Volodyk - Paolini3-Brisingr

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Anche se una fila di case gli impedì di vedere l'impatto iniziale, Roran udì un coro di urla concitate, poi una serie di strani schiocchi metallici, e ancora grida di uomini e nitriti di cavalli.

Preoccupato, si sentì torcere le budella. Cos'era quel rumore? Archi di metallo? Esistono davvero armi del genere? Qualunque fosse il motivo, sapeva che non avrebbe dovuto sentire così tanti nitriti di cavalli in agonia. Rabbrividì quando si rese conto che l'attacco era fallito e che la battaglia poteva già essere perduta.

Quando oltrepassò l'ultima casa, tirò forte le redini di Fiammabianca e lo guidò verso il centro del villaggio. Alle sue spalle, i suoi uomini lo imitarono. Quasi duecento iarde di fronte a sé vide una tripla fila di soldati schierati fra due case, a bloccare il passaggio. I soldati sembravano non aver alcun timore dei cavalli che correvano verso di loro.

Roran esitò. Gli ordini erano chiari: lui e i suoi uomini dovevano caricare il lato ovest e farsi strada fra le truppe di Galbatorix fino a ricongiungersi con Sand ed Edric. D'altro canto, Edric non gli aveva detto che cosa fare se, una volta raggiunta la posizione, avesse scoperto che cavalcare dritti verso i soldati non era più una tattica efficace. Roran sapeva che disobbedire agli ordini, anche per evitare di far massacrare i suoi uomini, gli sarebbe costato l'accusa d'insubordinazione e una punizione esemplare da parte di Edric.

In quel momento i soldati scostarono i voluminosi mantelli e sollevarono le balestre già cariche.

E fu sempre in quel momento che Roran decise che avrebbe fatto il possibile per garantire ai Varden la vittoria. Non avrebbe permesso ai soldati di annientare il suo gruppo con un'unica pioggia di frecce solo per evitare le spiacevoli conseguenze di un atto di disobbedienza agli ordini del suo capitano.

«Al riparo!» urlò, e tirò con forza le redini di Fiammabianca, obbligando l'animale a compiere una brusca sterzata dietro una casa. Un istante dopo, una decina di dardi si conficcarono nel lato dell'edificio. Guardandosi attorno, Roran vide che tutti i suoi guerrieri, tranne uno, erano riusciti a mettersi al riparo dietro le case vicine prima che il nemico lanciasse la salva di dardi. L'unico troppo lento giaceva sanguinante nella polvere, con una coppia di dardi affondati nel petto: gli avevano trapassato la cotta di maglia come se fosse stata un foglio di carta. Terrorizzato dall'odore del sangue, il cavallo dell'uomo ucciso scalciò e fuggì dal villaggio, in una scia di polvere.

Roran tese un braccio e afferrò il bordo di una trave sul lato della casa, tenendo fermo Fiammabianca mentre cercava un modo per uscire da quella situazione disperata. I soldati lo avevano intrappolato insieme ai suoi uomini; non potevano tornare allo scoperto senza essere trafitti da così tanti dardi che avrebbero finito per somigliare a porcospini.

Un gruppo di suoi guerrieri uscì dal riparo dietro una casa vicina all'edificio che nascondeva Roran e lo raggiunse. «Che cosa dobbiamo fare, Fortemartello?» gli domandarono. Non sembravano turbati dal fatto che avesse disobbedito agli ordini; anzi, lo fissavano con rinnovata fiducia.

Roran si guardò intorno, cercando di ragionare il più in fretta possibile. Per caso, i suoi occhi si posarono sull'arco e sulla faretra legati alla sella di uno degli uomini. Sorrise. Soltanto pochi di quei guerrieri combattevano da arcieri, ma tutti avevano arco e frecce per poter cacciare e contribuire al sostentamento della compagnia quando si trovavano da soli in luoghi selvaggi senza l'appoggio del resto dei Varden.

Roran indicò la casa contro cui era appoggiato e disse: «Prendete gli archi e arrampicatevi sul tetto, e appostatevi lì, quanti più riuscite; se tenete alla vita, però, state giù fino a nuovo ordine. Al mio segnale, cominciate a colpire il nemico e continuate finché non resterete a corto di frecce o finché anche l'ultimo soldato non sarà morto. Chiaro?»

«Signorsì!»

«Andate, allora. Quelli che non riusciranno a salire su questo tetto ne trovino altri da dove colpire i soldati. Harald, passa parola a tutti, trova dieci dei nostri migliori lancieri e dei nostri migliori spadaccini e portali qui più veloce che puoi.»

«Signorsì!»

In un turbine di movimento, i guerrieri si affrettarono a obbedire. Quelli che si trovavano più vicini a Roran recuperarono gli archi e le faretre dalle selle, poi, salendo sul dorso dei cavalli, si issarono sul tetto di paglia della casa. Qualche minuto dopo quasi tutti gli uomini di Roran erano appostati sui tetti di sette diverse case - otto uomini circa per tetto - e Harald era tornato seguito dagli spadaccini e dai lancieri.

Ai guerrieri radunati intorno a lui Roran disse: «Bene, ora statemi a sentire. Quando darò l'ordine, gli uomini sui tetti cominceranno a tirare. Non appena il primo sciame di frecce colpirà i soldati, noi usciremo allo scoperto e cercheremo di salvare il capitano Edric. Se non ci riusciamo, prepariamoci a dare alle tuniche rosse un assaggio di freddo metallo. Gli arcieri dovrebbero creare abbastanza confusione da permetterci di assalire i soldati prima che riescano a usare le balestre. Tutto chiaro?»

«Signorsì!»

«E allora... tirate!» gridò Roran.

Urlando a squarciagola, i guerrieri appostati sui tetti si alzarono e, come un sol uomo, scaricarono gli archi sui soldati nemici. Le frecce sibilarono come uno stormo di averle assetate di sangue che si tuffasse in picchiata sulle prede.

Un istante dopo, mentre si levavano i gemiti di agonia dei soldati feriti a morte, Roran disse: «E ora avanti!» E affondò i talloni nei fianchi di Fiammabianca.

In gruppo compatto, lui e i suoi uomini galopparono intorno alla casa, obbligando i destrieri a compiere una curva così stretta che rischiarono di rovesciarsi. Affidandosi alla propria velocità e all'abilità degli arcieri sui tetti, Roran schivò i soldati che correvano in preda al panico e giunse sul luogo del disastroso attacco di Edric. Lì il terreno era viscido di sangue, e fra una casa e l'altra giacevano i cadaveri di molti uomini valorosi e le carcasse dei loro cavalli. Le forze residue di Edric erano impegnate in un combattimento corpo a corpo con i soldati. Con stupore, Roran vide che il capitano era ancora vivo e combatteva schiena a schiena con cinque dei suoi uomini.

«Serrate i ranghi!» urlò Roran ai compagni mentre si gettavano nella mischia.

Fiammabianca colpì due soldati con gli zoccoli e li gettò a terra, spezzando le braccia con cui impugnavano le spade e calpestando loro le costole. Roran diede una pacca compiaciuta sul collo dello stallone, poi fece roteare il martello, ringhiando di gioia sanguinaria mentre abbatteva un soldato dopo l'altro senza che nessuno riuscisse a sostenere la ferocia del suo assalto. «A me!» urlò, affiancandosi a Edric e agli altri sopravvissuti. «A me!» Di fronte a lui, le frecce continuavano a piovere sulla massa dei soldati, costringendoli a coprirsi con gli scudi mentre cercavano di parare i colpi delle spade e delle lance dei Varden.

Quando lui e i suoi guerrieri ebbero circondato i Varden appiedati, Roran urlò: «Indietro! Indietro! Alle case!» Passo dopo passo, indietreggiarono tutti fino a portarsi fuori del raggio delle lame nemiche, poi si voltarono e corsero fino alla casa più vicina. I soldati scagliarono i dardi e uccisero tre dei Varden lungo il tragitto, ma il resto arrivò illeso all'edificio.

Edric si accasciò contro il muro, ansimando per riprendere fiato. Quando fu di nuovo in grado di parlare, fece un cenno verso gli uomini di Roran e disse: «Il vostro intervento è stato tempestivo e gradito, Fortemartello, ma perché vi vedo qui, e non a cavalcare in mezzo agli altri soldati nemici, come mi aspettavo?»

Allora Roran spiegò che cosa aveva fatto e indicò gli arcieri sui tetti.

