Volodyk - Paolini3-Brisingr
- Название:Paolini3-Brisingr
- Автор:
- Жанр:
- Издательство:неизвестно
- Год:неизвестен
- ISBN:нет данных
- Рейтинг:
- Избранное:Добавить в избранное
-
Отзывы:
-
Ваша оценка:
Volodyk - Paolini3-Brisingr краткое содержание
Paolini3-Brisingr - читать онлайн бесплатно полную версию (весь текст целиком)
Интервал:
Закладка:
Islanzadi si scrollò le goccioline d'acqua dalla mano, mostrandogli il perfetto avambraccio color ambra, e in quel momento Eragon si rese conto che era stata lei la modella per la scultura delle due braccia intrecciate all'ingresso della sua casa sull'albero a Ellesméra. «Non è più sporca. L'unica macchia che lascia il sangue su una persona si trova sulla sua anima, non sul suo corpo. Ho detto che la battaglia si farà più dura in un prossimo futuro, non che dobbiamo ancora cominciare.» Abbassò la manica della tunica fino al polso. Dalla cintura ingioiellata che le cingeva la vita sottile trasse un guanto intessuto di fili d'argento e se lo infilò. «Tenevamo sotto osservazione la città di Ceunon, perché era nostra intenzione attaccare lì per prima cosa. Due giorni fa, i nostri ricognitori hanno individuato squadre di uomini e muli che da Ceunon puntavano verso la Du Weldenvarden. Abbiamo pensato che volessero raccogliere del legname ai margini della foresta, come spesso accade. È una pratica che tolleriamo, perché sappiamo che gli umani hanno bisogno del legno, e gli alberi ai margini della foresta sono giovani e quasi al di là della nostra sfera d'influenza, e perché prima non avevamo mai voluto esporci. Le squadre però non si sono fermate ai margini, ma si sono addentrate nella Du Weldenvarden, seguendo le piste lasciate dagli animali che evidentemente conoscevano bene. Cercavano gli alberi più alti e grossi... alberi antichi come Alagaësia stessa, alberi che erano già vecchi e sviluppati quando i nani scoprirono il Farthen Dûr. Quando li hanno trovati, hanno cominciato ad abbatterli.» La sua voce vibrava di collera. «Dai loro commenti, abbiamo compreso il motivo per cui erano lì. Galbatorix voleva impossessarsi degli alberi più grandi per ricostruire le macchine d'assedio e gli arieti perduti durante la battaglia delle Pianure Ardenti. Se le loro motivazioni fossero state pure e oneste, avremmo potuto perdonare la perdita di uno dei sovrani della nostra foresta. Magari anche due. Ma non ventotto.»
Eragon fu percorso da un brivido. «Che cosa avete fatto?» chiese, anche se sospettava di conoscere già la risposta.
Islanzadi alzò il mento con aria altera. «Io ero presente con due dei nostri ricognitori. Insieme abbiamo corretto l'errore degli umani. In passato gli abitanti di Ceunon si guardavano bene dall'infiltrarsi nel nostro territorio. Oggi abbiamo ricordato loro il perché.» Con noncuranza si massaggiò la mano destra, come se le facesse male, mentre il suo sguardo vagava oltre lo specchio magico, perso in una propria visione. «Tu hai imparato, Eragon-finiarel, cosa significa toccare la forza vitale delle piante e degli animali intorno a te. Immagina quanto ti sarebbero cari se possedessi questa capacità da secoli. Noi diamo noi stessi per sostenere la Du Weldenvarden, e la foresta è un'estensione dei nostri corpi e delle nostre menti. Qualunque offesa arrecata a lei è un'offesa arrecata a noi... Siamo un popolo lento all'ira, ma una volta provocati siamo come i draghi: la nostra collera non conosce limiti. Sono passati più di cento anni da quando io e la maggior parte degli elfi abbiamo versato sangue in battaglia. Il mondo ha dimenticato di cosa siamo capaci. La nostra forza può anche essersi attenuata dalla caduta dei Cavalieri, ma siamo di nuovo pronti a dare dimostrazione del nostro valore. Ai nostri nemici parrà che anche gli elementi si siano rivoltati contro di loro. Siamo una Razza Antica, e le nostre conoscenze e capacità travalicano quelle dei mortali. Che Galbatorix e i suoi alleati stiano in guardia, poiché noi elfi stiamo per abbandonare la nostra foresta, per tornare da vincitori, o mai più.»
