Volodyk - Paolini3-Brisingr

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La terra e l'aria furono scosse dal ringhio di Glaedr, che sollevò il labbro di sopra, scoprendo completamente le zanne. Hai fondati motivi per fidarti di noi più che di chiunque altro, cucciolo d'uomo, disse, e la sua voce rimbombò come un tuono nella mente di Eragon. Se non fosse stato per i nostri sforzi, saresti morto da un pezzo.

Poi, con sua grande sorpresa, Eragon sentì che Saphira si rivolgeva a Oromis e Glaedr. Diteglielo. Lo allarmò la tristezza che percepì nei suoi pensieri.

Saphira? chiese, perplesso. Dirmi cosa?

Lei lo ignorò. Questa discussione non ha motivo di essere. Non prolungate oltre il tormento di Eragon.

Oromis inarcò un sopracciglio. «Lo sai?»

Sì.

«Sa cosa?» urlò Eragon, sul punto di sguainare la spada e minacciarli tutti finché non si fossero spiegati.

Con un dito affusolato, Oromis indicò la sedia rovesciata. «Siediti.» Quando Eragon restò in piedi, troppo colmo di rabbia e di risentimento per obbedire, Oromis sospirò. «Capisco che per te sia difficile, Eragon, ma se insisti nel fare domande e poi ti rifiuti di ascoltare le risposte, la frustrazione sarà la tua unica ricompensa. Ora, per favore, siediti, così che possiamo parlare di tutto questo in maniera civile.»

Fulminandolo con un'occhiata, Eragon raddrizzò la sedia e si sedette di schianto. «Perché?» chiese. «Perché non mi avete detto che mio padre era Morzan, il primo dei Rinnegati?»

«In primo luogo» disse Oromis «dovremmo ritenerci fortunati se assomiglierai a tuo padre, e io credo che davvero gli somigli, oltretutto. E come stavo per dirti prima che m'interrompessi, Murtagh non è tuo fratello, ma il tuo fratellastro.»

Il mondo prese a vorticare intorno a Eragon. La sensazione di vertigine era così intensa che dovette afferrare il bordo del tavolo per tenersi fermo. «Il mio fratellastro... Ma allora chi...?»

Oromis prese un mirtillo da una delle scodelle, lo contemplò per un momento, poi lo mangiò. «Glaedr e io non volevamo tenertelo nascosto, ma non abbiamo avuto scelta. Avevamo entrambi promesso, con il più vincolante dei giuramenti, che non ti avremmo mai rivelato l'identità di tuo padre o del tuo fratellastro, né avremmo discusso della tua famiglia, a meno che tu stesso non avessi scoperto la verità, o se l'identità dei tuoi parenti ti avesse messo in pericolo. Quello che Murtagh ti ha rivelato durante la battaglia delle Pianure Ardenti soddisfa entrambe le condizioni, tanto che adesso possiamo parlarne liberamente.»

Tremando per lo sforzo di contenere l'emozione, con un filo di voce Eragon chiese: «Oromis-elda, se Murtagh è mio fratello soltanto a metà, allora chi è mio padre?»

Cerca nel tuo cuore, Eragon, disse Glaedr. Tu sai già chi è, e lo sai da molto tempo.

Eragon scosse il capo. «Non lo so! Non lo so! Vi prego...» Uno sbuffo di fumo e fiamme uscì dalle narici di Glaedr. Ma è ovvio. Tuo padre è Brom.

DESTINO DI AMANTI

Eragon fissò il drago dorato a bocca aperta. «Ma come...?» esclamò. Prima che Oromis o Glaedr avessero modo di rispondergli, si voltò verso Saphira e sia con la mente che con la voce disse: «Lo sapevi? E mi hai lasciato credere per tutto questo tempo che Morzan fosse mio padre? Anche se questo... anche se io...» Ansimando forte, Eragon balbettò e lasciò la frase in sospeso, incapace di parlare in modo coerente. Fu travolto da una marea di ricordi di Brom che spazzò via ogni altro pensiero. Riconsiderò il significato di ogni parola ed espressione di Brom, e in quell'istante tutto gli fu chiaro. Voleva ancora delle spiegazioni, ma non gli servivano per confermare la rivelazione di Glaedr, perché fin dentro al midollo sapeva che quello che aveva detto il drago era vero.

