Анелия Каминская - Божественная комедия / Divina commedia
- Название:Божественная комедия / Divina commedia
- Автор:
- Жанр:
- Издательство:Литагент АСТ
- Год:2015
- Город:Москва
- ISBN:978-5-17-088902-0
- Рейтинг:
- Избранное:Добавить в избранное
-
Отзывы:
-
Ваша оценка:
Анелия Каминская - Божественная комедия / Divina commedia краткое содержание
Каждая глава сопровождается кратким итальянско-русским словарем, а также постраничными комментариями.
Книга может быть рекомендована всем, кто продолжает изучать итальянский язык (Уровень 4 – для продолжающих верхней ступени).
Божественная комедия / Divina commedia - читать онлайн бесплатно ознакомительный отрывок
Интервал:
Закладка:
tacito – молчаливый, безмолвный
urgere – торопить, подгонять
vagheggiare – любоваться, восхищаться
vaneggiarsi – кичиться
Canto XVIII
Già si godeva solo del suo verbo
quello specchio beato, e io gustava
lo mio, temprando col dolce l’acerbo;
e quella donna ch’a Dio mi menava
disse: “Muta pensier; pensa ch’i’ sono
presso a colui ch’ogne torto disgrava [508] disgravare = sgravare
”.
Io mi rivolsi a l’amoroso suono
del mio conforto; e qual io allor vidi
ne li occhi santi amor, qui l’abbandono [509] l’abbandono – lo tralascio
:
non perch’ io pur del mio parlar diffidi,
ma per la mente che non può redire
sovra sé tanto, s’altri non la guidi.
Tanto poss’ io di quel punto ridire,
che, rimirando lei, lo mio affetto
libero fu da ogne altro disire,
fin che ‘l piacere etterno, che diretto
raggiava in Bëatrice, dal bel viso
mi contentava col secondo aspetto.
Vincendo me col lume d’un sorriso,
ella mi disse: “Volgiti e ascolta;
ché non pur ne’ miei occhi è paradiso”.
Come si vede qui alcuna volta
l’affetto ne la vista, s’elli è tanto,
che da lui sia tutta l’anima tolta,
così nel fiammeggiar del folgór santo,
a ch’io mi volsi, conobbi la voglia
in lui di ragionarmi ancora alquanto.
El cominciò: “In questa quinta soglia
de l’albero che vive de la cima
e frutta sempre e mai non perde foglia,
spiriti son beati, che giù, prima
che venissero al ciel, fuor di gran voce,
sì ch’ogne musa ne sarebbe opima.
Però mira ne’ corni de la croce:
quello ch’io nomerò, lì farà l’atto [510] l’atto – il lampeggiare della folgore
che fa in nube il suo foco veloce”.
Io vidi per la croce un lume tratto
dal nomar Iosuè, com’ el si feo;
né mi fu noto il dir prima che ‘l fatto.
E al nome de l’alto Macabeo
vidi moversi un altro roteando,
e letizia era ferza [511] ferza = sferza
del paleo.
Così per Carlo Magno e per Orlando
due ne seguì lo mio attento sguardo,
com’ occhio segue suo falcon volando.
Poscia trasse Guiglielmo e Rinoardo
e ‘l duca Gottifredi la mia vista
per quella croce, e Ruberto Guiscardo.
Indi, tra l’altre luci mota e mista,
mostrommi l’alma che m’avea parlato
qual era tra i cantor del cielo artista.
Io mi rivolsi dal mio destro lato
per vedere in Beatrice il mio dovere,
o per parlare o per atto, segnato;
e vidi le sue luci tanto mere,
tanto gioconde, che la sua sembianza
vinceva li altri e l’ultimo solere.
E come, per sentir più dilettanza [512] dilettanza = diletto
bene operando, l’uom di giorno in giorno
s’accorge che la sua virtute avanza,
sì m’accors’ io che ‘l mio girare intorno
col cielo insieme avea cresciuto l’arco,
veggendo quel miracol più addorno.
E qual è ‘l trasmutare in picciol varco
di tempo in bianca donna, quando ‘l volto
suo si discarchi di vergogna il carco,
tal fu ne li occhi miei, quando fui vòlto,
per lo candor de la temprata stella
sesta, che dentro a sé m’avea ricolto.
Io vidi in quella giovïal facella [513] facella = diminutivo di face
lo sfavillar de l’amor che lì era
segnare a li occhi miei nostra favella.
E come augelli surti di rivera,
quasi congratulando a lor pasture,
fanno di sé or tonda or altra schiera,
sì dentro ai lumi sante creature
volitando cantavano, e faciensi
or D , or I , or L in sue figure.
Prima, cantando, a sua nota moviensi;
poi, diventando l’un di questi segni,
un poco s’arrestavano e taciensi.
O diva Pegasëa che li ‘ngegni
fai glorïosi e rendili longevi,
ed essi teco le cittadi [514] cittade = città
e ‘ regni,
illustrami di te, sì ch’io rilevi
le lor figure com’ io l’ho concette:
paia tua possa in questi versi brevi!
Mostrarsi dunque in cinque volte sette [515] cinque volte sette – trentacinque tra vocali e consonanti
vocali e consonanti; e io notai
le parti sì, come mi parver dette.
‘ DILIGITE IUSTITIAM ’, primai
fur verbo e nome di tutto ‘l dipinto;
‘ QUI IUDICATIS TERRAM ’, fur sezzai [516] sezzaio = ultimo
.
Poscia ne l’emme del vocabol quinto
rimasero ordinate; sì che Giove
pareva argento lì d’oro distinto.
E vidi scendere altre luci dove
era il colmo de l’emme, e lì quetarsi
cantando, credo, il ben ch’a sé le move.
Poi, come nel percuoter d’i ciocchi arsi
surgono innumerabili faville,
onde li stolti sogliono agurarsi,
resurger parver quindi più di mille
luci e salir, qual assai e qual poco,
sì come ‘l sol che l’accende sortille;
e quïetata ciascuna in suo loco,
la testa e ‘l collo d’un’aguglia vidi
rappresentare a quel distinto foco.
Quei che dipinge lì, non ha chi ‘l guidi;
ma esso guida, e da lui si rammenta
quella virtù ch’è forma per li nidi.
L’altra bëatitudo [517] beatitudo = beatitudine
, che contenta
pareva prima d’ingigliarsi a l’emme,
con poco moto seguitò la ‘mprenta.
O dolce stella, quali e quante gemme
mi dimostraro che nostra giustizia
effetto sia del ciel che tu ingemme!
Per ch’io prego la mente [518] la mente – Dio
in che s’inizia
tuo moto e tua virtute, che rimiri
ond’ esce il fummo che ‘l tuo raggio vizia;
sì ch’un’altra fïata omai s’adiri
del comperare [519] comperare = comprare
e vender dentro al templo
che si murò di segni e di martìri.
O milizia del ciel cu’ io contemplo,
adora per color che sono in terra
tutti svïati dietro al malo essemplo!
Già si solea con le spade far guerra;
ma or si fa togliendo or qui or quivi
lo pan che ‘l pïo Padre a nessun serra.
Ma tu che sol per cancellare scrivi,
pensa che Pietro e Paulo, che moriro
per la vigna che guasti, ancor son vivi.
Ben puoi tu dire: “I’ ho fermo ‘l disiro
sì a colui che volle viver solo
e che per salti fu tratto al martiro,
ch’io non conosco il pescator [520] il pescator – San Pietro
né Polo [521] Polo – San Paolo
”.
arso – выжженный, высушенный
artista m, f – человек искусства
cancellare – зачеркивать, перечеркивать, отменять
candore m – белизна
ciocco m – полено, чурбан
consonante – созвучный, согласная ( буква )
contemplare – созерцать
corno m – рог, валторна
diffidare – остерегаться, избегать
discarico – разгруженный, облегченный
emme f, m – эмме ( название буквы итальянского алфавита )
falcone m – прирученный сокол
gioviale – сердечный, жизнерадостный
godersi – пользоваться, наслаждаться
ingigliarsi – украшаться лилиями
longevo – долголетний, долговечный
mero – чистый
milizia f – ополчение, войско
nube f – облако, туча
opimo– изобильный, богатый
paleo m – большой волчок, шайба
rilevare – поднимать, облегчать, утешать
roteare – двигаться по кругу
serra f – плотина, преграда
stolto – глупый, безрассудный, нелепый
sviato – совращенный, испорченный
temprare – закалять
varco m – проход, переход
vigna f – виноградник
vocabolo m – слово
Canto XXVI
Mentr’ io dubbiava [522] dubbiava – temevo
per lo viso spento,
de la fulgida fiamma che lo spense
uscì un spiro che mi fece attento,
dicendo: “Intanto che tu ti risense
de la vista che haï in me consunta,
ben è che ragionando la compense.
Comincia dunque; e dì ove s’appunta
l’anima tua, e fa ragion che sia
la vista in te smarrita e non defunta:
perché la donna che per questa dia
regïon ti conduce, ha ne lo sguardo
la virtù ch’ebbe la man d’Anania”.
Io dissi: “Al suo piacere e tosto e tardo
vegna remedio a li occhi, che fuor porte
quand’ ella entrò col foco ond’ io sempr’ ardo.
Lo ben che fa contenta questa corte,
Alfa e O [523] Alfa e O – la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto greco, per indicare il principio e la fine
è di quanta scrittura
mi legge Amore o lievemente o forte”.
Quella medesma voce che paura
tolta m’avea del sùbito abbarbaglio [524] abbrabagliare = abbagliare
,
di ragionare ancor mi mise in cura;
e disse: “Certo a più angusto vaglio
ti conviene schiarar: dicer convienti
chi drizzò l’arco tuo a tal berzaglio [525] berzaglio = bersaglio
”.
E io: “Per filosofici argomenti
e per autorità che quinci scende
cotale amor convien che in me si ‘mprenti:
ché ‘l bene, in quanto ben, come s’intende,
così accende amore, e tanto maggio
quanto più di bontate in sé comprende.
Dunque a l’essenza ov’ è tanto avvantaggio,
che ciascun ben che fuor di lei si trova
altro non è ch’un lume di suo raggio,
più che in altra convien che si mova
la mente, amando, di ciascun che cerne [526] che cerne – che sa scorgere
il vero in che si fonda questa prova.
Tal vero a l’intelletto mïo sterne [527] sterne – rende piano, chiaro
colui che mi dimostra il primo amore
di tutte le sustanze sempiterne.
Sternel la voce del verace autore [528] verace autore – Dio
,
che dice a Moïsè, di sé parlando:
‘Io ti farò vedere ogne valore’.
Sternilmi tu ancora, incominciando
l’alto preconio che grida l’arcano
di qui là giù sovra ogne altro bando”.
E io udi’: “Per intelletto umano
Читать дальшеИнтервал:
Закладка: