Карло Гольдони - Трактирщица / La locandiera. Итальянский шутя
- Название:Трактирщица / La locandiera. Итальянский шутя
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- Издательство:ЛитагентАСТc9a05514-1ce6-11e2-86b3-b737ee03444a
- Год:2014
- Город:Москва
- ISBN:978-5-17-085102-7
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Карло Гольдони - Трактирщица / La locandiera. Итальянский шутя краткое содержание
Книга содержит упрощенный и сокращенный текст популярной комедии Карло Гольдони «Трактирщица», повествующей об очаровательной Мирандолине и влюбленных в нее господах. Устаревшие и трудные для понимания выражения заменены на современные и употребительные разговорные слова и фразы. Текст комедии сопровождается комментариями и упражнениями на понимание прочитанного, а в конце книги расположен словарь, облегчающий чтение.
Книга может быть рекомендована всем, кто продолжает изучать итальянский язык (Уровень 2 – для продолжающих нижней ступени).
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CAVALIERE: È pazzo, Le dico. E Lei che l’ha fatto impazzire. [76]
MIRANDOLINA: Sono di quelle che fanno impazzire gli uomini?
CAVALIERE: Sì, Lei è… ( Con affanno. )
MIRANDOLINA: Signor Cavaliere, se mi permette… ( Si alza. )
CAVALIERE: Si fermi.
MIRANDOLINA: Perdoni; io non faccio impazzire nessuno. ( Andando )
CAVALIERE: Mi ascolti. (Si alza, ma resta alla tavola.)
MIRANDOLINA: Scusi. ( Andando. )
CAVALIERE: Si fermi, Le dico. (Con imperio.)
MIRANDOLINA: Che vuole da me? ( Con alterezza voltandosi. )
CAVALIERE: Nulla. (Si confonde.) Beviamo un altro bicchiere di Borgogna.
MIRANDOLINA: Va bene signore, lo facciamo presto presto, e poi me ne vado.
CAVALIERE: Si siede.
MIRANDOLINA: In piedi, in piedi.
CAVALIERE: Tenga. ( Con dolcezza le dà il bicchiere )
MIRANDOLINA: Faccio un brindisi, e me ne vado subito. Un brindisi che mi ha insegnato mia nonna.
Viva Bacco, e viva Amore:
L’uno e l’altro ci consolano
Uno passa per la gola,
L’altro va dagli occhi al cuore.
Bevo il vin, cogli occhi poi…
Faccio quel che fate voi. [77]
( Parte. )
Scena nona
Il Cavaliere, ed il Servitore
CAVALIERE: Bravissima, venga qui: senta.. Ah malandrina! Se n’è fuggita. Se n’è fuggita, e mi ha lasciato cento diavoli che mi tormentano.
SERVITORE: Comanda di portare la frutta in tavola? ( Al Cavaliere. )
CAVALIERE: Va al diavolo ancor tu. ( Il Servitore parte. ) Bevo il vin, cogli occhi poi, faccio quel che fate voi? Che brindisi misterioso è questo? Ah maledetta, ti conosco Mi vuoi abbattere, mi vuoi assassinare. Ma lo fa con tanta grazia! Ma parla così bene… Diavolo, diavolo, voglio vederla ancora. No, andrò a Livorno. Non voglio più rivederla. Che non mi venga più tra i piedi [78]. Maledettissime donne! Giuro: dove ci sono donne, non ci andrò mai più. Mirandolina è donna; non me ne voglio fidare. Voglio andar via. Domani andrò via. Ma se aspetto a domani? Se dormo nella locanda, chi mi assicura che Mirandolina non mi rovinerà proprio stasera? ( Pensa. ) Sì; facciamo una risoluzione da uomo.
SERVITORE: Signore.
CAVALIERE: Va dal cameriere della locanda e digli di portarmi subito il mio conto.
SERVITORE: Capito. (In atto [79] di partire. )
CAVALIERE: Senti. In due ore i bauli devono essere pronti.
SERVITORE: Vuol partire forse?
CAVALIERE: Sì, p o rtami qui la spada ed il cappello, così che il Marchese non se n’accorge.
SERVITORE: Ma se mi vede fare i bauli?
CAVALIERE: Digli ciò che vuoi. M’hai inteso.
SERVITORE: (Oh, quanto mi dispiace andar via, per causa di Mirandolina!), (Da sé, parte.)
CAVALIERE: Eppure è vero. Io sento nel partir di qui una dispiacenza nuova, che non ho mai provata. Ma restare è tanto peggio per me. Tanto più presto mi conviene partire. Sì, donne, sempre più dirò male di voi; sì, voi ci fate del male, ancora quando ci volete fare del bene.
Scena quindicesima
Fabrizio e detto
FABRIZIO: È vero, signore, che vuole il conto?
CAVALIERE: Sì, l’hai portato?
FABRIZIO: Adesso la padrona lo fa.
CAVALIERE: Lei fa i conti?
FABRIZIO: Oh, sempre da sola. Anche quando viveva suo padre. Scrive e sa fare il conto meglio di qualche giovane di negozio.
CAVALIERE: (Che donna singolare è lei!). ( Da sé. )
FABRIZIO: Ma vuole andar via così presto?
CAVALIERE: Sì, così vogliono i miei aff a ri.
FABRIZIO: La prego di ricordarsi del cameriere.
CAVALIERE: Porta il conto, e so quel che devo fare.
FABRIZIO: Lo vuol qui il conto?
CAVALIERE: Lo voglio qui; in camera per ora non ci vado.
FABRIZIO: Va bene; in camera sua c’è quel seccatore del signor Marchese. Carino! Fa l’innamorato della padrona; ma può lecc a rsi le dita. Mirandolina deve esser mia moglie.
CAVALIERE: Il conto! ( Alterato. )
FABRIZIO: La servo subito. ( Parte. )
Scena sedicesima
CAVALIERE ( solo ): Tutti sono invaghiti di Mirandolina. Non è meraviglia, se ancor io ho cominciato a sentirmi acc e ndere. Ma andrò via; supererò questa incognita forza… Che vedo? Mirandolina? Che vuole da me? Ha un f o glio in mano. Mi porterà il conto [80]. Che cosa ho da fare? Convien soffrire quest’ultimo assalto. Già da qui a due ore io parto.
1. Управление глаголов. Запомните:
• accorgersi di —догадываться, замечать (Mi sono accotro del forno che ho acceso la mattina e non ho ancora spento. – Я вдруг вспомнил о плите, которую включил утром и еще не выключил.)
• ricordarsi di qc./qn. —помнить, вспоминать (Oggi Mario non si ricorda di ieri sera perché ha bevuto troppo. – Сегодня Марио не помнит вчерашнего вечера, потому что он слишком много выпил.)
• cominciare a —начинать (Comincia a piovere. – Начинается дождь)
• finire di —заканчивать (Finisco di leggere il secondo atto. – Я заканчиваю читать второй акт.)
(Начало действия – всегда с предлогом “а”. Конец действия – с предлогом “di”).
Составьте предложения с перечисленными глаголами.
2. Двойные местоимения ( pronomi doppi ). Дополните таблицу с местоимениями.

3. Переведите на итальянский («это» заменяем на lo).
1) Одежду, нам ее покупает папа.
2) Тост, я тебе его скажу и повторю.
3) Это правда, я тебе в этом клянусь!
4) Подарки, я им их всегда делаю.
5) Я тебе это разрешаю.
6) Я тебя в этом (ne) уверяю.
7) Упражнения? Я тебе их напишу.
8) – Бутылку, ты мне ее принес?
– Да, я тебе ее принес.
9) – Деньги, ты мне их еще не дал.
– Да, я тебе их еще не дал, я тебе их дам через три дня.
10) – Я с ним об этом поговорю.
– И когда ты с ним об этом поговоришь?
– Я скажу ему это завтра.
Scena diciassettesima
Mirandolina con un foglio in mano, e detto.
MIRANDOLINA: Signore.
CAVALIERE: Che c’è, Mirandolina?
MIRANDOLINA: Perdoni. ( Stando indietro. )
CAVALIERE: Venga avanti.
MIRANDOLINA: Ha domandato il Suo conto; L’ho servita.
CAVALIERE: Me lo dia.
MIRANDOLINA: Eccolo. ( Si asciuga gli occhi con il grembiule. )
CAVALIERE: Che ha? Pianga?