Sussultò quando Oromis gli toccò la spalla. «Eragon, devi calmarti» disse l'elfo con voce serena e rassicurante. «Ricorda le tecniche di meditazione che ti ho insegnato. Controlla il respiro, concentrati, lascia fluire la tensione dalle membra nel terreno sotto di te... Ecco, così. Ancora. E respira profondamente.»

Le mani di Eragon smisero di tremare e il suo cuore rallentò mentre seguiva le istruzioni di Oromis. Quando ebbe di nuovo la mente limpida e sgombra, guardò ancora Saphira e le chiese in tono sommesso: «Tu lo sapevi?»

Saphira sollevò la testa dal terreno. Oh, Eragon, volevo dirtelo. Mi addolorava vedere come le parole di Murtagh ti tormentavano, ma non potevo aiutarti. Ci ho provato... tante volte... ma come Oromis e Glaedr, anch'io avevo giurato nell'antica lingua di tenerti nascosta l'identità di Brom, e non potevo infrangere il mio giuramento.

«Qu-quando te l'ha detto?» disse Eragon, così turbato che continuava a parlare ad alta voce.

Il giorno dopo che gli Urgali ci attaccarono vicino a Teirm, mentre eri ancora privo di sensi.

«Fu allora che ti disse come contattare i Varden a Gil'ead?»

Sì. Prima di sapere cosa Brom volesse dirmi, mi fece giurare di non parlartene mai a meno che tu non lo scoprissi da solo. Con mio rimpianto, accettai.

«Ti disse altro?» domandò Eragon, in preda a una nuova rabbia. «Altri segreti che dovrei sapere, tipo che Murtagh non è il mio unico fratello, o magari come sconfiggere Galbatorix?»

Nei due giorni che io e Brom passammo dando la caccia agli Urgali, Brom mi raccontò i particolari della sua vita, in modo che se fosse morto, e se tu fossi venuto a sapere del vostro legame di parentela, avresti scoperto che tipo d'uomo era tuo padre e perché si comportò così. Inoltre Brom mi diede un regalo per te.

Un regalo?

Un ricordo di lui che ti parlava come tuo padre e non come Brom il cantastorie.

«Prima che Saphira condivida questo ricordo con te» disse Oromis, ed Eragon capì che la dragonessa aveva permesso all'elfo di ascoltare le sue parole, «credo sia meglio che tu sappia come si sono svolti gli eventi. Vuoi ascoltarmi un momento, Eragon?»

Eragon esitò, senza sapere che cosa voleva, poi annuì.

Levando il calice di cristallo, Oromis bevve un sorso di vino, poi lo riappoggiò sul tavolo e disse: «Come sai, sia Brom che Morzan erano miei apprendisti. Brom, più giovane di tre anni, aveva una così alta considerazione di Morzan che gli permetteva di umiliarlo, di comandarlo a bacchetta e di trattarlo dall'alto in basso.»

Con voce rauca, Eragon disse: «È difficile immaginare Brom che si lascia comandare da qualcuno.»

Oromis annui con un rapidissimo movimento della testa, come un uccello. «Già, eppure era così. Brom amava Morzan come un fratello nonostante il suo comportamento. Fu solo quando Morzan tradì i Cavalieri consegnandoli a Galbatorix, e i Rinnegati uccisero la sua Saphira, che Brom si accorse della vera natura di Morzan. Per quanto fosse forte il suo affetto per lui, quel sentimento parve una candela rispetto a un incendio, paragonato all'odio che lo sostituì. Brom giurò di opporsi a Morzan comunque e dovunque, di annullare i suoi risultati e di soffocare le sue ambizioni nell'amaro rimpianto. Tentai di dissuaderlo dall'intraprendere un sentiero così pieno di odio e di violenza, ma lui era impazzito di dolore per la morte di Saphira e non volle ascoltarmi.

«Nel corso dei decenni successivi, l'odio di Brom non si affievolì, né lui pensò mai di rinunciare a deporre Galbatorix, uccidere i Rinnegati e, sopra ogni altra cosa, ripagare Morzan di tutte le sofferenze che gli aveva inflitto. Brom era l'ostinazione incarnata, il suo nome un incubo per i Rinnegati e un faro di speranza per coloro che avevano ancora il coraggio di resistere all'Impero.» Oromis guardò verso la bianca linea dell'orizzonte e bevve un altro sorso di vino. «Sono fiero di quello che riuscì a fare da solo, senza l'aiuto del suo drago. È sempre rincuorante per un maestro veder eccellere uno dei suoi allievi, anche se... Ma sto divagando. Accadde poi, una ventina d'anni fa, che i Varden cominciarono a ricevere dalle loro spie all'interno dell'Impero rapporti riguardanti le attività di una misteriosa donna nota come la Mano Nera.»

