Volodyk - Paolini2-Eldest
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Trovare gente disposta ad aiutarlo fu più facile del previsto. Dopo l'ultima battaglia, i compaesani erano più inclini ad ascoltarlo e a obbedirgli, se non altro quelli che non lo ritenevano responsabile della situazione. Al principio era rimasto sconcertato da quell'atteggiamento che gli conferiva un'autorità mai avuta prima, ma poi si era reso conto che era il risultato della soggezione, della stima e forse persino della paura ispirate dalle uccisioni che aveva commesso. Lo chiamavano Fortemartello. Roran Fortemartello.
Il nome gli piaceva.
Quando la notte inghiottì la valle, Roran si appoggiò in un angolo della stanza da pranzo di Horst, con gli occhi chiusi. Donne e uomini, seduti intorno al tavolo illuminato da una candela, conversavano tra di loro. Kiselt stava illustrando lo stato delle scorte alimentari di Carvahall. «Non moriremo di fame» concluse, «ma se non ci occuperemo presto dei campi e del bestiame, tanto vale tagliarci la gola da soli prima del prossimo inverno. Sarebbe un destino più clemente.» Horst si accigliò. «Sciocchezze!»
«Sciocchezze o no» disse Gertrude, «dubito che avremo occasione di scoprirlo. Eravamo superiori di numero, dieci contro uno, quando sono arrivati i soldati. Loro hanno perso undici uomini; noi dodici, e io mi sto prendendo cura di nove feriti. Cosa succederà, Horst, quando la situazione si ribalterà?»
«Daremo ai bardi un motivo per ricordare i nostri nomi» ribattè il fabbro. Gertrude scrollò il capo avvilita. Loring picchiò un pugno sul tavolo. «Io dico che è il nostro turno di attaccare, prima di trovarci in inferiorità numerica. Ci servono soltanto uomini, scudi e lance, e ci libereremo da questa infestazione. Potremmo farlo stanotte!» Roran non riusciva a stare fermo per l'inquietudine. Aveva già sentito quei discorsi e, come sempre, la proposta di Loring suscitò aspre polemiche che consumavano il gruppo. Dopo un'ora, la questione era ancora irrisolta, e non erano state fatte nuove proposte, tranne quella di Thane a Gedric, quando gli disse di andarsi ad annegare in una vasca da concia. La rissa fu evitata per un soffio. Alla fine, mentre la conversazione languiva, Roran si avvicinò al tavolo, zoppicando per il polpaccio ferito. «Ho una cosa da dire.» La situazione richiedeva un intervento immediato, come se avesse messo un piede su una spina e dovesse strapparsela via senza pensare al dolore: prima lo faceva, meglio era. Gli sguardi di tutti - severi, indulgenti, arrabbiati, indifferenti e curiosi - si volsero verso di lui. Roran trasse un profondo respiro. «L'indecisione finirà per ucciderci quanto una spada o una freccia.» Orval roteò gli occhi, ma gli altri continuarono ad ascoltare. «Non so se dovremmo attaccare o fuggire...»
«Dove?» lo interruppe Kiselt.
«... ma una cosa la so: i nostri bambini, le nostre madri e i nostri infermi devono essere protetti dal pericolo. I Ra'zac hanno sbarrato la strada che ci collega alla fattoria di Cawley e alle altre famiglie della valle. E allora? Conosciamo questa terra meglio di chiunque altro in Alagaésia, e c'è un posto... c'è un posto, dove i nostri cari saranno al sicuro. La Grande Dorsale.»
Roran si fece piccolo piccolo sotto la tempesta di voci irate che si scatenò. Sloan era quello più infervorato e gridò: «Mi farò impiccare prima di mettere piede su quelle maledette montagne!»
«Roran» disse Horst, urlando sugli altri. «Tu più di tutti dovresti sapere che la Grande Dorsale è troppo pericolosa... è dove Eragon ha trovato la pietra che ha portato qui i Ra'zac! Le montagne sono fredde, e popolate di lupi, orsi e altri mostri. Come ti è venuto in mente?»
Per salvare Katrina! avrebbe voluto gridare Roran. Invece disse: «Per quanti soldati i Ra'zac riescano a radunare, non oseranno mai affrontare la Grande Dorsale. Non dopo che Galbatorix ha perso mezzo esercito fra quei monti.» «È stato tanto tempo fa» obiettò Morn, dubbioso.
Roran approfittò di quella affermazione. «Giusto, e le leggende non hanno fatto altro che ingigantirsi a furia di aggiungere fantasiosi dettagli sempre più terrificanti! Esiste già un sentiero che porta in cima alle Cascate di Igualda. Ci basta mandare i bambini e gli altri lassù. Resteranno appena ai margini della Dorsale, ma saranno al sicuro. Se Carvahall cade, potranno aspettare finché i soldati non se ne andranno, e poi scendere a cercare rifugio a Therinsford.» «È troppo pericoloso» ringhiò Sloan. Il macellaio afferrò il bordo del tavolo con una stretta così tenace che le punte delle sue dita sbiancarono. «Il freddo, le bestie. Nessun uomo sano di mente manderebbe la sua famiglia lassù.» «Ma...» Roran balbettò, colto di sorpresa dalla reazione di Sloan. Benché sapesse che il macellaio odiava le montagne più di chiunque altro - sua moglie si era gettata da una rupe vicino alle Cascate di Igualda - aveva sperato che il suo profondo desiderio di proteggere Katrina sarebbe stato abbastanza forte da vincere l'avversione. Ma capì che avrebbe dovuto convincere Sloan come tutti gli altri. Adottando un tono più conciliante, proseguì: «Non è così brutta come pensi. La neve si sta già sciogliendo. Ormai sulla Grande Dorsale non fa più freddo di quanto non lo faceva qui appena qualche mese fa. E dubito che i lupi o gli orsi provino ad attaccare un gruppo così numeroso.»
Sloan fece una smorfia, arricciando le labbra sui denti serrati, e scosse il capo. «Non troverai altro che la morte sulla Grande Dorsale.»
Di fronte agli evidenti cenni d'assenso degli altri, Roran si sentì ancora più determinato, convinto com'era che Katrina sarebbe morta se non fosse riuscito a persuaderli. Scrutò i volti in cerca di un'espressione amica. «Delwin, lo so che è crudele dirlo da parte mia, ma se Elmund non si fosse trovato a Carvahall sarebbe ancora vivo. Non puoi non essere d'accordo con me quando dico che questa è la cosa giusta da fare! Hai l'occasione di risparmiare ad altri genitori le tue sofferenze...»
Nessuno rispose. «E tu, Brigit!» Roran si trascinò verso di lei, aggrappandosi alle spalliere delle seggiole per non cadere. «Vuoi forse che Nolfavrell condivida il destino di suo padre? Deve andarsene. Non capisci, è l'unico modo per salvarlo...» Suo malgrado, Roran si sentì inondare gli occhi di lacrime. «È per il bene dei bambini!» gridò all'improvviso. L'assemblea taceva. Roran fissava il legno che stringeva fra le mani nel tentativo di controllarsi. Delwin fu il primo a scuotersi. «Non lascerò mai Carvahall finché gli assassini di mio figlio restano qui. Tuttavia...» Fece una pausa, poi riprese. «Tuttavia non posso negare che nelle tue parole c'è del vero: bisogna proteggere i bambini.» «Io l'ho detto fin dal principio» dichiarò Tara.
Poi fu il turno di Baldor. «Roran ha ragione. Non possiamo farci accecare dalla paura. La maggior parte di noi è salita fino in cima alle cascate, una volta o l'altra. È un posto sicuro.»
«Anch'io» intervenne Brigit «sono d'accordo.»
Horst annuì. «Preferirei di no, ma date le circostanze... non credo che abbiamo altra scelta.» Dopo qualche secondo, gli altri presenti cominciarono ad accettare la proposta a malincuore.
«È una follia!» esplose Sloan. Si alzò di scatto e puntò l'indice contro Roran. «Dove prenderanno il cibo sufficiente ad aspettare per settimane e settimane? Non possono portarlo con sé. Come faranno a riscaldarsi? Se accenderanno il fuoco, li vedranno! Come, come, come? Se non muoiono di fame, moriranno di freddo. Se non congeleranno, verranno divorati dalle bestie. Se non saranno le bestie... Chi lo sa? Potrebbero cadere!»
Roran allargò le braccia. «Se diamo tutti una mano, avranno cibo a sufficienza. Il fuoco non sarà un problema se si spingono nella foresta, cosa che dovranno fare comunque, dato che non c'è abbastanza spazio sulle cascate per accamparsi.»
«Scuse! Giustificazioni!»
«Cos'altro vuoi che facciamo, Sloan?» chiese Morn, fissandolo con curiosità.
Sloan rise amaramente. «Non questo.»
«Allora cosa?»
«Non importa. Solo che questa è la decisione sbagliata.»
«Non devi partecipare per forza» puntualizzò Horst.
«Infatti» disse il macellaio. «Fate come vi pare, ma né io né il mio sangue saliremo sulla Grande Dorsale, finché avrò midollo nelle ossa.» Detto questo, afferrò il cappello e se ne andò, scoccando un'occhiata velenosa a Roran, che ricambiò con uno sguardo torvo.
Per come la vedeva Roran, Sloan stava mettendo in pericolo Katrina per la propria testardaggine. Se non riesce ad accettare la Dorsale come rifugio, decise Roran, allora diventerà mio nemico e dovrà vedersela con me. Horst poggiò i gomiti sul tavolo e intrecciò le dita. «Allora... Se vogliamo adottare il piano di Roran, quali preparativi occorre fare?» I presenti si scambiarono qualche breve occhiata circospetta; poi, a poco a poco, cominciarono a discutere dell'argomento.
Roran aspettò fino a quando non ebbe la certezza di aver centrato l'obiettivo prima di scivolare inosservato dalla stanza. Vagò per il villaggio immerso nel buio in cerca di Sloan, setacciando il perimetro interno allo sbarramento di alberi. Alla fine scorse il macellaio accovacciato accanto a una torcia, lo scudo stretto fra le braccia, contro le ginocchia. Roran fece dietrofront e corse alla bottega di Sloan, ed entrò nella cucina sul retro.
Katrina stava apparecchiando e si fermò a guardarlo stupita. «Roran! Che ci fai qui? Hai parlato con papà?» «No.» Il giovane si fece avanti e le prese le mani, assaporando il contatto. Il semplice fatto di stare nella stessa stanza con lei lo colmava di gioia. «Ho un grande favore da chiederti. È stato deciso di mandare i bambini e pochi altri sulla Grande Dorsale, in cima alle Cascate di Igualda.» Katrina trasalì. «Voglio che li accompagni.»
Con espressione sconvolta, Katrina si liberò dalla sua stretta e si volse verso il caminetto, cingendosi il corpo con le braccia mentre fissava le braci ardenti. Per lunghi istanti non disse nulla, poi: «Papà mi ha proibito di avvicinarmi alle cascate da quando la mamma è morta. La fattoria di Albem è il posto più vicino alla Grande Dorsale in cui sia stata negli ultimi dieci anni.» Rabbrividì, e il suo tono divenne accusatorio. «Come fai a suggerirmi di abbandonare te e mio padre? Questa è anche casa mia. E perché dovrei andarmene, quando Elain, Tara e Brigit resteranno?»
«Katrina, ti prego.» Timidamente, Roran le posò le mani sulle spalle. «I Ra'zac sono qui per me, e non voglio che ti accada nulla di male per causa mia. Finché sei in pericolo, non posso concentrarmi su quello che va fatto: difendere Carvahall.»
«Chi mi rispetterebbe se fuggissi come una vigliacca?» La ragazza sollevò fiera il mento. «Mi vergognerei di guardare in faccia le donne di Carvahall e di essere tua moglie.»
«Vigliacca? Quale vigliaccheria c'è nel proteggere e sorvegliare i bambini sulla Grande Dorsale? Direi piuttosto che ci vuole più coraggio per andare sulle montagne che non per restare.»
«Che orrore è mai questo?» mormorò Katrina, girandosi fra le sue braccia, con gli occhi lucidi e le labbra serrate. «L'uomo che dovrebbe diventare mio marito non mi vuole più al suo fianco.»
Lui scosse il capo. «Non è vero. Io...»
«È vero! Che cosa succede se ti uccidono mentre sono lontana?»
«Non dire...»
«No! Carvahall ha ben poche speranze di sopravvivere, e se dobbiamo morire, preferisco morire insieme a te, piuttosto che rifugiarmi sulla Dorsale senza più cuore né vita. I bambini sapranno badare a se stessi. Come me, del resto.» Una lacrima le rotolò lungo la guancia.
Gratitudine e stupore pervasero Roran davanti a tanta devozione. La guardò nel profondo degli occhi. «E in nome di questo amore che ti chiedo di andare. So cosa provi. So che questo è il sacrificio più grande che entrambi possiamo fare, e te lo chiedo adesso.»
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