MIRANDOLINA: Niente, signore, mi è andato del fumo negli occhi [81].
CAVALIERE: Del fumo negli occhi? Eh! basta… quant’è il conto? (legge) Venti paoli [82]? In quattro giorni un trattamento così generoso: venti paoli?
MIRANDOLINA: Quello è il suo conto.
CAVALIERE: E i due piatti particolari che mi ha dato questa matt i ina, non ci sono nel conto?
MIRANDOLINA: Scusi. Quel ch’io regalo, non lo metto in conto.
CAVALIERE: Me li ha regalati Lei?
MIRANDOLINA: Scusi la libertà. E’ stato.. (Si copre, mostrando di piangere. [83])
CAVALIERE: Ma che ha?
MIRANDOLINA: Non so, deve essere il fumo, o qualche flussione di occhi.
CAVALIERE: Non vorrei che si ammali [84], cucinando per me quei due preziosi piatti.
MIRANDOLINA: Se fosse per questo, lo soffrirei… [85]volentieri… ( Mostra trattenersi di piangere. )
CAVALIERE: (Eh, che diavolo devo andar via!). ( Da sé. ) Orsù, tenga. Queste sono due doppie. Le goda per amor mio… e mi scusi… ( S’imbroglia. )
MIRANDOLINA (senza parlare, cade come svenuta sopra una sedia.)
CAVALIERE: Mirandolina. Ahimè! Mirandolina. È svenuta. E’ innamorata di me? Ma così presto? E perché no? Non sono io innamorato di lei? Cara Mirandolina… Cara? Io cara ad una donna? Ma se è svenuta per me. Oh, come tu sei bella! Non c’è niente per farla rinven i re. Io che non pratico donne, non ho sp i riti, non ho a mpolle. Chi è di là? Non c’è nessuno? Andrò io. Poverina! Cara mia! ( Parte, e poi ritorna. )
MIRANDOLINA: Ora è caduto affatto [86]. Molte sono le nostre armi, con le quali si vincono gli uomini. Ma quando sono ostinati, il colpo di riserva sicurissimo è uno svenimento. Torna, torna. ( Si mette come sopra [87].)
CAVALIERE ( torna con un vaso d’acqua. ): Eccomi, e ccomi. E non è ancor rinvenuta. Ah, certamente lei mi ama. ( La spruzza, e lei si muove un po’. ) Animo [88], animo. Son qui cara. Non partirò più per ora.
Scena diciottesima
Il Servitore con la spada e cappello, e detti.
SERVITORE: Ecco la spada ed il cappello. ( Al Cavaliere. )
CAVALIERE: Va via. ( Al Servitore, con ira. )
SERVITORE: I ba u li…
CAVALIERE: Va via, maledetto.
SERVITORE: Mirandolina…
CAVALIERE: Va, o ti spacco la testa. ( Lo minaccia col vaso; il Servitore parte. ) E non rinviene ancora? La fronte le suda. Via, cara Mirandolina, faccia coraggio, apri gli occhi. Mi parli con libertà.
Scena diciannovesima
Il Marchese ed il Conte, e detti.
MARCHESE: Cavaliere?
CONTE: Amico?
CAVALIERE: (Oh maledetti!). ( Va smaniando. )
MARCHESE: Mirandolina.
MIRANDOLINA: Oimè! ( S’alza. )
MARCHESE: Io l’ho fatta rinvenire.
CONTE: Mi rallegro, signor Cavaliere.
MARCHESE: Bravo quel signore, che non può vedere le donne.
CAVALIERE: Che impertinenza.
CONTE: E’ caduta?

CAVALIERE: Andate al diavolo quanti siete. ( Getta il vaso in terra, e lo rompe verso il Conte ed il Marchese, e parte furiosamente. )
CONTE: Il Cavaliere è diventato pazzo. ( Parte. )
MARCHESE: Io voglio soddisfazione. ( Parte. )
MIRANDOLINA: L’impresa è fatta. Il di suo cuore è in fuoco, in fiamme, in c e nere. Adesso posso solo festeggiare la mia vittoria, il mio trionfo, sopra gli uomini presuntu o si. ( Parte. )
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