«Mia madre» mormorò Eragon.

«La tua e di Murtagh» disse Oromis. «In un primo momento, i Varden non sapevano niente di lei, tranne il fatto che era estremamente pericolosa e fedele all'Impero. Col tempo, e dopo grandi spargimenti di sangue, capirono che lei serviva solo e soltanto Morzan, che la usava per portare i suoi ordini in ogni angolo dell'Impero. Quando lo venne a sapere, Brom decise di uccidere la Mano Nera per colpire Morzan. Siccome i Varden non potevano predire dove tua madre sarebbe apparsa ogni volta, Brom raggiunse il castello di Morzan e lo tenne d'occhio finché non fu in grado di escogitare un modo per infiltrarsi nella fortezza.»

«Dov'era il castello di Morzan?»

«È, non era, il castello c'è ancora. Galbatorix adesso lo usa per sé. Si trova fra le colline ai piedi della Grande Dorsale, ben nascosto vicino alla sponda nord-occidentale del Lago di Leona.»

Eragon disse: «Jeod mi ha raccontato che Brom s'introdusse nel castello fingendosi uno dei servitori.»

«Proprio così, e non fu un'impresa facile. Morzan aveva cinto la fortezza con centinaia d'incantesimi per proteggerla dai nemici. Obbligava tutti quelli che lo servivano a pronunciare giuramenti di fedeltà, e spesso con il loro vero nome. Tuttavia, dopo molti esperimenti, Brom riuscì a trovare una breccia nelle difese di Morzan che gli permise di procurarsi un posto da giardiniere nella sua proprietà, e fu allora che incontrò per la prima volta tua madre.»

Guardandosi le mani, Eragon disse: «E poi la sedusse per ferire Morzan, immagino.»

«Nient'affatto» rispose Oromis. «Può darsi che quella fosse la sua intenzione all'inizio. Ma poi accadde qualcosa che né lui né tua madre avevano previsto: s'innamorarono. Qualunque affetto tua madre avesse provato per Morzan all'epoca era già svanito, cancellato dal crudele trattamento che lui riservava a lei e al loro figlio appena nato, Murtagh. Non conosco l'esatta sequenza degli avvenimenti, ma a un certo punto Brom rivelò a tua madre la sua vera identità. Invece di tradirlo, lei cominciò a passare ai Varden informazioni su Galbatorix, Morzan e il resto dell'Impero.»

«Ma Morzan non le aveva fatto giurare fedeltà nell'antica lingua?» obiettò Eragon. «Come ha potuto rivoltarsi contro di lui?»

Un sorriso affiorò sulle sottili labbra di Oromis. «Ha potuto perché Morzan le aveva concesso maggiori libertà rispetto ai suoi servitori, affinché lei usasse la propria astuzia e il proprio spirito d'iniziativa per svolgere i compiti che lui le assegnava. Nella sua arroganza, Morzan credeva che il suo amore gli avrebbe garantito la sua lealtà più di qualsiasi giuramento. E poi non era più la stessa donna che si era legata a Morzan; diventare madre e conoscere Brom le avevano mutato il carattere al punto che il suo vero nome cambiò, cosa che la liberò dai vincoli precedenti. Se Morzan fosse stato più accorto... avrebbe potuto evocare un incantesimo che lo avvertisse nel caso in cui lei avesse mancato alle promesse... così avrebbe capito di aver perso il controllo su di lei. Ma questo è sempre stato un difetto di Morzan: era capace d'inventare astuti incantesimi, che però spesso fallivano perché, nella fretta, dimenticava qualche dettaglio cruciale.»

Eragon si accigliò. «Perché mia madre non lasciò Morzan quando ne ebbe l'occasione?»

«Dopo tutto quello che aveva fatto per conto di Morzan, sentiva che era suo dovere aiutare i Varden. Ma, cosa più importante, non poteva abbandonare Murtagh con suo padre.»

«E perché non l'ha portato con sé?»

«Se fosse stato in suo potere, sono sicuro che l'avrebbe fatto. Morzan capì che il bambino gli dava un enorme controllo su tua madre. La costrinse a lasciare Murtagh alle cure di una balia e le permise di fargli visita solo di tanto in tanto. Quello che Morzan non sapeva è che durante quelle visite lei andava a trovare anche Brom.»

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