mi dispiace, papà» disse, «ma ho deciso di sposare Roran.» E si affiancò al giovane.
Sloan sbiancò. Si morse il labbro così forte da far sgorgare una gocciolinà di sangue. «Non puoi abbandonarmi! Sei mia figlia!» Le si avventò contro con le dita contratte come artigli. Nello stesso momento, Roran ruggì e colpì il macellaio con tutte le sue forze, scaraventandolo a terra davanti all'intero villaggio.
Sloan si rialzò lentamente, il viso e il collo rossi di umiliazione. Quando il suo sguardo si posò di nuovo su Katrina, il macellaio parve rimpicciolirsi, come ripiegato in sé, finché Roran non ebbe l'impressione di guardare il fantasma dell'uomo che era stato. Con un filo di voce, il macellaio disse: «È sempre così: sono quelli che ami di più che ti danno i dolori più grandi. Tu non avrai alcuna dote da me, vipera, né riceverai l'eredità di tua madre.» Piangendo amare lacrime, Sloan si volse e corse verso la sua bottega.
Katrina si appoggiò a Roran, e lui le cinse le spalle con un braccio. Restarono aggrappati l'uno all'altra, mentre la gente si assiepava intorno a loro, chi per congratularsi, chi per disapprovare, chi per dare consigli. Malgrado il clamore, Roran non si accorgeva di niente se non della donna che teneva fra le braccia, e che ricambiava la sua stretta. All'improvviso tra la folla si fece largo Elain a suon di gomitate, nonostante il pancione. «Oh, povera cara!» esclamò, e gettò le braccia al collo di Katrina, strappandola a Roran. «Siete davvero fidanzati?» Katrina annuì e sorrise, poi scoppiò in un pianto dirotto sulla spalla di Elain. «Su, su, non temere.» Elain cullava Katrina con dolcezza materna, lisciandole i capelli e mormorandole parole affettuose, ma invano. Ogni volta che Roran pensava che stesse per smettere, Katrina ricominciava a piangere ancora più forte. Alla fine, Elain lo guardò da sopra le spalle tremanti di Katrina e gli disse: «La porto a casa.»
«Vi accompagno.»
«No» replicò Elain. «Ha bisogno di tempo per calmarsi, e tu hai del lavoro da sbrigare. Vuoi il mio consiglio?» Roran annuì stordito. «Sta' alla larga da lei fino a stasera. Ti garantisco che si sarà ripresa. Domani potrà raggiungere gli altri.» E senza aspettare risposta, Elain guidò la singhiozzante Katrina lontano dallo sbarramento di alberi. Roran rimase con le braccia inerti lungo i fianchi, in preda a uno strano torpore. Cosa abbiamo fatto? Si pentiva di non aver rivelato prima la notizia del loro fidanzamento a Sloan. Rimpiangeva di non poter più lavorare insieme a Sloan per proteggere Katrina dall'Impero. E si rammaricava di aver costretto Katrina a rinnegare la sua famiglia per lui. Ora era doppiamente responsabile della sua vita. Non avevano scelta, se non sposarsi. Ho combinato un disastro. Sospirò e strinse il pugno, facendo una smorfia per le nocche escoriate.
«Come ti senti?» gli chiese Baldor, avvicinandosi.
Roran abbozzò un sorriso. «Non è andata come speravo. Sloan non vuole sentire ragioni quando si tratta della Grande Dorsale.»
«E di Katrina.»
«Già. Io...» Roran tacque nel vedere Loring che si avvicinava.
«È stata una sciocchezza madornale!» ringhiò il calzolaio, arricciando il naso. Poi protese il mento e sogghignò, mostrando i denti smozzicati. «Ma auguro a te e alla ragazza ogni fortuna.» Scosse il capo. «Eh, ne avrai un gran bisogno, Fortemartello!»
«Tutti ne avremo bisogno» lo rimbeccò Thane, passando vicino.
Loring lo congedò con un gesto della mano. «Bah, lascia perdere quel vecchio acido. Ascolta, Roran. Vivo a Carvahall da tanti anni e con la mia esperienza posso dirti che è stato meglio che sia accaduto ora, piuttosto che quando il villaggio sonnecchia tranquillo e beato.»
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