Eragon rabbrividì. Perfino durante il suo duello con Durza, non aveva mai incontrato una simile determinazione e spietatezza. Non è umana, pensò, poi rise della propria ingenuità. Certo che non lo è. E farò meglio a ricordarlo. Per quanto possiamo sembrare simili... e nel mio caso, quasi identici... noi non siamo uguali. «Se conquistate Ceunon» disse, «come farete a controllarne gli abitanti? Sono convinto che odiano l'Impero più della morte stessa, ma dubito che si fideranno di voi, se non altro perché sono umani e voi elfi.»
Islanzadi agitò una mano. «È una questione insignificante. Una volta entrati nelle mura della città, abbiamo i nostri metodi per assicurarci che nessuno ci si opponga. Non è la prima volta che combattiamo la tua razza.» La regina si tolse l'elmo, e i capelli le ricaddero in lunghe ciocche nere che le incorniciarono il viso. «Non mi ha fatto piacere sapere della tua missione sull'Helgrind, ma posso dedurre che l'attacco si è già concluso, e con successo?»
«Sì, Maestà.»
«Allora le mie obiezioni sono superflue. Comunque sia, Eragon Shur'tugal, ti avverto: non mettere a repentaglio la tua vita in altre simili imprese inutilmente pericolose. È crudele quanto sto per dirti, ma è pur sempre vero: la tua vita è molto più importante della felicità di tuo cugino.»
«Avevo giurato a Roran di aiutarlo.»
«Vuol dire che i tuoi giuramenti sono avventati, e non consideri le conseguenze.»
«Avresti voluto che abbandonassi le persone a me care? Se lo avessi fatto, sarei diventato una persona spregevole e inaffidabile: un ben misero ricettacolo delle speranze di coloro che credono che in un modo o nell'altro sconfiggerò Galbatorix. E poi finché Katrina era ostaggio di Galbatorix, Roran era vulnerabile alle sue manipolazioni.»
La regina inarcò un sopracciglio sottile come un rasoio. «Una debolezza che avresti potuto impedire a Galbatorix di sfruttare se avessi insegnato a Roran certi giuramenti nella nostra lingua, la lingua della magia... Non ti sto consigliando di abbandonare i tuoi amici o la tua famiglia. Sarebbe pura follia. Ma cerca di tenere bene a mente la posta in gioco: l'integrità di Alagaësia. Se falliamo adesso, la tirannia di Galbatorix si estenderà a tutte le razze, e il suo regno continuerà. Tu sei la punta della lancia dei nostri sforzi, e se la punta si spezza e va perduta, allora la nostra lancia rimbalzerà sull'armatura del nostro nemico, e tutti noi saremo perduti.»
Frammenti di licheni crepitarono sotto le dita di Eragon quando strinse l'orlo della roccia concava per reprimere l'impulso di rispondere acido che ogni guerriero degno di quel nome deve possedere una spada o qualche altra arma, oltre a una lancia. Era frustrato dalla piega che aveva preso la conversazione e desideroso di cambiare argomento più in fretta possibile; non aveva cercato la regina per farsi rimproverare come un bambino. D'altro canto, consentire all'impazienza di guidare le sue azioni non avrebbe giovato alla sua causa. Quindi mantenne la calma e rispose: «Ti prego di credere, Maestà, che prendo molto, molto sul serio le tue preoccupazioni. Posso soltanto dire che se non avessi aiutato Roran mi sarei sentito infelice quanto lui, e molto di più se Roran fosse andato a liberare Katrina da solo e fosse morto nell'impresa. In entrambi i casi, sarei stato troppo sconvolto per essere di aiuto a chiunque. Non possiamo almeno convenire che siamo in disaccordo sull'argomento? Nessuno dei due riuscirà a convincere l'altro.»
«Molto bene» disse Islanzadi. «Lasceremo la questione in sospeso... per il momento. Ma non credere di poter evitare un'altra indagine sulla tua decisione, Eragon Cavaliere dei Draghi. A mio avviso dimostri un atteggiamento infantile verso le tue maggiori responsabilità, e questo è un problema serio. Ne parlerò con Oromis; sarà lui a decidere che fare con te. Ma adesso dimmi, perché hai voluto questa udienza?»
Eragon serrò la mascella più volte prima di riuscire a spiegare in tono civile gli eventi della giornata, le ragioni delle sue azioni in merito a Sloan e la punizione che aveva escogitato per il macellaio.