Una cupa ruga solcò la fronte di Edric mentre ascoltava il resoconto di Roran. Tuttavia non lo punì per la sua disobbedienza, ma si limitò a dirgli: «Fa' subito scendere quegli uomini. Sono riusciti a rompere le fila dei soldati. Adesso dobbiamo affidarci all'onesto lavoro di spada per sconfiggerli.»

«Siamo troppo pochi per attaccare direttamente i soldati!» protestò Roran. «Non siamo neppure uno contro tre.»

«Dove mancano i numeri, si fa avanti il valore!» tuonò Edric. «Mi avevano detto che eri un uomo coraggioso, Fortemartello, ma a quanto pare era una menzogna, e sei pavido come un coniglio spaurito. Ora ubbidisci agli ordini e non osare contraddirmi di nuovo!» Il capitano fece un cenno a uno dei guerrieri di Roran. «Tu, laggiù, prestami il tuo stallone.» Dopo che l'uomo fu smontato, Edric balzò in sella e disse: «La metà di voi a cavallo mi segua; portiamo rinforzi a Sand. Gli altri rimangano qui con Roran.» Scalciando nei fianchi del cavallo, si allontanò al galoppo con gli uomini che avevano scelto di seguirlo, sfilando di fianco alle case per aggirare i soldati ammassati al centro del villaggio.

Mentre li guardava allontanarsi, Roran ebbe un fremito di rabbia. Non aveva mai permesso a nessuno prima di allora di mettere in dubbio il suo coraggio senza rispondere alla critica con le parole o con i pugni. Finché la battaglia era in corso, però, non sarebbe stato opportuno sfidare Edric. D'accordo, pensò, gli dimostrerò il coraggio che secondo lui mi manca. Ma non avrà altro da me. Non manderò gli arcieri a combattere corpo a corpo, quando sono più sicuri e più utili dove si trovano.

Roran si volse e ispezionò gli uomini che Edric gli aveva lasciato. Fra quelli che avevano salvato, fu felice di vedere Carn, graffiato e sporco di sangue, ma vivo. Si scambiarono un cenno, poi Roran si rivolse al gruppo. «Avete sentito quello che ha detto Edric. Io non sono d'accordo. Se facciamo come vuole, saremo una catasta di cadaveri prima del tramonto. Possiamo ancora vincere questa battaglia, ma non gettandoci fra le braccia della morte! Dove mancano i numeri, si fa avanti l'astuzia. Tutti voi sapete come mi sono unito ai Varden. Sapete che ho già combattuto e sconfitto l'Impero una volta, e proprio in un villaggio come questo! Posso farcela, ve lo giuro. Ma non da solo. Siete con me? Pensateci bene. Io mi assumerò la responsabilità di aver ignorato gli ordini di Edric, ma lui e Nasuada potrebbero punire lo stesso chiunque sia coinvolto.»

«E sarebbero degli sciocchi» grugnì Carn. «Preferirebbero che morissimo qui? Non credo proprio. Puoi contare su di me, Roran.»

A quelle parole, Roran vide gli altri uomini drizzare le spalle e serrare le mascelle. I loro occhi ardevano di rinnovata determinazione, e il giovane capì che avevano deciso di restare al suo fianco, fosse solo per non separarsi dall'unico mago della compagnia. Molti erano i guerrieri dei Varden che dovevano la vita a un membro del Du Vrangr Gata, e gli uomini d'armi che Roran conosceva si sarebbero tagliati un piede piuttosto che andare in battaglia senza uno stregone a portata di mano.

«Sì, Fortemartello» disse Harald. «Puoi contare anche su di noi.»

«Allora seguitemi!» disse Roran. Si chinò per issare Carn in sella dietro di sé, poi insieme al gruppo si lanciò al galoppo lungo il perimetro del villaggio per tornare là dove gli arcieri sui tetti continuavano a scagliare frecce sui soldati. Mentre saettavano da una casa all'altra, i dardi ronzavano tutto attorno come giganteschi insetti arrabbiati; uno si conficcò nello scudo di Harald.

Raggiunto il riparo, Roran ordinò che gli uomini a cavallo consegnassero archi e frecce a quelli a piedi, che poi mandò sui tetti delle case insieme agli altri arcieri. Mentre tutti si affrettavano a obbedirgli, Roran richiamò con un cenno Carn, che era balzato giù da Fiammabianca non appena si erano fermati, e disse: «Mi serve un incantesimo di difesa. Puoi proteggere me e altri dieci da questi dardi?»

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