Quando ebbe finito, Islanzadi si volse di scatto e prese a misurare la tenda a lunghi passi, agili e flessuosi come quelli di una gatta, poi si fermò e disse: «Hai scelto di restare indietro, nel cuore dell'Impero, per salvare la vita di un assassino traditore. Sei solo con quest'uomo, a piedi, senza viveri né armi tranne la magia, e i tuoi nemici sono vicini. Vedo che i miei ammonimenti erano più che giustificati. Tu...»
«Maestà, se devi arrabbiarti con me, ti prego di farlo in un altro momento. Voglio risolvere la questione al più presto, così da poter riposare un po' prima dell'alba. Ho parecchie miglia da coprire domani.»
La regina annuì. «La tua sopravvivenza è ciò che più conta. D'accordo, mi arrabbierò dopo che avremo parlato... Quanto alla tua richiesta, una cosa del genere non ha precedenti nella nostra storia. Se fossi stata al tuo posto, avrei ucciso Sloan e mi sarei liberata del problema una volta per tutte.»
«So che lo avresti fatto. Una volta ho visto Arya uccidere un girfalco ferito, dicendo che la sua morte era inevitabile e preferiva risparmiargli ore di agonia. Forse avrei dovuto fare la stessa cosa con Sloan, ma non ho potuto. Credo che sarebbe stata una decisione di cui mi sarei pentito per il resto della mia vita, o peggio, che mi avrebbe reso più facile uccidere in futuro.»
Islanzadi sospirò, e all'improvviso parve molto stanca. Eragon ricordò che anche lei aveva combattuto quel giorno. «Oromis sarà anche stato il tuo maestro ufficiale, ma da come ti comporti dimostri di essere soprattutto un allievo di Brom. Anche lui si cacciava tutte le volte nelle situazioni più complicate, proprio come fai tu. Sempre smanioso di trovare le sabbie mobili più insidiose per tuffartici dentro.»
Eragon nascose un sorriso, lusingato dal paragone. «E Sloan?» chiese. «Il suo destino è nelle tue mani, adesso.»
Lentamente, Islanzadi sedette su uno sgabello accanto al tavolino da campo, posò le mani in grembo e guardò un lato dello specchio magico. I suoi gesti si fecero enigmatici: una splendida maschera imperturbabile che nascondeva pensieri e sentimenti impossibili da decifrare, per quanto Eragon si sforzasse. Alla fine la regina parlò. «Poiché ti è sembrato giusto risparmiare la vita di quest'uomo, correndo non pochi rischi e a costo di enorme fatica, non posso negarti ciò che mi hai chiesto per non vanificare il tuo sacrificio. Se Sloan sopravviverà al cimento che hai previsto per lui, allora Gilderien il Saggio gli permetterà di passare, ed egli avrà vitto e alloggio. Di più non posso prometterti, perché ciò che accadrà dopo dipenderà da Sloan stesso. Ma se le condizioni che hai stabilito saranno rispettate, allora sì, daremo luce alle sue tenebre.»
«Ti ringrazio, Maestà. Sei molto generosa.»
«No, non generosa. Questa guerra non mi consente di essere generosa; sono soltanto concreta. Vai e fa' quello che devi, ma sii prudente, Eragon Ammazzaspettri.»
«Maestà.» Eragon s'inchinò. «Se posso chiederti un ultimo favore... Vorresti tenere il segreto su di me con Arya, Nasuada e il resto dei Varden? Non voglio che si preoccupino per me più di quanto non sia necessario, e comunque avranno presto mie notizie da Saphira.»
«Prenderò in considerazione la tua richiesta.»
Eragon aspettò, ma quando la regina rimase in silenzio e fu chiaro che non intendeva annunciare la propria decisione, s'inchinò una seconda volta e disse ancora: «Ti ringrazio.»
L'immagine splendente sulla superficie dell'acqua tremolò e scomparve quando Eragon pose fine all'incantesimo usato per crearla. Si accoccolò sui talloni e alzò lo sguardo verso la miriade di stelle per riabituare gli occhi al loro fioco chiarore. Poi si allontanò dalla roccia e ripercorse il cammino fra erba e cespugli fino al bivacco, dove Sloan sedeva ancora impettito e rigido come una statua di marmo.
Eragon urtò un ciottolo con un piede e il rumore annunciò la sua presenza. Il macellaio volse la testa di scatto, come un uccello spaventato. «Hai preso la tua decisione?» chiese.
Читать дальшеИнтервал:
Закладка: